Motta e la Festa di Fine Tour all'Alcatraz: 'Dopo il tour? Un analista e poi nuove canzoni'
Sabato 1 aprile, all’Alcatraz di Milano, Motta porrà fine al suo lunghissimo tour con una grande festa. La cosiddetta Festa di fine tour sarà un elogio e nello stesso tempo una summa della frenetica tournée che ha portato il cantautore in tutta Italia per presentare il suo progetto La fine dei vent’anni, celebrato da critica e pubblico. Abbiamo voluto chiedere tuttavia proprio a Motta cosa dobbiamo aspettarci da questo live.
Sarà una festa quindi? In che senso? È la centesima data in un anno e l’ultima data dopo un anno incredibile. Già questo basta.
Descrivimi quest’anno, fatto anche di tanti riconoscimenti. Da una parte è stato tutto inaspettato, dall’altra è il risultato di un lavoro incredibile. Prima in solitudine, poi con Riccardo Sinigallia nella parte finale. Questo è il risultato di cinque anni passati a scrivere canzoni e a scegliere ogni nota e ogni parola. Anche quando ritornavo alla prima idea. Vedere che c’è stato un riscontro da parte di gente esperta e più grande di me – come nel caso del Premio Tenco – è stata una cosa meravigliosa.
Ti aspettavi tutto questo o ha superato le tue aspettative? Nella vita, se hai molte aspettative, è probabile che non vengano rispettate. Io stesso mi sono concentrato solo sulle canzoni e il risultato era talmente mio che non avrei potuto fare altrimenti, né fare meglio. O forse avrei potuto farlo, ma poi non sarei stato io. È andata meglio così.
Come mai Milano e come mai l’Alcatraz per questa festa? In realtà sarebbe stato più facile farlo a Roma, anche perché vivo lì da un po’ e devo dire che c’è un grandissimo movimento, forse più che a Milano. La sfida più difficile, dopo averne vinte tante quest’anno, è forse però proprio questa: la festa va fatta a Milano.
So che ci saranno tante sorprese e tanti ospiti… Ci saranno i Criminal Jokers, gruppo con cui ho suonato per 10 anni, quindi era giusto che partecipassero a questa festa. Anche se non sono stati fisicamente presenti quest’anno, sono stati molto presenti nella mia crescita. Come loro, anche gli altri ospiti: ognuno di loro mi ha dato qualcosa e per me è bello festeggiare con le persone che in qualche modo sono state importanti. Non solo dal punto di vista musicale, ma soprattutto umano.
E dopo questa grande festa? La priorità è cercare un analista bravo. E poi ritornare in quel tunnel che si crea quando scrivi canzoni nuove. Lo sto già facendo, ma mi serve tranquillità per farlo. In realtà, non vedo l’ora di scrivere cose nuove.
Sei stato anche protagonista di una puntata di Italian Sounds su Sky Arte. Come hai vissuto questa esperienza? È stato bello perché abbiamo ricreato le canzoni con nuove modalità. Ci siamo messi a sedere e abbiamo tirato fuori la parte più africana del disco, con canzoni dell’album.
Invece ci sarà qualche sorpresa per quanto riguarda la scaletta? Faremo dei pezzi di altri, quindi oltre le mie canzoni ce ne saranno altre. Ma vogliamo festeggiare soprattutto quello che noi cinque abbiamo fatto sul palco quest’anno. Che è poi quello che ci riesce meglio.
In questo anno in cosa ti ha arricchito maggiormente il live? Mi ha arricchito aver suonato con dei musicisti incredibili, tra i più forti che ci sono in Italia. Abbiamo voluto cantare le canzoni senza trucchi e nel modo più naturale possibile.