Tornata da qualche settimana con il nuovo singolo Sottosopra (Woodworm Publishing under exclusive license to M.A.S.T./Believe), Malika Ayane già guarda alla prossima stagione live. L’artista ha, infatti, annunciato il tour autunnale nei teatri ma non rinuncia a qualche appuntamento dal vivo durante l’estate. Scritto e composto dalla stessa Ayane con Andrea Bonomo e Pacifico, e prodotto da ESTREMO, il brano dalle sonorità elettroniche è allo stesso tempo meta e inizio di un nuovo percorso. Ce lo racconta la stessa Malika.
Qual è stato il viaggio, artistico ma anche personale, che ti ha portato a Sottosopra?
Ho inaugurato l’estate ad aprile ma non è stata un’ottima idea visto com’è andata questa tarda primavera dal punto di vista climatico… (sorride, ndr). Il viaggio che ha portato a questa pubblicazione è stato uno di quelli in cui si ha probabilmente una mappa immaginaria, fatta di brani, da cui si decide dove andare. Senza né enormi aspettative né un particolare atteggiamento viscerale e pasionario. Sottosopra è un brano che abbiamo scritto con Pacifico e Bonomo ormai due anni fa, in questo periodo.
Ricordo che faceva un caldo tremendo ed è nato insieme ad altri pezzi. Da lì, abbiamo continuato scrivere altra roba e in due anni ne abbiamo raccolta veramente tanta. Quindi, al momento di scegliere che cosa pubblicare, abbiamo fatto una scelta collettiva pensando a che cosa potesse essere giusto. E credo che la più grande fortuna, la cosa più bella di quest’ultimo periodo, sia stata proprio non avere un solo brano su cui puntare. Semplicemente abbiamo rimesso un punto con grande naturalezza e serenità. Quindi, direi fin qui tutto bene.
Che cosa ci racconta della Malika – donna e artista –, del suo modo di affrontare la vita?
Diciamo che il nocciolo del contenuto di questo brano è, più la presa di coscienza, la messa in pratica di come non necessariamente tutto quello che capita nella vita è vitale. Che sia una relazione con qualcuno, un viaggio, qualsiasi cosa. Semplicemente molte volte le cose non sono interessanti e va bene lo stesso, nel senso che proprio la vita è fatta di momenti in cui le cose vanno bene e momenti in cui le cose non vanno per niente. Anzi, se possono andare malissimo lo faranno e lo faranno tutte insieme.
Quindi, come non bisogna entusiasmarsi troppo se le cose vanno bene, ugualmente non bisogna stare a disperarsi se vanno male. Perché non serve a nulla. Bisogna semplicemente andare in apnea, appunto andare sotto, quando non c’è l’ossigeno e gestire bene quello si è risparmiato. E devo dire che anche gli entusiasmi veri hanno un sapore più bello quando impari a vivere e a lasciare andare.
Ho imparato a andare sotto se l’aria non c’è, e intanto ballo ancora è un po’ il cuore del brano. In quell’intanto c’è tutto, la capacità di sopravvivere, la resistenza. È essere a fuoco, in equilibrio dinamico. Cosa significa per te?
L’hai detto benissimo dentro la domanda, il succo è proprio lì. Se dobbiamo metterci veramente a pensare a tutto il resto perdiamo un sacco di tempo. Invece, andiamo avanti e viviamocelo con il nostro tempo e il nostro passo, nella nostra direzione. Questo tempo limitatissimo e, senza voler cadere in un moralismo facile, siamo anche nati un posto di gran lunga migliore rispetto a tanti, a troppi, sotto tanti punti di vista. Quindi, di fronte ai pesi esistenziali che a volte non sono neanche tali cerchiamo di metterci la nostra resistenza basata su una leggerezza che non è per niente superficiale.
E qual è il tuo punto di equilibrio?
Accettare il disequilibrio, perché è l’unico modo. Poi, ecco, secondo me, è anche un po’ questione di culo nel senso che a un certo punto ti deve arrivare qualcosa che controbilanci la pochezza di certe cose. Non sempre c’è da controbilanciare solo qualcosa di negativo, a volte è solo qualcosa di vuoto e di insulso. È non combattere con la quotidianità nella consapevolezza della nostra finitezza, e serve anche della fortuna in queste. Ma poi, bisogna fare tesoro della propria esperienza al mondo. E io non io non rinuncio al sogno, non rinuncio al mio essere emotiva, non rinuncio allo stupore che pretendo da ogni cosa. Insomma, non per tutto vale la pena combattere.
