Venerdì 12 aprile esce il nuovo album di Michele Bravi, ‘tu cosa vedi quando chiudi gli occhi’ (EMI Records Italy/Universal Music Group), in cui visione, immaginazione, storie e autobiografismo costruiscono un percorso mai banale. Anzi, a tratti sorprendente a partire dai motivi che l’hanno ispirato in un viaggio che si muove dalla scienza di Oliver Sacks per sconfinare nella percezione – anche onirica – del sé e del mondo. La lente resta sempre una, quella personalissima di un artista dalla sensibilità acutissima che in questo progetto si è messo in gioco anche nel ruolo di produttore e arrangiatore.
“Per la prima volta ho prodotto io stesso alcune canzoni – spiega il cantautore – e allo stesso tempo ho voluto alcuni producer anche molto lontani da me, come Room9 e JuniorK. Aver collaborato con mondi tanto diversi mi ha aiutato anche negli arrangiamenti che ho curato: ho cecato di lavorare pensando a come un’orchestra suona per il cinema. L’unica traccia di cui sono solo interprete è l’ultima, atlante degli amanti, scritta da Giuliano Sangiorgi, un brano che era lì da anni tanto che l’avevano quasi dimenticata. Ma l’abbiamo ripescata per questo disco”.
Spicca in tracklist il prezioso duetto con Carla Bruni in malumore francese, già in radio e digitale. “Il pezzo è nato con un tono ironico che arriva dal fatto che le persone spesso mi dicono che ho l’aria parigina e sono un po’ ombroso. Non è del tutto così… Da super ammiratore di Carla Bruni, ho scritto la parte in francese proprio pensando alla sua voce e gliel’ho mandata non sapendo neanche se fosse un territorio musicale che potesse piacerle. Se ne è innamorata, mi ha chiamato e il giorno dopo in pratica era a Milano per registrarla”.
La genesi dell’album
“Dopo l’ultimo disco ho attraversato un momento di blocco artistico, diciamo, almeno fino a quando un’amica non mi ha regala un libro”, spiega Michele Bravi. “Si tratta de La via dell’artista di Julia Cameron, un corso di dodici settimane a cui mi sono arreso decidendo di affrontarlo in maniera molto seria, con tutti gli esercizi. Ed effettivamente mi ha sbloccato. E c’è stato anche un altro libro, Musicofilia di Oliver Sacks, volume che tratta le patologie legate alla percezione del reale e i disturbi del suono”.
“Mi colpì in particolare la ‘Palinopsia’, che ho dovuto cercare su un dizionario medico. Ecco, da lì, è come se avessi fatto mia la concezione dell’arte come tentativo di ripetere una percezione e riprodurre il reale. In fondo – prosegue Bravi – Ho sempre detto che le canzoni per me sono un modo per cristallizzare un momento, fissare una percezione e verbalizzarla”.
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“Anche per ‘tu cosa vedi quando chiudi gli occhi’ sono partito da due figure retoriche che amo molto, ovvero la metafora e sinestesia, quello è mediamente il mio approccio. La metafora per me è uno strumento incredibile, che connette piani sensoriali e conoscitivi con enorme forza. E ogni canzone di questo album risponde sostanzialmente a una domanda: immagina se.. oppure cosa succederebbe se?”.
Dalla neuroscienza all’immaginazione
Da un manuale di neuroscienza, dunque, l’innesto dell’immaginazione è stato il primo passo per le tracce del progetto di Michele. “È un disco pienò di falsità, pieno di contraddizioni legate allo potere stesso della metafora. E ammetto che ho avuto difficoltà a trovare il titolo, visto palinopsia suonava troppo scientifico… Anzi stupiva me, in primis, il fatto che l’ispirazione arrivasse da un saggio scientifico. Il concept è arrivato parlando delle misure del palco per lo spettacolo al Castello Sforzesco di Milano, nel 2023, o meglio immaginando quel palco, visualizzandolo a occhi chiusi”.
“Mi sono reso conto che questo quando devi conoscere qualcuno, si tende a chiederne la storia ma per me è un punto di partenza pericolosamente sintetico. Per me la domanda vera è che cosa hai visto quando hai vissuto la tua storia?. In altre parole, qual è stata la tua palinopsia? Ecco, allora il legame tra scienza e immaginazione. Il concept vuole celebrare la natura scenica e melodica della vita interiore: dentro di noi, quante canzoni sentiamo, quanti spettacoli vediamo quanti quadri stiamo dipingendo?”.
“La frase ‘tu cosa vedi quando chiudi gli occhi’ che dà il titolo mi arriva a caso, dagli appunti sui libretti che mi portò sempre con me. Stavo lavorando a una delle canzoni e sfogliando le pagine ho ritrovato quella frase: non ricordo quando l’ho scritta né perché, ma è stata una sorta di segno perché era la verbalizzazione poetica perfetta di quel concetto scientifico”.
Tre parti e nuove sicurezze
“Il disco è diviso in tre parti. La prima è lo sguardo ed è composta da quattro canzoni. – entra quindi nel merito Michele Bravi – Lo sguardo è il momento di riflessione su quello che noi vediamo degli altri e vediamo con gli altri, Quando ti metti a fianco a qualcuno, ti metti davanti a una scena e con quella persona discuti di quello che stai vedendo in più forme. Quindi, c’è l’immagine ovvero quello che vediamo degli altri, ed è la parte più carnale e fisica, tra ironia e sottomissione”.
“Terza, e ultima parte, è l’iride, dedicata a cosa cerchiamo di non far vedere agli altri. Se la seconda parte è quella in cui il suono si carica ritmicamente e verbosamente, l’ultima è quella più cinematografica che spiega maggiormente il concept del disco. Ed evidenzia l’importanza degli occhi, e dell’immaginazione, fin dall’infanzia”.
“Questo disco parte dalla volontà di cambiare quello che stava intorno a me, ed è stato quasi un atto di presunzione che ha incontrato anche momenti di negazione sulle mie capacità artistiche, con tanto giudizio nel mezzo. Adesso che anche per me è un motivo di orgoglio raccontarlo, potrei dire che è andato oltre il disco che avrei desiderato fare. Mi ha dato autonomia artistica e la consapevolezza di un ruolo che non pensavo di poter ricoprire in modo autorevole. È una convinzione che mi mancava, una grande scoperta”.
“Aver capito tante cose mi ha dato una timidezza diversa, essere così dentro una cosa ed esserne responsabile”, osserva ancora Michele. “Quando ho ascoltato tutto il disco finale, mixato, alla terza canzone ero in lacrime convinto fosse una merda… Ma alla fine in questo disco ha tirato fuori l’inevitabile, la mia musica interiore suona così. È la mia colonna sonora”.
Questa la tracklist completa di ‘tu cosa vedi quando chiudi gli occhi’:
- viaggio nel tempo
- mi sono innamorato di te
- leggi dell’universo
- per me sei importante
- odio
- mal d’amore
- umorismo italiano
- malumore francese (feat. Carla Bruni)
- infanzia negli occhi
- se ci guardassero da fuori
- ti avessi conosciuto prima
- sporchissima poesia
- atlante degli amanti
A maggio Michele Bravi sarà a teatro per due speciali anteprime, organizzate e prodotte da Vivo Concerti:
- 12 maggio al Teatro Dal Verme di Milano
- 26 maggio all’Auditorium Parco della Musica (Sala Sinopoli) di Roma
I biglietti sono disponibili online su vivoconcerti.com e in tutti i punti vendita autorizzati.
Foto da Ufficio Stampa