Mario Maccione, ex membro delle Bestie di Satana, è l’ospite della nuova puntata del podcast One More Time di Luca Casadei, prodotto da OnePodcast. La prima parte dell’intervista è disponibile da oggi, venerdì 12 aprile, su OnePodcast e su tutte le piattaforme di streaming audio.
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Le Bestie di Satana sono la setta di matrice satanista, composta da otto ragazzi, che ha sconvolto, tra gli anni ’90 e i primi duemila, la provincia di Varese e l’intera nazione con omicidi, istigazioni al suicidio e riti occulti. Mario Maccione, detto Ferocity, che ai tempi era il medium del gruppo, affronta con Luca Casadei argomenti forti, partendo dalle motivazioni del suo anticristianesimo e passando per le letture che lo hanno portato a praticare le sedute spiritiche. Racconta le azioni delle Bestie di Satana, i rapporti tra i membri della setta e gli omicidi commessi, tra cui quello di Mariangela Pezzotta nel 2004 e quelli di Fabio Tollis e Chiara Marino avvenuti nel 1998, ma scoperti dagli inquirenti solo sei anni dopo.
Maccione racconterà i 13 anni in carcere e la rinascita
Nella seconda parte disponibile prossimamente, Maccione ricorderà i 13 anni e mezzo passati in prigione, che gli hanno permesso di riflettere sulle sue azioni, di pentirsi e di tornare a credere nelle persone e nel bene. Un percorso di rinascita che lo ha avvicinato a quelle che sono oggi le sue nuove passioni: la musica e la scrittura.
Sull’origine della sua avversione verso la Chiesa racconta: «Ricordo che all’asilo io e un amico abbiamo combinato una marachella. Ricordo questa suora che per punizione mi ha preso davanti a tutti, mi ha abbassato i pantaloni e mi ha sculacciato. Sul momento ero molto piccolo e l’ho vissuto un po’ come un trauma. Poi crescendo ho iniziato a provare un po’ di avversione verso quel mondo lì. Quando ho finito le medie, i miei genitori hanno deciso che mi sarei dovuto iscrivere a una scuola di preti, I Salesiani. In me iniziava a crescere il ricordo di quello che mi era successo all’asilo. Quello era il periodo in cui ho scoperto il metal. Ai Salesiani mi sono presentato più volte con felpe metal e, addirittura, mi sono presentato anche con il crocifisso all’incontrario, proprio in gesto di sfida».
Sulle letture e gli autori che lo hanno portato dal mondo dell’horror a quello dell’esoterismo, Maccione racconta: «Mentre coltivavo la passione per la chitarra, i miei interessi si sono anche spostati verso l’esoterismo, forse in opposizione al mondo della Chiesa. Ho iniziato a ricercare un altro tipo di letture. Il primo interesse era nei confronti delle sedute spiritiche. Grazie a un film dell’orrore che avevo visto volevo cercare gli spiriti. Inizialmente le letture di Lovecraft mi hanno portato nel mondo horror. Poi sono passato ad Allan Poe e dopo sono arrivato ad Allan Kardec, l’inventore della tavola Ouija. Il mio scopo era distruggere la credenza cristiana. Io mi sentivo come un esploratore, qualcuno che stava scoprendo che quel mondo, quello cristiano, era sbagliato».
Il racconto delle sedute spiritiche e l’uso delle droghe
Sulle prime sedute spiritiche guidate da lui, Maccione: «Le prime sedute spiritiche le ho fatte tra i 12 e i 14 anni. Nel mio condominio c’era un garage. Una volta stavamo facendo la tavola Ouija e a un certo punto abbiamo guardato verso tipo l’etere: c’era un raggio di luce che veniva dall’alto e si è creato una specie di vapore violaceo al cui interno si è formata una faccia veramente inquietante. Ci ha spaventati a morte. Siamo scappati. Ero andato oltre in un paio di sedute, io facevo da medium, dovevo farmi entrare lo spirito, evocarlo dentro di me. Gli altri mi dissero: “Guarda che ti è cambiata la faccia e hai detto delle parole”. A quell’epoca non facevo ancora uso di droghe».
