Alex Wyse, tra i 24 talenti di ‘Sanremo Giovani’, ci racconta il nuovo singolo ‘Amando si impara’ in attesa di scoprire il destino di ‘Rockstar’. L’intervista.
Amando si impara è l’ultimo singolo di Alex Wyse che in meno di ventiquattr’ore ha regalato (e si è regalato) una nuova canzone e la partecipazione a Sanremo Giovani. Il giovane talento è, infatti, tra i 24 selezioni dalla commissione per accedere alla fase live, in seconda serata su Rai2 con finalissima il 18 dicembre in diretta su Rai1. Un bel banco di prova che Alessandro si prepara ad affrontare con entusiasmo ma anche con una buona dose di sano realismo, prendendo quel che arriva e facendo tesoro di tutto. Vada come vada. Il brano che potrebbe portarlo sul palco dell’Ariston a febbraio 2025 è Rockstar ma nell’attesa scopriamo insieme Amando si impara.
Il 25 ottobre è uscito il tuo nuovo singolo. Che tipo di canzone è e quando l’hai scritta?
È stata scritta più o meno ad aprile, quindi non è freschissima, ed è nata naturalmente, parlando di cose personali. L’ho scritta con Fabrizio Fusaro e Simone Guzzino, con i quali l’ho finalizzata. Come dice il titolo, parla del fatto che amando si impara e soprattutto del fatto che amando si impara amandosi, che poi è la parte più legata alla terra, all’Africa. Nel mio immaginario, infatti, quell’aspetto ‘di terra’ che collego all’amore emerge collegandosi ai cori di metà canzone.
Quindi, in generale, Amando si impara è stata scritta con molta semplicità, non ho ricercato niente di strano proprio perché volevo rimanere comune. Alla fine conta la semplicità, che fa parte anche dell’amore. Poi ho voluto anche comunicare il non arrendersi: se c’è ancora un filo di sentimento, la possibilità di andare avanti allora non è mai tardi. Anche se è passato poco tempo o se ci conosciamo da una vita, non è mai tardi per ricominciare tutto. Il senso sta tutto qui.
Il testo ha una costruzione interessante, quasi ermetica per quanto lineare. Non ci sono molte parole ma si incastrano e quasi si rincorrono, soprattutto nella parte finale, come in un cubo di Rubik, scomponendosi e ricomponendosi. E a proposito di scomposizione, forse per quella semplicità a cui accennavi, a un certo punto dici anche forse i nostri nomi sono solo lettere / E nulla è scritto. Avete lavorato molto anche su riferimenti legati alla vista e all’udito. Quanto lavoro di rifinitura nella scrittura c’è alle spalle?
In realtà, la canzone nasce tutta senza quella parte di terra che ti dicevo prima, perciò mancante del claim che poi dà il titolo al brano, amando si impara. Quella sezione è stata rifinita in un momento successivo perché, riascoltando, mi mancava qualcosa. Sentivo che mancava un messaggio più forte da lasciare, anche in vista dei live. Volevo una parte da cantare con tutti e che rendesse più grande il concetto di amore che io collego un po’ a quella forza che fa sì che tantissime cose accadono.
Più che altro nella mia vita è così, quindi ipotizzo lo sia anche per gli altri. Volevo sottolineare il fatto che, alla fine, non siamo nulla in mezzo a un mondo gigantesco. E non esiste il tardi se possiamo ritrovare il fuoco e la luce dell’emozione, possiamo sempre riscoprirci. Per tornare al testo, le parole mi sono venute da sé, senza chissà quale ricerca ma appunto collegando questo tipo di emozione al tutto. E alla fine non è stato ritoccato quasi nulla perché era giusta così.
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Il singolo arriva dopo Gocce di limone, il brano estivo, e porta anche musicalmente in un’atmosfera diversa. Quali sono state le suggestioni sonore che hai voluto raccogliere in questa canzone?
Per Amando si impara ho cercato di riportare un senso di terra, molto semplice in modo che il risultato fosse un pop leggero. È come se cercassi di darmi forza da solo, e quello stesso amando si impara alla fine era un mio parlare fra me e me per darmi forza. È un po’ una parte di me che parla all’altra e con questa connessione riesco a comunicare agli altri. Musicalmente c’è molto de Il cerchio della vita, con il sapore di Africa e di terra. Sono le sonorità che volevo riecheggiassero per dare quel tipo di colore ma sempre, appunto, in un’atmosfera leggera e pop.
