Luca Seta, Ricomincio da qui: “Musica nata dopo un periodo difficile, ma la vita è solo una. Me la godo”
Il 16 marzo è uscito il nuovo album di Luca Seta, Ricomincio da qui, che racchiude 12 brani inediti e che è stato anticipato dal singolo omonimo, scritto dal cantautore insieme a Gabriele Buonasorte. Attore (ha recitato ultimamente nel film di Michela Andreozzi Nove lune e mezza) oltre che cantautore, Luca Seta ci ha raccontato quest’ultimo lavoro e come concilia la carriera cinematografica con la passione per le sette note.
Ciao Luca, l’album ha un titolo indicativo: cosa vuol dire esattamente per te “ricominciare da qui”?
Inizialmente aveva una valenza prettamente psicologica, nel tempo si è aggiunta anche quella fisica mio malgrado. Mi spiego meglio. Ricomincio da qui, la canzone che dà anche il nome all’album, è nata in un brutto periodo, lavorativamente parlando, della mia vita. In realtà però il resto della mia vita (quindi un buon 80-90 per cento) andava alla grande… il problema era che non ero felice… la domanda che mi sono posto in quei giorni è stata: “Com’è possibile che io non sia felice se il 90 per cento della mia vita va alla grande?!?”. E la risposta è stata: o mi sto perdendo qualcosa o sono diventato un deficiente. Visto che non mi piace perdermi le cose e tantomeno essere un deficiente ho preso la decisione di concentrarmi sulle cose belle e ripartire dalla felicità! Sempre cercando di continuare a migliorare quel 10 per cento che non andava ma senza farmi venire l’ulcera anche perché, anche se spesso ce lo dimentichiamo, la vita è una e passarla da arrabbiati o tristi non mi sembra una bella idea. In più si è aggiunta anche una valenza fisica: a ottobre mi sono infortunato al dito medio della mano sinistra rischiando di perdere la prima falange e quindi di non suonare mai più… però fortunatamente dopo 10 ore di intervento, ad oggi sei mesi di fisioterapia, un secondo intervento previsto per il prossimo ottobre e la successiva fisioterapia, per febbraio-marzo dell’anno prossimo tornerò a suonare. Direi che mai ci fu titolo più azzeccato… quindi… ricomincio da qui!
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Ho letto che hai lavorato molto a questo album, in cosa cambia e si discosta da quello precedente?
Ottima domanda… spesso, ultimamente, mi dicono che c’è una maturità diversa sia nei testi che in tutto il progetto rispetto a In viaggio con Kerouac. Sono d’accordo a metà… per quanto riguarda i testi secondo me in realtà la maturità (anche se è un termine che non amo particolarmente) è abbastanza simile e penso che il prediligere l’una o l’altra canzone sia fondamentalmente una questione di gusto… il discorso è più globale nel senso che in Ricomincio da qui c’è una consapevolezza maggiore in tutte le sue sfaccettature. Mentre nel primo album mi sono un po’ fatto travolgere dagli eventi nel senso buono del termine (era il mio primo lavoro discografico e c’erano un sacco di cose nuove da imparare) in questo secondo lavoro discografico, pur avendone ancora un sacco da imparare, sapevo da subito che mondo avevo voglia di raccontare e sono felicissimo del risultato perché per a mio modo di vedere ci sono riuscito. È più chiaro ed essenziale e mi rispecchia totalmente in questo periodo della mia vita. Inoltre il sodalizio con Gabriele Buonasorte, produttore artistico di entrambi i lavori, negli anni di amicizia e lavoro insieme è diventato più solido ed è stato più facile per entrambi tradurre in musica le mie sensazioni.
Mi racconti un po’ queste tracce? Quando sono nate e di quali influenze sono figlie?
Sono nate un po’ ovunque sia in termini di spazio che di tempo. L’ultima che ho scritto per assurdo è Ricomincio da qui che poi dà il titolo all’intero progetto… se vogliamo dare un nome alle influenze potrei dire che mi hanno influenzato… tutte! La vita, la strada, il cielo, l’amore, la morte, il sonno, la fame, il surf, la neve, il mare, le risate, le lacrime, le montagne, che, unite tutte insieme e tradotte in un unico termine, penso si chiamino… “Vita”! Non seguo modelli preordinati e non decido io che cosa scrivere… cammino, vivo, mangio, dormo e a volte ho la fortuna che una canzone mi attraversa e si lascia scrivere… e ogni volta respiro… e ringrazio.
Com’è stato lavorare con la band e in che modo organizzate il lavoro di realizzazione di un brano?
In realtà il primo step della nascita di una canzone poco c’entra col lavoro per come lo conosciamo… è come se lavorassi sempre e non lavorassi mai. Per me è un processo fisico non mentale e può succedere ovunque e in qualunque momento, su un treno, di notte, sotto la doccia (e mi tocca uscire di corsa e scrivere), quando vado a correre etc… questo è il primo step. Lei arriva e io la scrivo. Tendenzialmente parto dalle parole e poi aggiungo la linea melodica con la chitarra, ma a volte parto dalla musica e altre ancora musica e parole arrivano insieme. Anche qui, zero regole. Quindi nel primo step lavoro da solo… il secondo step è farla ascoltare a Gabriele per gli arrangiamenti e a volte, come in alcune canzoni di questo secondo album, interviene anche sulla linea melodica. La band ad oggi, nel progetto creativo della canzone, non è stata coinvolta anche se poi in sala prove dà un grandissimo contributo per lo sviluppo del percorso del proprio strumento all’interno del brano.
Come sono andate le esperienze live, soprattutto quella romana?
Alla grande! Ci siamo divertiti di brutto e a quanto pare anche il pubblico (sempre che non ci abbiano mentito)! Parlando di Roma nello specifico è sempre meraviglioso suonare all’Auditorium parco della musica… è stato ideato, creato e costruito per fare musica e si sente… tra l’altro approfitto per ringraziare Roby Rossini e Helykonia per aver organizzato il concerto romano! Grazie Roby!
Come concili anche il tuo “mestiere” di attore? La recitazione e la musica nella tua vita si influenzano a vicenda?
Non solo non sono due rami separati, anzi sono la stessa urgenza che esce in modo diverso e quindi assolutissimamente conciliabili!