Il 2023 di Olly è stato un anno intenso. Dal palco dell’Ariston guadagnato con Sanremo Giovani a un tour che lo ha portato live per tutta l’estate e oltre. Ora, per l’autunno, il giovane artista torna con un nuovo singolo – A Squarciagola, in radio e digitale – e ha in serbo un ultimo show al Fabrique di Milano il prossimo 10 dicembre. E se più di un brano inedito è già in caldo, Olly vuole concedersi il tempo delle cose fatte per bene, un passo alla volta. Per non essere una meteora destinata a bruciare in fretta.
Raccontami, intanto, che periodo stai vivendo considerato che dallo scorso marzo sei sul palco con il tour.
Eh sì, esatto, c’è stato solo un mesetto prima dell’estate di preparazione. Abbiamo fatto un bellissimo tour, anzi avrei fatto anche di più di date se ce ne fosse stata la possibilità. Mi sento carico come al solito anche se mi metto un po’ il bastone fra le ruote. Ma sono fatto così, è la mia natura e tutto sommato mi sento bene.
Bastone fra le ruote, perché?
Nel senso che tendo a frenarmi un pochino, mi metto in dubbio tanto cosa che è utile perché ti permette di fare passi avanti ma alle volte ti blocca quando non ce ne sarebbe bisogno. Credo che crescendo inizierò a essere anestetizzato al riguardo o, comunque, ci farò il callo quindi diventerà un meccanismo normale. Mi rendo conto, però, che ogni tanto – penso succeda a tutti gli artisti – mi sento incapace, nel buio, e temo che non riuscirò più a fare quello che ho fatto. Insomma, nella testa girano mille discorsi tendenzialmente infondati perché, poi, non c’è nulla di vero.
Intanto, abbiamo il Fabrique a dicembre e poi questo mese è dedicato alla promozione del brano. Poi per l’anno nuovo vedremo, cis sono riunioni in programma in cui decideremo come procedere. DI sicuro la musica c’è, e questa è la grande costante di Olly e JVLI. L’importante è che ci sia quella, il resto poi sono conseguenze. Chi vivrà vedrà.
A proposito del nuovo singolo, A Squarciagola, quando è nato?
Ero in vacanza con i miei amici in Sardegna, dopo tanto tempo che non ci andavo tra l’altro, quindi avevo addosso tutte le esperienze più recenti. Davanti al Golfo del Pevero, bellissimo e con una vista incredibile, JVLI si è messo a suonare e io ho conciato a scrivere prendendo qualche appunto su un quadernetto. Quindi, ce la siamo portata a Milano e l’abbiamo messa a posto chiamando anche un violinista che è stato fortissimo, ha fatto veramente un bellissimo intervento. Nel complesso, è nata e cresciuta in un mesetto.
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Qual è lo stato d’animo che fotografa il brano?
È un po’ la sensazione del dover essere felice a tutti i costi, proprio come deve fare la mascotte: chi indossa quella maschera deve mostrarsi felice ma, sotto, dubito che lo sia davvero. Lo penso perché anche io l’ho indossata, quindi posso capire cosa vuol dire ricoprire quel ruolo per tutto il giorno. Per molti aspetti, quello stato d’animo mi rappresentava, è il non capire come mai non si riesce a essere totalmente soddisfatti o sereni nonostante sia tutto bellissimo e non ci sia nulla di cui lamentarsi.
Se ripensi a un anno fa circa, quando ancora doveva arrivare la finale di Sanremo Giovani e l’Ariston che cosa ti viene in mente d’istinto, considerando il percorso di questi mesi?
Guarda, ti dico, ho vissuto Sanremo spaventato ma gasatissimo quindi in realtà ho solo dei bei ricordi. Tra l’altro A Squarciagola esce esattamente un anno dopo quello Fammi morire e fra qualche giorno sarò sul palco del Fabrique. In un anno ho affrontato tutti gli step a Milano: l’Apollo, l’Arci Bellezza, poi i Magazzini Generali e infine il Fabrique. Quindi c’è stata un’ascesa repentina cosa che tra l’altro non è da me perché ho sempre fatto le cose con molta calma. Fortunatamente non è esplosa nessuna meteora e abbiamo la possibilità di continuare a lavorare con calma per ottenere dei bei risultati nel tempo.
