L’estate di Aiello: «‘Talete’, la voglia di ballare, l’amore e il mare»

Per il singolo estivo, stagione 2024, Aiello scomoda nientemeno che Talete – questo il titolo della traccia disponibile su tutte le piattaforme digitali –. Ma niente di filosofico, o meglio, lo spunto è quello ma ricondotto all’elemento che l’artista ama più di tutti. Il mare. E se aggiungiamo almeno altri due ingredienti (l’estate e l’amore) la ricetta di stagione è servita. Questa volta, poi, nel videoclip il cantautore cosentino di nascita e romano di adozione si cimenta anche nel ballo. Coreografato da Irma di Paola, ci racconta per immagini quel respiro pieno di speranze che l’inizio dei mesi più caldi dell’anno porta con sé.

Ma come nasce questo riferimento nientemeno che a Talete?
È stata una riscoperta casuale. Mi è venuto proprio sott’occhio Talete durante lo scorso inverno, mentre ero a casa dei miei giù in Calabria. Ammetto di essere uno che non legge – quindi sfatiamo subito l’idea di un Aiello acculturato che si scopre filosofo! (sorride, ndr) – ma, leggendolo un po’, mi hanno colpito due cose che diceva. Innanzitutto, il fatto che secondo lui tutto viene dall’acqua, è l’archè di tutto. Per me, che sono molto legato al mare, è una roba assolutamente affascinante.

Cover da Ufficio Stampa

La seconda è il fatto che teorizzava sulle rette parallele. Proprio in quei giorni, scrivendo delle canzoni d’amore, ho pensato che in fondo l’amore è l’unica forza capace di fare incrociare due strade che altrimenti non si incontrerebbero mai. Il mio produttore mi aveva girato una strumentale con delle vibes up-tempo dance e ho provato a incrociare Talete con la voglia di ballare, la voglia di una storia d’amore e l’estate. Ed era pieno inverno. Così è natata Talete.

Hai bisogno dell’estate anche in pieno inverno, mi pare di capire.
Sì. Conta che sono nato il 26 luglio in Calabria e dopo cinque giorni stavo già davanti al mare. È inevitabile che tutto l’anno io abbia un pensiero che mi riporta su una spiaggia o su una scogliera. Pure in inverno, pure a Natale.

E l’ispirazione musicale per Talete, invece, da dove arriva?
Sempre lo scorso inverno ho iniziato un viaggio alla scoperta delle sonorità della UK dance e del pop clubbing che mi gasano parecchio. Ho ascoltato tantissima musica in quella direzione e volevo iniziare a scrivere della musica up tempo su quell’onda. La prima canzone è stata proprio Talete che, essendoci poi trovati alle porte dell’estate, ci è sembrata perfetta per fare uscire nuova musica.

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Ascoltandola, infatti, si riconosce la tua penna ma si percepisce anche una direzione nuova rispetto al tuo percorso precedente. Ancora una volta.
In realtà tutto nasce dalla mia voglia di non annoiarmi mai. In questi primi cinque anni di carriera musicale non mi sono mai fermato a quello che poteva funzionare pensando di ripeterlo per altre cento volte e facendo sempre la stessa cosa. Sono uno che ha sperimentato e che cerca sempre cose nuove perché è una forma di rispetto per gli altri ma anche di divertimento, di godimento per me. Quanto ai pezzi che fanno ballare, fino ad ora ho esplorato dal latin al clubbing un po’ più dark, fino a un pop più leggero come in Mi piace molto dell’anno scorso. Adesso sentivo il bisogno di fare un altro tipo di viaggio, di attraversare un’altra spiaggia e sono arrivato alla UK dance che, come dicevo, mi diverte parecchio.

Non temi mai di cambiare?
Sicuramente serve tanto coraggio, so bene che è un rischio che si corre. Banalmente, la maggior parte delle persone che mi ascoltano mi hanno conosciuto, e tutt’ora mi conoscono, per uno che si siede al piano e, pur non essendo un grande musicista, suona piano e voce. Mi hanno conosciuto per delle condivisioni più morbide ed è per questo che, spesso, prima di un pezzo up time condivido una sorta di spoiler piano e voce. È l’atmosfera che rappresenta un po’ una zona di comfort anche per il mio pubblico, abituato a questo tipo di morbidezza.

