Nel 55° anniversario dalla sua pubblicazione il brano di David Bowie vede la luce nell’interpretazione di Alessandra Celletti.

Prosegue l’infinito viaggio onirico e sonoro, ma anche calato nella contemporaneità, di una delle più importanti esponenti del panorama sonoro minimale italiano ed internazionale. Ogni sua uscita suscita interesse e affascina per tematiche e soluzioni sonore diverse e sempre particolarmente ispirate. In questo caso Alessandra Celletti ci porta in un viaggio sonoro e visivo che richiama la fine degli anni Sessanta, rievocando l’atmosfera sperimentale e creativa di quel periodo. La performance è volutamente intima e minimalista.

Riflette lo stile di Warhol che, dietro la semplicità, nascondeva una riflessione su immagine e superfici, dando significato anche ai dettagli più comuni. «David Bowie è uno dei musicisti che più amo. – spiega la pianista – Non solo per le sue canzoni ma anche per tutto ciò che rappresenta e soprattutto per la sua libertà artistica. Letter to Hermione è una delle prime canzoni che ha composto, e sicuramente non una delle più famose. Tuttavia su di me esercita un grande fascino per quella profonda emotività e per il fatto di raccontare una sua storia molto intima e personale».

Il nuovo brano di Alessandra Celletti

Il brano anticipa l’uscita del nuovo lavoro, Stop femicides. Un disco coraggioso dove Alessandra Celletti affronta il tema del femminicidio attraverso lo sguardo inedito della sua musica. Il primo album in cui si propone come cantante interpretando canzoni iconiche, amate in tutto il mondo, che portano nel titolo un nome di donna. Letter To Hermione è una gemma incastonata nella raccolta, resa ancor più preziosa dalla ricorrenza del 55° anniversario della sua pubblicazione il 14 novembre 1969. Bowie la compose per Hermione Farthingale, una ballerina e attrice che incontrò nel 1968 e con cui ebbe una relazione sentimentale importante.

Lei però lo lasciò per trasferirsi in Scandinavia per lavoro. Una rottura dolorosa che lo influenzò profondamente, portandolo a scrivere questa canzone come una sorta di addio e riflessione sui sentimenti che provava per lei. Non l’ha uccisa, ma le ha dedicato una lirica che l’ha resa immortale. «Nel mio arrangiamento ho cercato di evidenziare soprattutto il tono malinconico e riflessivo. – continua Alessandra Celletti – La vulnerabilità di un artista che cadde sulla Terra. Forse Bowie mi piace così tanto perché anche io a volte mi sento un essere indefinito caduto su questo strano pianeta. Un’aliena che ha fatto fatica ad ambientarsi ed orientarsi e che però, grazie alla musica, ha potuto trovare una strada costellata di suoni». Il video, girato interamente con un telefonino, ricorda le produzioni semplici dell’epoca, dove i pochi mezzi tecnici erano compensati da una forte ricerca espressiva. Ispirandosi all’estetica di Andy Warhol, il regista Dario Zaid crea un mondo in cui spontaneità e immediatezza diventano strumenti per trasmettere emozioni profonde.