Un anno, quindi, vissuto con l’acceleratore…
Ho sempre lavorato all’opposto e, per quanto possa sembrare che non sia così, io mi sento molto fuori dal coro rispetto a quella che è la tendenza di oggi. È proprio una mia scelta cosciente quella di continuare per la mia strada… So che ci sono brani che potrei fare per funzionare di più ma non è la mia roba, quindi faccio il mio. Per dire, avrei potuto pubblicare un altro pezzo in cassa dritta, quello è il mio giardino e non vuol dire che non ne farò più, però ho bisogno anche di far vedere che c’è dell’altro. Credo sia giusto procedere per gradi, indorando un po’ la pillola piuttosto che arrivare a schiaffo. E, secondo me, A Squarciagola era il pezzo giusto da dare adesso e sono già molto felice della risposta che sto avendo dai fan. Stanno proprio apprezzando la canzone e onestamente non me l’aspettavo.
In questi mesi così intensi, su e giù dai palchi, come sei riuscito a coltivare il tempo per le amicizie e le persone care? Quanto spazio personale hai dovuto sacrificare?
Ti dico solo che mio padre ha fatto gli anni il 3 ottobre e solo in questo inizio novembre riesco a scendere per dargli il regalo. Questo per farti capire… la famiglia è la parte che più mi manca e, purtroppo, ho perso tanti momenti di condivisione con loro. Non può che essere così: vivo in un’altra città, abbiamo stili di vita differenti e quindi ci sentiamo quando si riesce. Per quanto riguarda gli amici, invece, devo dire che sono molto fortunato perché vengono spesso a trovarmi e insieme facciamo casino in casa. Mi fa troppo piacere averli qua con me. In fondo, Milano e Genova non sono poi così lontane, ho vissuto ben più distante e stavo molto peggio di quanto non stia.
In merito al videoclip di A Squarciagola, invece, cosa mi racconti?
È bellissimo (sorride, ndr) e ti potrei raccontare un sacco di aneddoti a partire dal fatto che l’ho organizzato in un parco giochi e io patisco le giostre. Quindi, alla fine sono stato davvero male… abbiamo girato tutto in un giorno e credo sia venuto fuori bene. È stato difficile per me interpretarlo ma sono felice di come è uscito: per la prima volta non dovevo fare un video comico ma ho interpretato un altro lato di Olly. Che c’è ma non l’avevo ancora mostrato in questo in questi panni. Alla fine, questo video vuole proprio lasciare un senso di vuoto e vorrei che la gente desiderasse vederlo più di una volta proprio per come è fatto.
Lo definiresti disturbante, quindi?
Sì, insomma faccio la mascotte e sono un ragazzo un po’ sfigato e triste a cui succederanno un po’ di cose fino ad arrivare all’apoteosi finale su una giostra. Un momento tristissimo soprattutto se sei vestito da peluche.
In questo momento, quanta nuova musica hai già nel cassetto?
Per me non esiste un periodo in cui si scrive e un periodo in cui non si scrive. Per me è sempre periodo di scrittura quindi abbiamo lavorato tantissimo e, quantitativamente parlando, un disco ci sarebbe già. Qualitativamente, invece, ho bisogno ancora di tanto tempo per capire dove sto andando, come dico in A Squarciagola. Voglio capire qual è il viaggio e non voglio avere fretta sull’uscita di un nuovo disco. Di sicuro ci saranno dei singoli ma per un album completo serve tempo. Sono d’accordo, come ha detto Caparezza, che il secondo album è il più difficile nella carriera di un artista. Per questo, voglio farlo bene, senza troppi pensieri o sovrastrutture, e dando qualcosa di più rispetto al primo. Che senso avrebbe altrimenti?
Senti più la responsabilità verso te stesso o verso il pubblico?
Verso me stesso, verso il pubblico no nel senso che ho scoperto di avere un pubblico che, anche se non magari non capisce subito, non mi abbandona. E mi ascolta una seconda volta perché sa che se faccio uscire qualcosa c’è un motivo. Non ho paura del loro giudizio in questi termini, è più una questione mia personale. Voglio di fare un disco all’altezza di quello che ho da comunicare perché da sempre penso tanto e quindi so di poter articolare i miei pensieri in un modo intenso.
E per il Fabrique come ti stai preparando?
Sarà qualcosa di diverso, così come ho fatto in ogni occasione davvero importante: tipo a Genova, che è casa mia, e ai Magazzini Generali, i miei primi sold out. Per forza, quindi, l’ultimo show del nostro tour deve essere un level up perché non voglio dare lo stesso show alla gente che torna a vedermi. Anche perché ho la fortuna di avere una fanbase che, per quanto di nicchia, è molto affezionata e quindi conosce già il mio concerto. Cosa che non è per nulla scontata.
Foto da Ufficio Stampa