La musica è bella proprio perché esistono innumerevoli modi d’interpretarla. In contemporanea con l’ultima serata del Festival di Sanremo si è svolto il live del folletto musicale britannico Steven Wilson all’Atlantico Live. Chi ha optato per questa seconda possibilità non si è sicuramente pentito, in quanto l’esibizione del poliedrico musicista è stata decisamente memorabile sotto diversi punti di vista.
Alla luce del nuovo e controverso album “To The Bone” (da alcuni criticato per alcune venature soft e pop) non tutti se lo sarebbero aspettato anche se Wilson ha dimostrato, nel corso del suo sfaccettato percorso artistico (innumerevoli i progetti, a partire da quello dei Porcupine Tree), di essere personaggio creativo e tecnicamente ineccepibile. Tanti, comunque, lo amano incondizionatamente e sono accorsi numerosi in queste due prime date italiane (l’altra a Milano la sera prima) in attesa di due nuovi live già programmati il prossimo 25 giugno a Verona e il 26 a Nichelino (To).
Il concerto è stato davvero fantastico e tecnicamente perfetto, è durato quasi tre ore, compreso un intervallo di circa quindici minuti, e non sono mancati anche efficaci effetti visivi e scenografici (alcuni già di precedenti tour). Uno show introdotto da un breve video che illustra le tematiche contemporanee affrontate in “To The Bone”, come il terrorismo e i social media, prima dell’ingresso della band sul palco con “Nowhere Now”.
Lo show è continuato con “Pariah”, primo singolo estratto dall’ultimo album, mentre sul telo trasparente che divide musicisti e pubblico, è apparsa l’immagine della vocalist Ninet Tayeb (assente fisicamente, ma vocalmente presente nell’occasione).
Successivamente il cantante, in buona vena, si è rivolto al suo pubblico che ha risposto entusiasta sulle note di “Home Invasion” e “Regret #9”, prima di tornare ai tempi dei Porcupine Tree con “The Creator Has A Mastertape”. Il tutto si è svolto in una naturale alternanza fra brani più recenti e pezzi pubblicati nei precedenti lavori di Wilson solista (o nell’ambito dei Porcupine Tree) e questo ha reso il live pienamente godibile a 360 gradi.
Tracce più accessibili, come “Refuge” e “People Who Eat Darkness”, si sono alternate ad altri pezzi più elaborati, come “Ancestral”, caratterizzata da un’esecuzione magistrale, dove le matrici prog si fanno sentire in maniera evidente.
Ma il bello di Wilson è che riesce a passare agevolmente attraverso i generi e così il suo live si sviluppa toccando rock, psichedelia, jazz, funk, folk, metal, prog, elettronica ed altre sonorità. La band, che suona insieme ormai da qualche anno, lo asseconda agevolmente ed anche la new entry Alex Hutchings alla chitarra sembra essersi inserito perfettamente nel contesto.
Subito dopo la pausa la band ha ripreso con un brano dei Porcupine Tree “Arriving Somewhere But Not Here” prima dell’esecuzione di “Permanating”, il brano più pop mai scritto da Wilson che è stato bene accolto dai presenti, coinvolti nel clima danzereccio creatosi.
E’ tornata poi in gioco la spettacolare scenografia sul telo trasparante ad accompagnare grandi brani come “Lazarus”, “Detonation” ed altri prima del prog di “Sleep Together” che ha chiuso il concerto.
Memorabili, comunque, anche gli inevitabili bis da”Even Less” (in solitaria) fino ad “Harmony Korine” e una strepitosa “The Raven That Refused To Sing”.
Tonino Merolli
Setlist:
Nowhere Now
Pariah
Home Invasion
Regret #9
The Creator Has a Mastertape
Refuge
People Who Eat Darkness
Ancestral
Arriving Somewhere But Not Here
Permanating
Song of I
Lazarus
Detonation
The Same Asylum as Before
Heartattack in a Layby
Vermillioncore
Sleep Together
Bis
Even Less
Harmony Korine
The Raven That Refused To Sing