Megl si te ne vai, Chiu avt e Vien con Papa V. È questa la tripletta di singoli che il rapper Rue Diego ha schierato nel corso del 2024 ma già promette nuova musica entro la fine dell’anno. Giovane e promettente talento della vivissima scena partenopea, il Principino delle Vele – questo il nickname sui social – ha ingranato la marcia giusta e non intende decelerare. Proprio ora che tutto si sta muovendo nella direzione per cui ha lavorato negli ultimi anni.
“Il 2024 per me è un po’ come mettere la bandierina nel mondo musicale. Cioè, stiamo davvero creando quel movimento per cui possiamo dire che sta uscendo un altro ragazzo di Napoli”, ci racconta Rue Diego. E aggiunge: “questi tre singoli sono solo l’inizio perché quest’anno non è finito. Uscirà ancora un’infinità di pezzi. E sarà la musica a parlare anche perché non posso spoilerare troppo per il momento…”. Intanto, parla forte e chiaro il singolo Vien che vede la collaborazione di Papa V nata da una sintonia personale approdata in pochissimo tempo in studio di registrazione.
“Semplicemente ci siamo scritti, un po’ per caso – spiega il rapper – Lui doveva suonare a Napoli, ci siamo sentiti e sono passato alla sua serata. Dopo nemmeno mezz’ora, abbiamo deciso di trascorrere la giornata successiva insieme: eravamo come due bambini, non sembrava che ci conoscessimo da un giorno ma da una vita intera”. Dal ristorante allo studio, l’entusiasmo è stato immediato e condiviso con il team di lavoro. “È nato tutto così, senza nulla di programmato: ci siamo fatti prendere dall’euforia anche nel pubblicare Vien. Non volevamo far passare troppo tempo perché quella connessione era troppo bella. Era vera e partiva da un’empatia personale. Ormai siamo come fratelli”.
Oltre a quello di Papa V c’è un altro nome che Rue Diego ripete spesso mentre chiacchieriamo, quello di Geolier o meglio Emanuele. “Napoli nell’ultimo periodo è davvero diventata una scena importante, sta su un piano più alto ed è portata su un palmo di mano”, osserva Rue Diego. “E credo che la città deve ringraziare molto Emanuele (Geolier) per quello che ha fatto fin dal suo primo disco. Ha saputo far scaturire a Napoli un senso di rivalsa per cui c’è la convinzione che anche noi ce la possiamo fare. Per dire, il dialetto napoletano non è più un dialetto ma è una vera e propria lingua, se vogliamo. Geolier non avrà vinto Sanremo ma per me e per Napoli è come se l’avesse fatto”.
La musica come possibilità di futuro
In Vien – beat dark e potente – Rue Diego e Papa V raccontano la vita di periferia coi suoi lati oscuri, i rischi e gli errori. Lo sguardo è diretto, non tace nulla perché chi nasce a Scampia sa bene cosa può significare vivere ai margini. Per questo un evento come il Red Bull 64 Bars Live è un’opportunità quanto mai preziosa soprattutto per i giovanissimi. “È fondamentale, a maggior ragione per i bambini, perché mostra un’altra realtà a chi magari, come me da piccolo, ha vissuto un’altra cosa. Non esiste solo spacciare o rubare, ma c’è anche la musica. Nel mio caso, per esempio, alle Vele di Scampia io ora vedo ragazzi che invece di giocare a pallone fanno rap, cosa che fino a cinque anni fa era impensabile”.
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“Quindi, davvero, queste tre edizioni di Red Bull 64 Bars Live a Scampia sono state importanti e io credo che questi eventi non dovrebbero finire mai”, aggiunge. “Danno la possibilità ai bambini di vedere tante altre cose, e i bimbi ne hanno bisogno per fare un passo in più e fare ancora di meglio. Aiutano a costruire una cultura diversa”. Sulla responsabilità delle famiglie, osserva: “Ci sono casi in cui magari con dei genitori diversi alle spalle i ragazzi non finirebbero in determinate situazioni. Ma non sempre la colpa è del genitore. In certi casi c’è proprio l’indole e il bisogno di un certo tipo di vita nonostante la famiglia faccia di tutto per salvare i figli”.
La musica, del resto, ha segnato la via di Rue Diego dandogli quella possibilità che si augura si apra anche per altri. “Non è stato facile non cadere in tentazione o in brutte situazioni, e qualche errore l’ho fatto anche io. Ho capito, però, che quello che stavo facendo a livello di musica stava dando i suoi frutti. Ora sono sette anni che mi ci dedico e sento di poterlo fare serenamente, pensando poi alla mia famiglia quando ce l’avrò fatta veramente. Se tornassi indietro, forse, non lascerei la scuola, come ho fatto a 13 anni per guadagnare, ma sto cercando di acculturarmi un po’”.
Sempre a proposito di giovanissimi, Rue Diego racconta di portare spesso in studio di registrazione proprio i bambini del quartiere. “Lo faccio per non far vedere loro solo le cose che vedevo io ogni giorno. – ci spiega – Per questo alle istituzioni chiederei più studi di registrazione, eventi, scuole di calcio. Nel campetto a Le Vele vedo bambini che a cinque anni sembrano Messi: stanno tutti a giocare là, dove anche io ho passato molto tempo quando ero piccolino”.
“Ma non c’era nessuno che veniva a guardare o a organizzare qualcosa. Proprio perché il quartiere non è mai stato preso in considerazione. Sarebbe bello, invece, se ci fossero anche più associazioni per dare una possibilità ai bambini e mostrare altre realtà. Invece, è brutto da dire, ma noi per primi siamo prevenuti e pensiamo che tanto ci considera nessuno”. E conclude: “Anch’io ero così, l’ho passato sulla mia pelle. Serve circondarsi di persone che credono in quello che stai facendo”.
Immagini da Ufficio Stampa