Da quello che dici mi sembra di capire che quando scrivi il tuo interlocutore sei tu stesso?
Di base sì, ho sempre scritto così fin da Sogni al cielo nel 2019. In tutte le canzoni che sono venute dopo ci sono io che parlo a me stesso, che cerco di dare forza a determinati momenti per superarli. Andando avanti nello scrivere, questo ha fatto sì che tante cose mi sono anche tornate in faccia nel senso che, mettendo tanta emozione dentro le canzoni, ne provavo di meno nelle cose che avevo attorno, nella mia vita quotidiana. Così è nato il mio progetto mentale e artistico sulle canzoni successive come Gocce di limone, Amando si impara e tutte quelle che ho scritto e magari neanche usciranno dalla mia cameretta a casa.
Come per Gocce di limone hai curato anche questo videoclip: da che idea sei partito?
Il concetto di tutto il videoclip ruota attorno alla figura dell’amore, rappresentata da me stesso che incarno quell’emozione nel tentativo di risvegliare le persone senza volto attorno. Non mi seguono nonostante io cerchi di scherzare con loro e non mi assecondano fino a quando, alla fine, c’è un riscontro, un applauso. Lì, poi, io vado via e non ci sono più, ma in realtà non ci sono mai stato come l’amore stesso.
Nel video sono l’amore che cerca di dare un po’ di colore a tutto quello che c’è attorno e che tante volte non viene accolto perché le persone pensiamo sia il momento sbagliato o che non ne abbiano bisogno. Siamo talmente presi dal nostro lavoro che l’emozione passa in secondo piano ma secondo me dovrebbe essere la prima cosa. Prima noi e poi tutto quello che ci piace fare. In fondo amando si impara amandosi: bisogna prima amare se stessi e solo dopo possiamo amare gli altri nel modo più bello.
Il concetto del tempo, come hai ripetuto, emerge più volte nel brano a partire da quel ‘non è tardi’. Senti cha la tua sia una generazione che sente, o teme, di essere in ritardo? Di rischiare di perdersi qualcosa, complici i ritmi veloci dei social?
Probabilmente sì, è come dici tu. Pensiamo alla memoria: oggi ricordiamo molte meno cose perché siamo abituati a vederne così tante… con quel non è tardi volevo sottolineare proprio che quando provi un qualcosa per qualcuno non esiste un’età, come non esiste nella musica e nelle emozioni che possiamo provare. Oggi se andiamo sui social ci innamoriamo ogni cinque minuti e quindi, probabilmente, anche quello ha fatto nascere quel tipo di considerazione.
In pratica Amando si impara è uscito a poche ore di distanza dall’annuncio della lista di Sanremo Giovani che ti vede tra i 24 finalisti. Come l’hai saputo e chi è stata la prima persona che hai chiamato?
Me l’hanno riferito dal management, in Artist First e la prima persona che ho chiamato è stata mia mamma perché sapevo che avrebbe ingigantito tutto (sorride, ndr). Per lei qualsiasi cosa io faccia è grandissima e quindi avevo un po’ bisogno di sentire quella sua felicità. Sono contento ma, come dico sempre, non voglio aspettarmi niente. Non mi sono mai aspettato niente da nessuno e ho sempre fatto tutto un po’ come arrivava. Prendo le cose come arrivano e non mi aspetto niente.
Ovviamente mi piacerebbe arrivare su quel palco però, se non andasse in porto, non è una cosa che non accetterei. È come va la vita, ci sono cose positive e c’è il momento giusto ma c’è anche la cosa sbagliata, quindi accetto tutto. Sono contento di ì fare parte di Sanremo Giovani e sarò contento delle canzoni che verranno così come del percorso fino adesso.
Come hai scelto il brano Rockstar e come è stato affrontare le audizioni?
Sulla canzone, penso sia sempre stata la mia prima scelta. Alle audizioni ero sicuramente in ansia, come tutti gli altri, perché volevo presentarmi nel modo migliore però sempre non aspettandomi niente in generale. Penso sia più semplice fare le cose con questo approccio e io ho sempre fatto tutto essendo me stesso.
Immagini da Ufficio Stampa