Il nuovo singolo, l’empowerment femminile e l’importanza di amare se stesse: la nostra intervista a Baby K.
Si intitola Fino al Blackout il nuovo singolo di Baby K, di cui l’artista ha firmato testo, musica e coproduzione. Non che la cantautrice sia nuova all’esperienza di mettere le mani nelle sonorità dei suoi brani, ma forse – per la prima volta – qui si è resa assoluta protagonista della ricerca del sound. «Normalmente, quando incontri un produttore, ti chiede in che mood sei e io rispondo con alcuni spunti. – ci dice Baby K – È vero che ho sempre messo un po’ bocca sulla produzione, ma questa volta ci siamo seduti insieme, ci siamo divertiti e ci siamo fatti guidare dalla musica. Non ho curato solo l’arrangiamento, ma proprio la produzione in tutto e per tutto».
A livello sonoro, Fino al Blackout nasconde di fatto qualche sorpresa. Come una citazione a Raffaella Carrà e alla sua A far l’amore comincia tu. Il tutto arricchito dal video (diretto da Matilde Composta e prodotto da Borotalco Tv) che – per Baby K – «dà senso a questo brano». «Non ho citato a caso la Carrà. – ci dice poi – Sono rimasta folgorata dal suo documentario. Ho avuto anche la fortuna di conoscerla in trasmissione a The Voice. Questo brano e il relativo video ci fanno capire che, quando si arriva al blackout, possiamo scegliere chi vogliamo essere. Ho voluto ricordare i miei vecchi video, come Primo Round, e descrivere il potere di una donna quando sa chi è e quando si ama per davvero».
Baby K e il tema (in musica) dell’empowerment femminile
Il tema dell’empowerment femminile è del resto sempre stato molto caro a Baby K. «Oggi i racconti sull’empowerment sono tanti, ma ai tempi di Femmina Alfa non li faceva nessuno. – continua l’artista – Bisogna non banalizzare il tema. Nel video si vede che mi bacio allo specchio e che faccio l’amore con me stessa: nei momenti bui devi essere il tuo pilastro». Una consapevolezza arrivata anche dopo un lavoro (umano) su se stessa: «Sono tornata a me stessa – precisa infatti – e al potere di una donna consapevole e indipendente. Per arrivarci, però, devi saperti amare. Anche perché noi donne siamo sempre più criticate rispetto alla controparte maschile. Non mi piace contrapporre i due sessi perché è un racconto che non fa bene a nessuno e perché anche le donne sanno essere cattive. Tuttavia, per arrivare alla forza, si deve ripartire dall’amore per se stesse».
Da sempre (e anche per merito di successi globali) Baby K ha visto affiancata a sé la parola tormentone. Eppure, ad emergere nella sua discografia è piuttosto una gestione precisa del ritmo che regala ai suoi brani una motivante arroganza. «Capisco che in questi tempi veloci e con 3000 informazioni che arrivano agli utenti ogni secondo, la speranza è sempre che qualcuno di meno distratto ci arrivi. – ci dice in proposito – Io ho sempre la mia missione: chi schiaccia play e ascolta la mia musica, deve sentirsi per tre minuti la persona più figa sulla faccia della Terra. Anche nelle canzoni più leggere e estive, c’è sempre un messaggio di liberazione». Nel caso specifico di Fino al Blackout, il testo è un po’ «come quando dici all’amica tua Preparati che stasera andiamo in trincea». «È un concept che va al di là del rossetto. – ci dice Baby K – Per assurdo, l’altra faccia della mia trasgressione arriverà quando farò una cosa molto morbida. Non a caso, le mie canzoni hanno sempre molto ritmo perché ti danno carica».
«Amarsi non è facile»
Se il messaggio è chiaro, vien da chiedersi quale percorso abbia portato l’artista a questa consapevolezza. «Amarsi non è facile. – ci spiega – Sono molto autocritica e non è un lavoro semplice, ma a livello personale ci ho lavorato. Ho voluto ripartire dalle mie intuizioni e non ascoltare gli altri: un conto è farlo avendo paura di sbagliare e di deludere le aspettative, un altro è dire che non sarò schiava del mio meccanismo. Io sono il mio meccanismo».
Il video a Villa Atelier
La location scelta per questo video è una delle ville più belle del nostro paese, Villa Atelier. Si trova a Polpenazze sul Lago di Garda e fu progettata nel 1972 dall’architetto Maurizio Betta. L’opera di architettura brutalista è caratterizzata dall’uso di un tetto giardino, di brise-soleil, ed una piastra nervata con colate monolitiche di cemento armato a vista. «È stato bellissimo. – dice Baby K – È un video diverso, incentrato molto su di me e con pochi fronzoli. In un ambiente brutale e strutturato, mi destrutturo lavandomi e tornando alla mia essenza. Ho citato Primo Round che è un mio vecchio video: chi è fan, vedrà un ritorno agli albori. Una donna, quando è sola, è l’apice della sua espressione e si libera. Ci sono anche i dobermann: sono una metafora di quanto possa essere forte e veramente una potenza la sessualità di una donna».
Una donna, quando è sola, in fondo è guerriera. «Mi ha sempre dato molto fastidio quando ascoltavo queste donne che in musica erano vittime. – conclude Baby K – Ne parlo in Sparami. Non siamo vittime, io vedo molta forza. Nel video c’è il potere: torno guerriera da sola».