‘L’ideale’ è il nuovo progetto discografico di Patrizio Trampetti, che in questo lavoro propone un viaggio alla ricerca della nostra identità nel momento storico in cui viviamo. La ricchezza musicale e poetica dell’album porta l’autore all’esigenza di sintesi del suo percorso, tra i colori della musica popolare e le melodie della canzone d’autore. Così, tra omaggi, citazioni e collaborazioni, Trampetti riscopre ideali che non passano mai di moda, a partire dall’impegno sociale.
E proprio nello scegliere il nome del suo nuovo album, Patrizio Trampetti ci ha messo cuore, un po’ come nel dare nome a un figlio. Al centro, dunque, gli ideali in modo da mettere in discussione una certa dittatura della mediocrità a cui ormai siamo assuefatti. Una reazione alla canzone fast food con cui l’artista ridà nobiltà alla forma canzone riempiendola, come fosse una sacca, di contenuti.
“Questo disco è dedicato a mia madre”, spiega Trampetti, “che mi ha cresciuta da sola avendo perso mio padre che ero un bambino. Nata in un paesino oltre Eboli, dove Cristo non si è mai fermato. Mia madre ha vissuto un’infanzia e una giovinezza quasi segregata. Non poteva uscire, neanche continuare gli studi, questa era la dura lex dei padri/padroni del profondo Sud dei suoi tempi. L’unica cosa, adorava cantare e così una volta scappata a Napoli, avendo avuto un figlio e sentendo la sua voce, ha invogliato me a farlo. Questo era il suo ed anche il mio ‘ideale’.”
LEGGI ANCHE: — ‘Antonia’, il cast: «Crisi generazionale raccontata con ironia»
L’omaggio a Luigi Tenco
Il primo estratto del disco è Ciao Luì e nasce da una collaborazione insolita ed emozionante con Claudia Gerini. La celebre attrice italiana si cimenta nel canto in un brano sotteso tra italiano e napoletano. E i ruoli di questo dualismo sono a loro ribaltati, per cui il paradosso è che la cantante romana si lascia andare al partenopeo, e il cantautore napoletano si concede in massima parte all’italiano.
Una danza cantautorale bagnata da arrangiamenti e assolo di sax jazz. E qui c’è la chiave per capire l’omaggio che si cela sin dal titolo del brano perché Tenco proviene dal jazz, il che non è certo casuale. Il singolo è accompagnato da un videoclip con la regia di Lorenzo Cammisa.
Foto da Ufficio Stampa