Nicolò Majnoni ci racconta ‘Il Banchiere di Dio’, il podcast di Vois che ripercorre la storia dell’omicidio di Roberto Calvi.
A Nicolò Majnoni è bastato sentir parlare dell’omicidio di Roberto Calvi per sprofondare in un rabbit hole che lo ha portato a realizzare il podcast Il Banchiere di Dio. Disponibile su tutte le piattaforme audio (Spotify, Amazon Music, Apple Podcast, ecc) – attraverso testimonianze originali e reperti audio inediti – il podcast (produzione originale Vois) ripercorre la storia di Roberto Calvi, ex presidente del Banco Ambrosiano trovato impiccato a Londra il 18 giugno 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri, e i segreti che si nascondono dietro la sua morte.
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«La storia – ci racconta Nicolò – nasce da questo caffè presto con questo amico italiano pieno di storie probabili e improbabili. Mi ha detto che doveva incontrare il Banchiere di Dio la notte in cui è morto. Io volevo dimostrare che fosse tutto finzione. Una sorta di momento teatrale italiano: per spiegare cose banali e tristi creiamo opere di Massoni che lavorano con la mafia. Nell’epoca delle conspiracy theories questa era l’originale. In modo ingenuo, ho detto Faccio vedere a Mario che è finzione. Invece c’è tanto di vero e ogni nuovo tassello apriva dodici altre porte. Alla fine ho proprio smesso di fare l’avvocato, son stato pagato per farlo per carità, ma è una vita diversa».
Il Banchiere di Dio, il podcast di Nicolò Majnoni
Eppure, la storia del Banchiere di Dio – per quanto narrata più volte e su vari media (lo stesso podcast si basa su God’s Banker di Crooked Media e Campside Media) non è così facile da districare. Nicolò Majnoni si è affidato in primis agli archivi di Radio Radicale. «Hanno – ci spiega – centinaia di ore dei processi più importanti della storia italiana e te li fanno utilizzare se chiedi il permesso. Sono stati una grande fonte di informazioni primarie e serie, soprattutto i verbali e gli audio di quei processi. Sotto giuramento gli accusati dovevano dire la verità. Se hai il coraggio di immergerti nelle 250 ore del processo per l’omicidio di Roberto Calvi, trovi dei tesori pazzeschi».
Da lì, Nicolò ha poi impostato un racconto che si basa molto sull’imparzialità. «Incastrare i tasselli in modo che fosse divertente e serio è una delle cose più divertenti e più difficili al mondo. – commenta – All’inizio volevo strafare. Ho avuto ottimi editori che mi hanno guidato. E poi il podcast si chiama Il Banchiere di Dio, ma lui non c’è mai. È lì, ma non c’è ed è una cosa inquietante e affascinante».
In particolar modo, qui parliamo di un contesto storico e politico particolarissimo. «Son personaggi difficili. – dice infatti Nicolò Majnoni – Alcuni sono criminali che hanno infranto regole, ma più li studi e più pensi che in fondo lottino per la sopravvivenza di qualcosa in cui credevano. È stato difficile soprattutto inquadrare ad esempio Lucio Gelli della P2: in quell’epoca operavano con la mentalità di salvare il mondo. Commettevano reati ed evasioni fiscali, ma si trovavano secondo loro in una guerra per la sopravvivenza. Sarebbe stato facile descrivere il bianco e il nero, ma anche i più cattivi nel profondo hanno una logica interiore». In questo ha aiutato la co-produzione americana, che ha reso necessarie ulteriori spiegazioni.
«Lo sfondo – dice Nicolò – era una guerra civile, tra bombe e manifestazioni. E non puoi raccontare la storia di Calvi senza quello sfondo pazzesco. Questi signori operavano in quel contesto. Era un momento super polarizzato. Siamo nel 1981, negli ultimi anni di una lotta esistenziale tra buoni e cattivi. Quando gli esseri umani operano in quel contesto, si comportano in modo particolare. Se pensi che sei all’estremo di una Guerra Santa, fai cose che non faresti in altre circostanze. Questo è l’essere umano in un’epoca di polarizzazione e anche oggi è un avvertimento. Non è uno schieramento politico, è che gli uomini sono prevedibili. Il che ci permette, se riusciamo a guardare indietro, a capire anche il futuro».