Erika Vikman, rappresentante finlandese all’Eurovision con la sua ‘Ich Komme’, si racconta: la nostra intervista.

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Sarà tra i protagonisti dell’Eurovision – dal 13 al 17 maggio a Basilea (Svizzera) – in rappresentazione della Finlandia: Erika Vikman – con il brano Ich Komme – non solo è già tra i favoriti della competizione, ma reputa il palco europeo importantissimo, soprattutto per il messaggio di empowerment di cui si fa portavoce. «Sono emozionata – ci dice durante la sua permanenza milanese – sto aspettando il momento in cui andrò a Basilea e mi esibirò. È molto importante perché penso che il mondo stia diventando un po’ troppo conservatore. L’espressione delle donne e della sessualità non è facile in questo momento».

«Penso – aggiunge – che sia molto salutare che ci sia un’artista come me, che va sul palco e canta un brano sull’orgasmo femminile. È come se mi riappropriassi del mio potere: nessuno mi controlla, nessuno mi chiede di fare quello che vogliono». In realtà, qualche protesta – da parte dell’EBU – c’è stata.

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«Ci è stato detto – dice Erika Vikman – che la mia esibizione è eccessiva e che dobbiamo attenuarla. Se il mio outfit fosse stato lo stesso dell’UMK, non sarebbe andato sul palco dell’Eurovision. Non posso rendere me o la mia espressione meno eclatanti. Dato che a loro non piaceva neanche il mio vestito perché era un po’ troppo sexy, abbiamo messo un po’ più di tessuto per coprirmi il culo. Se va bene e possiamo fare la mia esibizione, siamo felici». E aggiunge: «Su quel palco abbiamo visto molti artisti pop con vestiti molto corti, un sacco di natiche, ma ora le regole sono un po’ cambiate. Devo coprirmi un po’. Ho pensato Ok, possiamo farlo perché non è così grave. Tuttavia, il problema è più grande di così».

A partire dall’idea supposta che una donna sia sexy in funzione di chi la guarda. «C’è chi pensa – dice infatti Erika – che le donne vogliano essere sexy davanti agli occhi degli uomini. Ma io mi sento bene e sono molto fiduciosa quando indosso questi abiti sul palco. Mi diverto. E comunque sarò molto sexy, la mia sensualità non dipende dal tessuto, ma dall’atteggiamento e dal potere che provo. Ich Komme parla di questo in fondo».

Grande amica di Käärijä (che le ha consigliato di «non fare tutto quello che la gente chiede» onde evitare un burnout), la musica di Erika Vikman parla proprio di libertà di espressione. Da Cicciolina all’album di debutto omonimo, passando per successi come Syntisten pöytä e Ruoska, Tääl on niin kuuma e Huonoja ideoita, l’artista mescola nelle sue canzoni «i suoni che mi piacciono. Mi piace la musica degli anni ’80, il rock, la disco e l’italodisco. Cicciolina, ad esempio, era una canzone che mischiava musica anni ’80 con l’italodisco e la disco finlandese».

E sui temi, Erika sottolinea che il suo intento è sempre quello di «dire qualcosa di più forte del semplice Oh, mi sono innamorata e ci siamo lasciati perché abbiamo così tante canzoni così. Voglio piuttosto dire Puoi essere quello che sei, puoi aprire le catene della vergogna intorno a te o Non giudicare gli altri».

Infine, chiediamo a Erika Vikman cosa ne pensa di Lucio Corsi, rappresentante dell’Italia all’Eurovision. «Sono diventata una grande fan di Lucio Corsi, penso che sia un artista molto personale e che abbia uno stile bellissimo. – ci risponde – È come una superstar ai miei occhi, quindi non vedo l’ora di incontrarlo. A dire il vero, gli ho mandato come DM su Instagram ma non l’ha visto. Va bene, aspetto di incontrarlo a Basilea».

Foto: Shutterstock/Warner