Lo stesso pubblico che poi si trova sorpreso da una versione che è molto più carnale e passionale, molto più sudata. Ma è qualcosa a cui da subito ho abituato le persone: volevo che da me si potessero aspettare un abbraccio ma anche una scossa. Una canzone che potesse farli piangere e commuovere ricordando un amore, ma anche una canzone che potesse farli ballare.

Quindi sì, è vero che cambiare spesso è un rischio ma credo nell’evoluzione. E quello che cerco di fare è evolvermi senza stravolgermi, affinché tu possa riconoscermi sempre. Anche se oggi ho la giacca blu e domani metto quella nera: sotto ho sempre la canotta. Posso cambiare delle cose intorno a me però tu mi riconosci sempre. E se io fossi un ascoltatore, come lo sono di molti altri artisti, sarei molto felice e mi attaccherei ancora di più a quell’artista per il suo coraggio di darmi cose nuove.

Nella musica di oggi, e non solo, è una grandissima forma di libertà.
Per fortuna tutte le persone che lavorano con me mi lasciano sempre grande libertà di scrittura e di creatività e sono molto sincere. Se una canzone non gira mi dicono schiettamente che posso tenermela nel cassetto. E nessuno mi ha mai detto di ripetere la stessa cosa solo perché era giusta o ha funzionato in passato. Personalmente, mi sentirei anche di tradire le persone perché per me l’autenticità viene molto prima del risultato, dell’hype e di certe logiche che secondo me vanno contro l’arte e la musica.

Il brano è una celebrazione dell’estate come stagione delle possibilità e degli inizi. Nei tuoi ricordi qual è stata la tua estate più bella, magari anche di quando eri ragazzino o bambino?
Ci sono due o tre estati che ho nel cuore, da bimbo sulle spiagge di Fuscaldo, piccolo paesino in Calabria, insieme ai miei amici napoletani. Da bambino dicevo ‘Arrivano i napoletani’ perché per noi l’estate era quando arrivavano i turisti da Napoli. La Calabria diventa un prolungamento della Campania. Quando arrivavano gli amici, si cominciava con le partite a calcio in spiaggia, il beach volley, i bagni. Facevamo anche il mercatino e le pizze con la sabbia… insomma tutta quella creatività adolescenziale. Un’altra estate che ricordo, poi, è stata durante una mia storia d’amore; eravamo nel pieno. E poi ancora ci sono le estati a Londra, città alla quale sono molto legato e che ho vissuto spesso proprio d’estate.

E l’estate che sogni come sarebbe?
Innamorato, in una casa magari alle Isole Eolie… Potrei dirti Stromboli semplicemente perché è una delle ultime di cui mi sono innamorato. Sì, mi immagino innamorato, su una terrazza affacciata sul mare che scrivo musica nuova. Sarebbe questa l’estate dei sogni.

Tornando a Talete, quanto è stato divertente e impegnativo realizzare il videoclip?
Direi che hai detto le parole giuste, divertente e impegnativo. Divertente perché era da tanto che volevo regalarmi questa opportunità di misurarmi nel ballo. È una cosa che ho sempre fatto nella cameretta e che faccio sempre live sul palco, perché io mi muovo tantissimo. In tanti me lo hanno suggerito e questa volta ho voluto provare a essere all’interno di un videoclip coreografato. Attorno a me ci sono trenta ballerini bravissimi e misurarmi in qualcosa che non è il mio non era affatto scontato.

Credo, però, che tutte le volte che uno si affaccia a qualcosa di nuovo con un po’ di coraggio e leggerezza fa sempre bene. Il risultato finale, poi, lo lasciamo giudicare agli altri ma io sono contento. Mi sono divertito. Poi, ovviamente, è stato impegnativo. Ma quando vedo il videoclip ne sono particolarmente orgoglioso. Si può sempre migliorare, anzi dovrei iniziare a seguire un corso di contemporanea per fare ancora meglio… (sorride, ndr) Però la mia attività principale è scrivere e cantare, tutto il resto è un di più.

Guardando agli ultimi mesi nel pop italiano, molte artiste hanno portato show live con grandi coreografie. Ma finora nessun uomo.
È vero, è una cosa ritenuta più femminile. Spesso, purtroppo, ci diciamo che alcune cose le fanno gli uomini e altre sono loro da donne. Per me è un’idiozia, perché tutti possono fare tutto. Il tema ballo è una roba che parte più dalle donne, e in Italia sono diverse ormai che cominciano a dare uno spettacolo importante e di grande qualità sotto questo punto di vista. Noi uomini su questo siamo stati più timidi, un po’ più tirati. Ma è arrivato anche il nostro momento di farlo.  

