Tra i big in gara a Sanremo 2024 ci sono anche i Ricchi e Poveri che promettono di divertire e divertirsi sulle note di un carpe diem moderno.
In un’annata nella quale i pezzi up-tempo la fanno da padrone, anche i Ricchi e Poveri calano il loro asso sul palco del Festival di Sanremo. Angela Brambati e Angelo Sotgiu si preparano, infatti, a tornare all’Ariston con Ma non tutta la vita, scritto da Edwyn Clark Roberts, Cheope e Stefano Marletta e arrangiato da Merk&Kremont e lo stesso Roberts. La canzone è un autentico inno al carpe diem, al cogliere l’attimo e vivere la vita senza aspettare il domani. Perché in pista si deve scendere adesso.
Partiamo dal messaggio del vostro brano.
Quello che vogliamo trasmettere è che bisogna di darsi da fare: se hai una passione, un interesse, o un innamoramento, hai una passione… devi agire adesso, perché poi non ti aspetto per tutta la vita. Bisogna buttarsi, quando si hanno progetti, che sia nel lavoro o in amore, e in qualsiasi cosa. Vai e falla, non fermarti alle parole perché poi passa tutto nel dimenticatoio. Ci vuole il coraggio di mettersi in gioco e non aspettare troppo. Non si può aspettare tutta la vita.
E con quale spirito tornate a Sanremo?
Noi ci vogliamo divertire! Facciamo questo lavoro che poi non è un lavoro, ma è una benedizione. Noi vogliamo fare le cose che ci piacciono e quindi sì, ci vogliamo soprattutto divertire e speriamo di divertire anche il pubblico. Andrà bene? Non andrà bene? Non lo sappiamo, ma è quello che vogliamo fare e che a noi piace. E quando facciamo una cosa che ci piace, a noi interessa solo partecipare e la cosa importante è che si riceva si riceva questo messaggio, non solo per la canzone in se stessa ma per tutte le passioni, gli amori, il lavoro… Se devi fare una cosa, prova a farla adesso perché poi il tempo passa e tornare indietro non è possibile.
Condividere il palco con tanti giovani, c’è un consiglio che vorreste dare a chi è all’inizio della sua carriera?
Ognuno ha il proprio genere ed è giusto che i giovani facciano quello che sentono perché i tempi cambiano. L’unica cosa che forse potremmo dire è che devono lottare, devono inserirsi piano piano senza voler arrivare subito. E devono farsi la gavetta perché penso sia quella che ti fa maturare di più. Poi, bisogna anche saper accettare qualche no perché un no insegna a migliorarsi. Per esempio, per qualcuno ci può essere anche un no quest’anno a Sanremo però non ci si deve fermare. Andate avanti, capiterà un’altra occasione come è stato anche per noi.
Considerando la vostra carriera di successi, sentite qualche responsabilità anche in termini di riscontro e risultati?
Chi ci segue, e ci conosce, conosce la nostra storia e anche se non abbiamo scritto noi il brano è totalmente adatto a noi, sia musicalmente che nelle parole. Non sentiamo addosso nessuna responsabilità: semplicemente cantiamo d’istinto quello che sentiamo. Lo abbiamo fatto in passato ed è quello che vogliamo fare anche oggi. Appena abbiamo sentito il provino la prima volta, tutti e due abbiamo detto subito di sì. Ha un ritornello orecchiabilissimo: ci dispiace per gli altri (sorridono, ndr) però è veramente una spada nel cervello. È difficile farselo uscire di testa… per questo ci divertiremo sicuramente.
Nella serata cover avete scelto due brani del vostro repertorio che porterete live con Paola & Chiara: come mai?
Abbiamo scelto Sarà perché ti amo e Mamma Maria e vogliamo condividerle con Paola & Chiara che sono delle icone importanti della musica italiana e non solo. Riteniamo che cantandole insieme a loro, che sono fortissime, ci possiamo divertire insieme.
Qual è, ad oggi, il festival che ricordate con maggiore affetto?
Ti dico la verità, quello in cui eravamo più cosciente perché la prima volta eravamo incoscienti, non ci rendevamo del tutto conto. Sarà perché ti amo è stato il massimo perché vedere il pubblico che si alzava e batteva le mani è stato fantastico. È un ricordo meraviglioso e noi eravamo più grandicelli quindi la coscienza di essere su un palco veramente importantissimo. Con La prima cosa bella eravamo un po’ più incoscienti.
Arrivate a Sanremo con il primato dei più ascoltati in streaming: che effetto vi fa?
Per noi è un onore, è una cosa bellissima: vorremmo essere pari agli altri e invece ci dispiace (ridono, ndr). Abbiamo avuto questa grande fortuna ed è un traguardo importante perché essere popolari è una cosa bellissima. Poi noi lo facciamo anche per questo: oltre alla passione per la musica di cantare, vogliamo cercare di essere più conosciuti possibile. Certo ci stupisce il fatto che Sarà perché ti amo sia tornata come se l’avessimo incisa ieri, invece ha già 43 anni. Siamo rimasti sbalorditi che all’improvviso sia arriva questa onda per cui viene suonate negli stadi come nelle feste private e ai compleanni i bambini. La cantano tutti e per noi è una grande soddisfazione.
Nel film tv di prossima uscita dedicato a Franco Califano comparite anche voi: che ricordo avete degli esordi?
Non sapevamo di essere in questo film! È un onore ed è bello per noi. Franco ci ha portato al successo, è colui che ci ha creato, per cui guarderemo volentieri il film. Piano piano si sta riscoprendo che è stato un autore grandissimo. Tra l’altro è stato lui a darci il nome: ci chiamavamo Fama Medium e lui l’ha trasformato dicendoci che eravamo ricchi di spirito e poveri di tasca.
A proposito di carpe diem, c’è un’occasione che pensate di non avere colto?
Agli inizi, un impresario danese ci aveva offerto una cosa tipo 500 lire al giorno per andare a cantare al suo paese. E meno male che non l’abbiamo accettato perché probabilmente non sarebbe successo quello che è stato. Il nostro primo carpe diem, invece, è stato andare da Fabrizio De André che ci portò a Milano, in una casa discografica. Quella volta non andò bene perché non siamo piaciuti però è stata la nostra decisione migliore. Abbiamo capito, come ci disse Fabrizio, che non dovevamo smettere e dovevamo andare avanti. Ci ha la forza facendoci capire che avevamo le qualità quando inizialmente l’avevamo presa un po’ per gioco.
E dopo così tanti anni, dove trovate l’energia per salire sui palchi di tutto mondo?
È la passione, arriva tutto da lì. Quando viaggiamo, a volte sembriamo un po’ più stanchi, ma appena saliamo sul palco non ci riconosciamo più. Avere davanti un pubblico numeroso ci fa tirare fuori ogni volta il nostro meglio.
Foto di Amilcare Incalza da Ufficio Stampa