Esce il 4 dicembre per Sony Music Le cose che non ho, il nuovo album di Marco Mengoni, che mostra di essere in un periodo creativamente florido: dopo Parole in Circolo, a distanza di appena 11 mesi Marco torna con 11 brani che completano la playlist dell’album precedente.
“Ho fatto tutto ciò che potevo per equiparare i due album. – ha dichiarato Mengoni in conferenza stampa – La musica è un mezzo per farmi crescere umanamente e artisticamente, per cui spero di non essere mai soddisfatto”.
Non cerca la perfezione Marco, anzi la osteggia, confessando di diventare più “critico” nei confronti di se stesso con il passare del tempo: “Non voglio dire che il mio disco non mi piaccia. – confessa – Lo considero semplicemente uno step. Non è perfetto, ma probabilmente la perfezione non esiste”. Tra blocchi creativi e problemi armonici, Mengoni si è dunque avvalso del contributo prezioso di Michele Canova per la produzione e di autori importantissimi nella fase creativa, tra cui spiccano senza ombra di dubbio Giuliano Sangiorgi e Sia, con la quale Marco propone “da anni una collaborazione. Il suo pezzo è molto forte e non ero sicuro di poterlo gestire. Ho provato a tradurlo in italiano, ma era intraducibile, per cui l’ho lasciato in inglese”. E pensare che invece, per quanto riguarda Giuliano, Mengoni ha persino rifiutato un suo pezzo, in quanto “non adatto al disco. Me ne ha inviato un altro piano e voce ed era perfetto, anche se l’abbiamo un po’ ‘mengonizzato’, come siamo soliti dire nello studio di registrazione”.
“Sono un po’ Dr. Jekyll e Mr. Hyde. – sentenzia in conferenza Marco – Questo mi aiuta molto, perché mi metto spesso in discussione, modificando ciò che faccio. Con Michele (Canova, ndr) mi sono scontrato, ma mi ha fatto crescere”. “C’è un bel confronto con tutte le persone con cui lavoro – precisa – e una costante lotta con me stesso”. Insomma, si percepisce nelle parole di Marco un po’ di tormento e non è un caso, probabilmente, che il titolo dell’album sottolinei più mancanze che conquiste. “Ci sono tante cose che non ho, ma quello che mi dà più fastidio è che questa vita sia troppo veloce e che io non riesca mai a godermi il presente” ammette il cantautore che parla poi del concetto (complicatissimo) di libertà: “È difficile da descrivere. Ogni anno mi sento sempre più libero di esprimermi. Ovvio che la libertà si fa un po’ corrompere da questo mondo e da normali limiti, ma finché avrò forza continuerò a lavorare in questa direzione”.
La direzione di Marco va anche verso l’estero, visto che a breve uscirà la versione spagnola di Parole in circolo (“Sono traduzioni, non adattamenti” ci tiene a precisare Mengoni) e visto che il tour sbarcherà anche fuori dall’Italia. Intanto il 28 aprile si parte da Torino per arrivare all’Arena di Verona. Anche in questo caso, tuttavia, Marco si dimostra un arista d’altri tempi: “Vado controcorrente e vi dico che la location per me non conta molto. – commenta ifatti – Spero solo di arrivare alle persone che mi sono davanti”.