È un’intervista a cuore aperto quella che Nick Cave ha rilasciato a Leigh Sales per Australian Story, su ABC News. L’artista ha infatti parlato del dolore immenso seguito alla perdita di due figli: Arthur di 15 anni è morto cadendo da una scogliera a Brighton nel 2015, mentre Jethro è scomparso a 31 anni nel 2022 per cause mai rivelate. Tragedie che hanno cambiato il modo in cui Nick Cave si approcciava alla vita: fino ad allora – confessa il cantautore a Leigh Sales – era «incantato dalla mia stessa genialità, ma poi ho percepito la follia di quel vergognoso tipo di auto-indulgenza».
«Sono un padre, un marito, un nonno e una persona gentile nel mondo. – aggiunge – Queste cose sono più importanti per me dell’idea di essere un artista». Ovviamente, l’arte è ancora importante (il nuovo album di Nick Cave and the Bad Seeds, Wild God, esce il 30 agosto) ma «quel pensiero che l’arte trionfi su tutto per me non vale più».
Nick Cave e i Red Hand Files
In compenso, Nick Cave sembra molto legato ai Red Hand Files: la piattaforma è stata creata dall’artista proprio dopo la scomparsa di Arthur per permettere ai suoi fan di mandargli domande su qualsiasi argomento. «Un’attività piccola di contorno – la definisce Cave – che ora è sempre più il centro di ciò che faccio. È sempre più importante per ciò che sono, per come vivo la mia vita e per come comunico con il mio pubblico». E – soprattutto – ha aiutato Cave a non chiudersi dopo il dolore che altrimenti lo avrebbe portato «a spegnersi e indurirsi intorno all’assenza di qualcuno. [Red Hand Files] mi ha permesso di restare aperto».
«Alla fine assorbiamo, o riorganizziamo noi stessi, in modo da diventare creature fatte di perdite man mano che invecchiamo. – precisa – Fa parte del nostro tessuto fondamentale di ciò che siamo come esseri umani. Non è un elemento tragico delle nostre vite, ma piuttosto un elemento di profondità che porta significato. L’ho capito con l’esperienza e credo che molte altre persone lo abbiamo capito: ti permette di restare disponibile».
In particolare, Cave si è anche avvicinato al Cristianesimo. Una scelta che ha allontanato i suoi ascoltatori più atei e agnostici, ma che per l’artista non rappresenta un problema. «Dopo la morte di Arthur, non subito, piuttosto che provare rabbia – ha commentato – o rifiutare quelle sensazioni, ho sentito un lento movimento verso una vita religiosa che ho trovato estremamente di aiuto».
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