Da mamma di una giovane donna, rispetto al mondo in cui viviamo che sembra fare di tutto per farci perdere l’equilibrio, che cosa ti fa più paura?
La brutalità degli esseri umani. Vivendo in una metropoli mi rendo conto che tanti drammi che succedono intorno a noi e che ci commuovono visti dalla nostra distanza, tendiamo in qualche modo a rifiutarli o a esserne indifferenti. Quindi, mi fa molta paura il fatto di diventare che stiamo diventano creature così distaccate, e penso alle persone che vivono per strada che magari hanno semplicemente una sfortuna nel proprio quotidiano. Persone che sono arrivate con un flusso migratorio e sono scappate da un conflitto… Tante volte neanche ce ne accorgiamo più perché ne siamo addirittura assuefatti ma sono tendopoli intere a due passi dai nostri aperitivi.
Ecco, quell’indifferenza mi fa paura anche perché non può che diventare il nido della violenza che si scatena in queste persone. Onestamente, se nessuno si prende cura della salute – sia fisica che mentale di una persona che sta tutto il giorno a vagare per una città – poi non ti puoi sorprendere che possa avere delle reazioni anche bestiali. Questo mi fa molto paura perché dipende tutto da noi. Andiamo a commuoverci vedendo il film di Garrone (Io Capitano) ma appena passiamo vicino alla stazione non ci facciamo quattro domande su come potremmo intervenire perché questa situazione non sia sempre sotto i nostri occhi.
In che misura Sottosopra anticipa il tuo prossimo percorso / singoli o album nell’approccio e nelle atmosfere?
Secondo me siamo, per la prima volta, nella situazione in cui un mio album sarà veramente composto di tantissime cose diverse. Per quanto non abbia mai fatto un disco fortemente tematico da un punto di vista musicale, questa volta riconosco proprio come ci sia un’attenzione molto particolare da parte mia alle parole. Non solo per poetica ma proprio di definizione di qualcosa di più esistenziale. Sarò una narrazione molto personale e super introspettivo, per cui non ho idea di come suonerà e di come riuscirò a far stare insieme tutte le canzoni. Però è stimolante.
Hai annunciato un tour nei teatri per il prossimo autunno, hai già iniziato a pensare a come costruire lo spettacolo? Come lo immagini?
Lo sto pensando molto essenziale e vorrei che non durasse più di un’ora e 40, massimo 2 ore. È il tempo giusto per non annoiare le persone. Vorrei ripercorrere questi 15 anni di musica e anche da qui arriva l’idea di non pubblicare subito l’album. Con me ci saranno i musicisti che mi accompagnano da tempo mescolati insieme in modo da lavorare molto su un suono che potrebbe essere poi quello che andremo a mettere dentro il disco con degli equilibri tra l’acustico e l’elettronico. Sarà divertente e non vedo l’ora perché, in fondo, il tour è la mia parte preferita.
In attesa dell’autunno, ci sarà qualche live in estate?
Sì farò dei giretti, niente di ufficiale ma dato che ci sono un sacco di posti molto belli in Italia che organizzano festival, finirò col fare qualche concerto probabilmente in trio tra albe e tramonti. Quelle cose che piacciono a me: invece di andare in vacanza mi diverto più così.
Il tour nei teatri di Malika Ayane
Questo autunno Malika Ayane si esibirà dal vivo con dieci appuntamenti nei teatri in un tour prodotto e organizzato da Friends&Partners. Ecco le date:
- 10 novembre – Trento, Auditorium Santa Chiara
- 13 novembre – Torino, Teatro Colosseo
- 15 novembre – Milano, Teatro Dal Verme
- 16 novembre – Mestre (VE), Teatro Toniolo
- 18 novembre – Bologna, Teatro Celebrazioni
- 23 novembre – Spoleto (PG), Teatro Nuovo Menotti
- 27 novembre – Firenze, Teatro Puccini
- 29 novembre – Senigallia (AN), Teatro La Fenice
- 30 novembre – Roma, Auditorium Parco Della Musica
- 3 dicembre – Napoli, Teatro Augusteo
Foto di Attilio Cusani da Ufficio Stampa