Foto di Giuseppe Triscari da Ufficio Stampa

Se ripenso a ‘Ex voto’, Roma era nelle vene di ogni canzone. Oggi che presenza è nella tua vita e nella tua musica a livello di ispirazione?
Roma c’è sempre. Da poco mi sono trasferito a Milano perché era un appuntamento che rimandavo da anni ma ero stanco di fare la spola. Quindi ho voluto mettere una piccola radice anche a Milano, dove comunque sto bene e per il lavoro che faccio dovrebbe essere la casa principale. Però nessuno mi staccherà mai dal Tevere e dal cielo di Roma sia perché credo sia la città più bella al mondo sia perché la trovo particolarmente ispirazionale. Inoltre, le sono particolarmente grato, quindi per me resta casa anche adesso che, per ragioni di lavoro, ho base fissa a Milano. Torno spessissimo nella capitale e il mio rapporto con Roma è assolutamente blindato. Ti posso anche anticipare che ci sarà parecchio in qualcosa che sentirai in futuro, ma non aggiungo di più. Diciamo che sentirai Roma dalla mia bocca.

Milano, invece, ti sta ispirando?
Devo dire che nella scrittura, anche durante la mia spola tra le due città, inevitabilmente Milano mi ha sempre regalato tanto. Un po’ perché accade che scrivo sotto il cielo di Milano ma anche per le relazioni e gli incontri che faccio qui. Le mie canzoni nascono principalmente dalle storie che vivo e dalle persone che mi stanno intorno. Perciò, se la mia vita è principalmente a Roma e Milano vuol dire che le mie relazioni sono in queste città. Quindi il grazie va anche a Milano che ormai da un bel po’ di tempo riesce a ispirarmi e darmi motivo di scrittura.

Ci sono delle zone che ami particolarmente della città?
Devo ancora scoprirla bene ma nei primissimi anni frequentavo molto Porta Romana, poi zona Centrale e Repubblica. Negli ultimi anni amo Porta Venezia: c’è tutta una parte molto residenziale e calma, con delle palazzine basse. Mi diverte tanto il fatto che abbia questa allure di eleganza alto borghese e poi ci sono io che l’attraverso con dei bermuda improbabili, delle felpe con il cappuccio anche bucate o il cappello. Mi piace e mi diverte molto questo tipo di contrasto.

Profilo IG @_aiello__

Dal punto di vista live, che estate ti prepari a vivere?
Ho fatto la scelta di non fare un nuovo tour perché sarebbe stato il terzo senza nuovi album, quindi sulla mia storia fino ad adesso. Sono stato in giro a suonare l’estate scorsa e poi quest’inverno, con due tour molto fortunati che si incentravano sui tre dischi usciti. Farne un terzo su questo racconto non mi andava. E non perché non avrei piacere a cantare o incontrare i miei fan, ma proprio per rispetto nei loro confronti.

Ho quasi una devozione verso il pubblico per cui ho voglia di dare qualcosa di nuovo, di più grande e di più bello. In estate sarò in alcuni appuntamenti di promozione per il singolo Talete nel Centro e nel Sud Italia. E scriverò tantissima musica perché ho in programma un calendario di giornate in studio, dove mi trovo anche ora. La priorità ora è uscire con il disco al quale sto lavorando entro la fine del 2025.

Come procede la scrittura?
Guarda, i tempi sono ancora abbastanza morbidi. ‘Romantico’ è uscito un anno fa e da allora ho già condiviso nuova musica e sto continuando a scrivere, a registrare. Non mi voglio dare troppa fretta, però ovviamente ho voglia di fare musica nuova e di condividerla. Io penso che nel lungo periodo, al di là delle dinamiche che spesso diventano tossiche nell’ambiente discografico, si apprezzi di più chi ha un certo tipo di attenzione e voglia di sperimentare. È la voglia di cambiare abito ma facendosi sempre riconoscere: ripeto, puoi cambiare il colore di una giacca ma tu sai sempre quale sia il tuo stile e la tua cifra. È anche più divertente e interessante vivere la musica così. Pensa se facessimo sempre la stessa cosa, sarebbe una gran noia. Ecco, io vorrei continuare a fare così questo mestiere così fortunato.

Foto di Giuseppe Triscari da Ufficio Stampa