Tony Effe si racconta in maniera inedita dalla sua infanzia e adolescenza complicata al rapporto controverso con la droga e la violenza.

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Ospite di Luca Casadei nel podcast One More Time (OnePodcast), Tony Effe – rapper romano tra i fondatori della Dark Polo Gang – si racconta senza filtri tra musica e storia di vita. «Tante volte non vorrei essere Tony Effe, ci sono giorni che vorrei essere una persona normale… – dice subito il rapper – prima ero più felice, era diverso. Dopo il successo mi sento più solo, vedo anche come gli amici si relazionano a me, prima eravamo tutti insieme e tutti un’unica cosa». La puntata è disponibile da venerdì 1° dicembre sull’app di OnePodcast e sulle principali piattaforme di streaming audio.

Tony Effe ospite di One More Time

Tony Effe, confrontandosi con Luca Casadei, racconta la sua storia dall’infanzia alla travagliata adolescenza. Fino al rapporto controverso con la droga e la violenza e alla nascita della Dark Polo Gang. «Ho sempre avuto rabbia dentro. – racconta – La psichiatra mi ha detto che forse proviene dall’aggressività di mia madre. Mia madre è una dolce, ma è anche un po’ aggressiva. La violenza mi permetteva di ottenere quello che volevo, un po’ mi piace perché mi rende forte. Ma sono consapevole che sbaglio…».

Sulla fondazione della Dark Polo Gang nel 2014, Tony Effe ricorda che tutto nacque «una sera da ubriachi». «Eravamo cinque. – continua – Il mio punto di riferimento era Arturo, Dark Side. All’inizio non capivo chi faceva musica. Forse era invidia, ma per me il rap non era un’opzione. Il primo pezzo che abbiamo fatto esce su YouTube, inizialmente non mostravamo i nostri volti. I testi erano molto crudi, abbiamo sempre avuto una cura particolare per il mostrarci bene, avevamo qualcosa da far uscire che poi è diventata musica. Ogni video pubblicato superava le visualizzazioni del precedente. Abbiamo pubblicato Cavallini feat. Sfera Ebbasta, ma è con Sportswear che siamo diventati virali. Il primo concerto che abbiamo fatto è stato alla Dogana a Roma, c’erano 30 persone. Io mi sentivo un figo (…), eravamo felici perché avevamo guadagnato 600 euro. Io non lo facevo per i soldi perché venivo da un mondo dove ne guadagnavo di più in altri modi, ma mi divertiva. E poi nel 2016 il concerto a Milano, più di 200 persone. Non capivo come fosse possibile una cosa del genere».

E, proprio a proposito di Sfera Ebbasta, il rapper ricorda: «Quando ci siamo incontrati la prima volta con Sfera Ebbasta, c’era anche Tedua. Abbiamo registrato Cavallini a casa della nonna di Wayne. Quando uscì il video a noi arrivarono solo tanti insulti perché eravamo vestiti firmati, dicevano che eravamo figli di papà, che eravamo ricchi, la verità era un’altra… non potevo dire che io spacciavo».

La separazione della Dark Polo Gang

Dal 2016 è stato poi un crescendo fino alla separazione segnata dall’uscita dal gruppo di Dark Side (Arturo Bruni) nel 2018: «Passavamo tanto tempo insieme, ci drogavamo ma erano sostanze diverse. Io cocaina, alcol e canne, invece Arturo era più sugli psicofarmaci, Ossicodone, Oppio. Eravamo l’opposto, tipi di tossici diversi. La droga ti cambia, fa male. Arturo era l’artista più figo, ma non ci stava più dentro. Avevamo un concerto a Praga, ma gli animi non erano buoni (…). Gli altri non sono voluti andare, io sono andato da solo e Arturo avrebbe dovuto raggiungermi dopo con il tutore che gli aveva messo la madre. Faccio tre canzoni da solo, una follia. Arturo si è presentato completamente fatto insieme al suo tutore messo peggio di lui. Da lì ho capito che non c’era speranza. Noi abbiamo sempre cercato di aiutarlo, ma hanno pensato che la colpa fosse nostra, questa cosa mi ha sempre fatto male».

Da lì la nascita di inevitabili tensioni. Eppure, dice Tony Effe, «il collettivo esiste ancora, ma ognuno ha preso la sua strada. Nel 2021 ho fatto il primo album da solista. Nonostante molti non credessero in me, è andata bene». E la DPG? «Abbiamo un altro disco nel contratto. – chiosa – Non c’è un anno, possiamo farlo anche a 90 anni ma dobbiamo farlo. Anche ad Arturo dico sempre Vi dovete dare da fare, se no sta roba non succederà mai».

Link al podcast: ONE MORE TIME

Foto: Bogdan Plakov