Nati agli inizi degli anni ’70 da Simon Jeffes, The Penguin Cafe sono un curioso ensemble britannico che – tra suoni classici, folk ed atmosfere new age – hanno conquistato il mondo intero, una rappresentazione dell’universo creativo ispirato ai sogni di Simon. Questo mondo musicale meraviglioso tacque in gran parte quando morì il suo fondatore, all’età di 49 anni, nel 1977. Tredici anni dopo, il figlio Arthur ha riportato in vita l’iconico collettivo dietro il nome di Penguin Cafe, suonando la musica di suo padre e scrivendo nuovi brani, senza mai allontanarsi dal concetto di folklore immaginario.
A due anni da Matter Of Life..2021, la rivisitazione del disco pubblicata in occasione del suo decennale, Penguin Cafe sono pronti a tornare con Rain Before Seven.., il quinto album di studio in arrivo il 7 luglio su etichetta Erased Tapes. Ad anticipare il disco, il primo singolo, In Re Budd, di cui Arthur Jeffes afferma: «Questo è stato il primo pezzo che abbia mai scritto sul balafon, ed il giorno in cui lo stavo registrando ho saputo della morte di Harold Budd. Non l’ho mai incontrato ma ho sempre amato il suo lavoro e ho sentito che l’incongruenza del brano non sarebbe stata affatto inappropriata per una dedica».
Un senso di ottimismo spensierato infonde Rain Before Seven…. Il titolo del disco arriva da un antico proverbio meteorologico che allude a un lieto fine, indipendentemente dalla scienza, va bene prima delle undici. Arthur Jeffes, leader dei Penguin Cafe, ha trovato questo proverbio in un libro, un po’ in disuso negli ultimi anni, ma descrive i modelli meteo inglesi che arrivano dall’Atlantico. «Stilisticamente, è davvero soddisfacente tornare a ritmi e strumenti gioiosi» afferma Arthur, che ha ben tenuto in mente il debutto del collettivo di 12 anni fa quando ha scritto il nuovo album.
Il diario sonoro dei Penguin Cafe
«Quando ho iniziato a comporre, mi sono reso conto che avevamo smesso di usare un bel po’ delle trame che ci contraddistinguevano all’inizio, elementi che erano presenti anche nelle cose di mio padre. Ci sono molti balafon e trame provenienti da ogni parte del mondo, musicalmente e geograficamente: ukulele, cuatros e melodica» prosegue Arthur. Diventa chiaro ascoltando Rain Before Seven.. che i temi esplorati trascendono le semplici chiacchiere meteorologiche. In un certo senso, è un diario sonoro scarabocchiato da sotto il parapetto, in attesa che il pericolo si plachi. Come molti di noi, Jeffes si è trovato in isolamento nel 2020, trascorrendo molto tempo nella casa di famiglia in Toscana, un convento convertito acquistato una ventina di anni fa con sua madre, la celebre scultrice di pietre Emily Young.
E così i titoli dei brani si riferiscono spesso a questo periodo. Se Simon Jeffes ha avuto un approccio eccentrico, rendendo straordinario ciò che era minimalista, incrociandolo con ritmi pop e dell’Africa orientale, rendendo emotivamente coinvolgente qualsiasi strumento sfiorasse, ancora oggi Arthur mantiene l’impegno di portare avanti la musica di suo padre, eseguendo anche nuovi suoni ma mantenendo lo stesso mondo sonoro. Incoraggiati da Robert Raths, co-produttore e fondatore di Erased Tapes Records, gli elementi ritmici di Rain Before Seven.. non sono mai stati più in primo piano di così, tendendo a volte anche all’elettronica. Con un’esotica esuberanza ritmica il disco è, nel complesso, sperimentale e giocoso.