Dopo la firma con Columbia Records, i Voga si sono fatti conoscere al grande pubblico con due singoli: l’apripista Niente di personale – un manifesto, come lo definisce il duo – e Io e Te, uscito il 20 gennaio. Proprio di Io e Te, nei giorni scorsi, Enrico Esposito e Lorenzo Biscione hanno pubblicato una nuova versione, più intima e acustica. «Quest’anno – scrivono i due sui social a corredo del video – ci ha fatto capire che la paura di sbagliare fa più danni di un errore commesso ed è per questo che ripartiamo da qui».
«Non è che sui social siamo freddi, ma non ci esponiamo troppo. – ci dicono i Voga – Li usiamo solo per pubblicare la nostra musica. Visto che è stato un periodo particolare per tanti motivi, ci siamo resi conto che molte cose non le abbiamo fatte anche per paura che ci danneggiassero. Non è così e, da questo periodo, ne siamo usciti pensando un po’ meno. Ma è una riflessione nata la scorsa notte, sincera e spontanea».
I Voga ripartono dunque da una maggiore apertura e dalla voglia di raccontarsi un po’ di più. Sempre, però, con una visione ben chiara in testa.
I Voga e Io e Te
Io e Te nasce da un sample di Roshelle e si arricchisce con un campionamento di Luché nella prima strofa. Il testo esprime la chiara consapevolezza della fine, il tramonto di una storia d’amore che si è lentamente spenta.
«Il pezzo – ci dicono i Voga – è nato proprio dall’idea del campionamento. Lo usiamo sempre nei pezzi e ormai ci caratterizza. Ci piaceva l’idea di campionare un’artista italiana, ma è difficile. Roshelle ci aveva conquistato con questo sound R&B americano e, soprattutto, con questa versione acustica live eseguita a Radio Deejay. C’è ancora più colore. Poi, all’interno del brano, c’è anche Luché. Volevamo citare uno degli artisti che ci ispira di più. Nonostante arrivi come una canzone d’amore, Io e Te è stata scritta in più tempi e descrive varie fasi dell’ultimo anno amoroso. Una versione del brano ce l’avevamo già, poi l’abbiamo modificata».
Se Io e Te mostra un lato intimo del duo, Niente di personale era una vera e propria dichiarazione di intenti. «I due pezzi sono complementari e molto diversi. – dice il duo – Anche se c’è un filo conduttore. Facciamo ciò che ci ispira, cercando di mantenere coerenza. Il campionamento ce lo portiamo dietro, ma ragioniamo molto sul percorso da fare». Niente di personale, in questo senso, «è un manifesto».
«Se c’è un progetto emergente, un brano che parla solo di status fa breccia in modo relativo. Nel brano diciamo che abbiamo una visione. Non chiamarla ambizione. Siamo certi di ciò che stiamo facendo e sappiamo che questo brano, un domani, potrebbe diventare ancora di più il nostro manifesto. Per noi è un nuovo inizio: il pezzo adatto per mettere i piedi a terra. Questi due singoli sono entrambi atipici rispetto al nostro standard. Sono un po’ più articolati, ma senza il tiro da singolo. Volevamo far uscire anche questo lato e far capire la nostra identità».
Napoli, centro artistico e umano
Autori della hit da oltre 8,6 milioni di stream Miranapoli!, uscita a luglio 2021 e che ha spopolato diventando virale su TikTok in quella stessa estate, la musica dei Voga è profondamente radicata al capoluogo partenopeo.
«La musica rappresenta anche noi come persone. – spiegano i Voga – In alcuni momenti siamo super artistici, altre volte siamo superficiali ma in senso positivo. Se vedi la nostra musica degli ultimi due anni, c’è Niente di personale ma anche Miranapoli!. Stiamo facendo tutto questo discorso per capire al meglio la nostra visione». In questo, Napoli è un’influenza «indiretta e artistica».
«Siamo cresciuti con Napoli, dai rapper a Pino Daniele. E Napoli guarda molto all’America, anche per questo ci sentiamo rappresentati dal suo sound. Nei testi, poi, vivendo la città emerge la sua forza. Abbiamo fatto brani che speriamo abbiano omaggiato alcuni posti. Andiamo molto fieri della provenienza e ne abbiamo fatto un punto di forza, anche se sappiamo di non essere lo stereotipo che uno si aspetta se legge artista di Napoli. Soprattutto nell’urban, Napoli è stata la città storicamente più influenzata dalla black music. Forse è più un’attitudine a fare le cose, è quello che ascoltiamo e ci motiva».
Sul napoletano, la sfida è più ardua. «Cerchiamo di integrarlo senza ricalcare ciò che fanno gli altri, perché lo fanno anche bene», precisano. E poi «il dialetto è più bello per parlare di cose personali», perché i Voga vogliono «viversi il dialetto come la lingua del cuore». Tifosi? Inutile sottolinearlo.
«Siamo riflessivi. – concludono – Poche volte siamo stati spontanei coi pezzi e, obiettivamente, son state le volte migliori. Stiamo cercando di smussare e di essere più leggeri, perché aiuta. Alla fine facciamo molto overthinking sulla vita, stiamo provando a calmarci e pensare un po’ meno. Miranapoli! è uscito a caso, per ridere, e anche il prossimo singolo possiamo dirvi che sarà un po’ su quel genere».