Sull’incontro con gli altri coimputati, sulle prime droghe e sui riti satanici: «Ho iniziato a frequentare dei ritrovi e ho conosciuto i miei coimputati. Uno di questi già prendeva droghe pesanti: acidi, cocaina. Per sentirmi grande volevo usare anch’io queste droghe. Li ho tirati subito in mezzo al mondo degli spiriti, compreso Fabio Tollis. Abbiamo iniziato a fare le prime sedute e si decise che senza le droghe non aveva senso farle. Non erano più sedute innocenti, vedevamo cose ma erano gli effetti della droga. Mi ricordo che ho conosciuto uno degli altri, aveva questa croce rovesciata e un pentacolo e mi disse: “Ciao, io faccio i riti satanici”. L’accordo, quindi, era: “noi facciamo le sedute spiritiche e evochiamo i demoni”. Perciò non era un satanismo, era una roba fai da te. Si stava creando un qualcosa di più simile a una banda».
Maccione racconta le Bestie di Satana
Su quando ha battezzato il gruppo “Bestie di Satana”: «Si passa alle sedute spiritiche condite con acidi, mescalina. C’era un calice di bronzo: pestavamo dentro marijuana, cocaina, mescalina, LSD e poi lo riempivamo di alcol puro a 96 gradi. Veniva fuori questa pozione allucinante. Un giorno siamo andati in una cascina abbandonata, io e un altro, perché il demone aveva detto che dovevamo eliminare delle entità positive. C’era una piccola chiesetta che si usava all’epoca. Ci siamo messi a fare croci rovesciate, 666. A quel punto ho detto: “Bene il nostro gruppo si dovrà chiamare Bestie di Satana”, da lì sono iniziate le prove di coraggio».
Sulle prove di coraggio: «Quella delle prove di coraggio è la fase folle, pericolosa. Avevo 16 anni in quel momento, le prove di coraggio servivano soprattutto a quelli come me che erano i più piccoli, per dimostrare che avevi le palle. Andavamo, per esempio, in questa cava di notte e le giravamo intorno con la bici. Andavamo sempre più veloce e all’improvviso scendevamo giù: rotolavi, ti potevi ammazzare.
Oppure c’era la prova del buttarsi da una macchina, me l’ero inventata io. “Il binario”, invece, era una cosa proposta dal gruppo: c’erano dei binari che passavano in una zona di campi, si aspettava che il treno arrivasse e all’ultimo bisognava correre dall’altra parte, la sfida era andare sempre più vicino al treno. Io mi sono sempre salvato, ho sempre avuto fortuna e per colpa di questa fortuna si rafforzava in me l’idea di essere quasi immortale».
L’omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino
Sulla gelosia che ha portato all’omicidio di Fabio Tollis e Chiara Marino: «Tutto ruotava introno alla donna, si è arrivati anche ad uccidere per quello. Fabio all’epoca aveva 16 anni e ci ha provato prima con una ragazza, e in seguito, con un’altra. Avevano entrambe una relazione con lo stesso ragazzo. Quando Fabio ci ha provato con la prima ragazza, Barbara, la persona con cui lei stava ha deciso di vendicarsi, spegnendogli sigarette addosso e mordendolo. Dopo succede l’episodio con Chiara. Siccome Chiara faceva le orge, nonostante fosse la ragazza di questa persona, Fabio si è sentito legittimato a provarci. Questa volta gli altri del gruppo l’hanno presa malissimo: dovevano pagare entrambi, sia Fabio che Chiara. Gli dicono, spacciandola per una prova di coraggio, di entrare in una macchina nel cui serbatoio della benzina qualcuno aveva messo dei petardi.
Gli hanno detto: “Quando inizia a bruciare, voi dovete rimanere dentro più tempo possibile”. Così hanno fatto Fabio e Chiara, che sono poi riusciti ad uscire in tempo. Quest’altra persona si è risentita ancora di più perché loro avevano superato una prova del genere. Questo ha portato alla seconda prova di coraggio per loro 17 giorni dopo, quella in cui sono stati uccisi».
La storia delle Bestie di Satana è al centro anche del podcast “Bestie“, prodotto da OnePodcast, di Antonio Cristiano e Marco Maisano, disponibile da martedì 16 aprile su OnePodcast e su tutte le piattaforme di streaming audio.