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Thegiornalisti, ecco Completamente Sold Out. Tommaso Paradiso: 'Se agisci, hai già vinto'

Si intitola Completamente Sold Out il nuovo album del progetto Thegiornalisti, capitanato da Tommaso Paradiso. Uscito il 21 ottobre per Carosello Records, il disco sembra già particolarmente apprezzato da pubblico e critica, tanto da volare subito alla quarta posizione della classifica iTunes. A trainare la forza di questo concept album (compatto anche nelle sonorità) è indubbiamente il singolo Completamente, in un certo senso l’inno dell’intero progetto, che vuole rivolgersi – come sostiene Tommaso – a quelli “che non hanno proprio voglia di tenersi”, “che non ragionano e si buttano via con niente e forse pure per niente, ma ci credono”. 

C’è molta filosofia del carpe diem in questo album, eppure io ci leggo anche un bel po’ di amarezza, in sottofondo.
Hai ragione. La filosofia è positiva, ma c’è un po’ di amarezza. Il senso dell’album è che nella vita non bisogna lasciare niente di intentato, per cui consiglierei a tutti di lasciarsi andare. Sì, per certi versi è un album po’ amaro, perché glorifica l’insuccesso. Ma alla fine, se riesci comunque ad agire, hai vinto, sei in pace con te stesso. Ti direi che la filosofia del disco è che sia importante non avere rimpianti.

Ho letto che non ti piace spiegare le canzoni…
Sì, ma sai perché? Se le spieghi, già le spogli del loro significato, di quello che tu avevi in mente.

È vero, allora ti faccio una domanda trasversale. Hai detto che la tua canzone preferita dell’album è Fatto di te, perché non ha bisogno di spiegazioni. Mi chiedevo quindi se la preferisci proprio perché è una canzone-spiegone.
E sì. Fatto di te è molto spiegone, ma ha una prosa talmente semplice che purtroppo non ha bisogno di spiegazioni. Mi piace per il giro di basso, per la batteria, per gli accordi del pianoforte…Musicalmente rispecchia pienamente quello che volevo fare in questo disco. Centra l’obiettivo che mi ero prefissato, mi piace ogni singola cosa di quella canzone, mi piace persino perché è semplice. Sono per la semplificazione più estrema, in assoluto.

Però la sintesi perfetta dell’album forse è più Completamente, che non a caso è il primo singolo. È un po’ l’inno del disco a mio parere.
Sì, in fin dei conti sono d’accordo. Completamente è un messaggio di WhatsApp, non è un testo poetico. È un testo che ho scritto in un messaggio ed è stato bellissimo poter trasformare questo messaggio in qualcos’altro, mettendoci sotto la musica. Pensa che il ritornello è fatto di una sola parola, è una cosa che mi inorgoglisce tanto…

La sintesi è un obiettivo. Può essere più complicato semplificare che abbondare con le parole.
Esatto! La semplificazione non è semplice, se pensi anche che i grandi scrittori sono quelli che semplificano. E anche oggi, con i social, la difficoltà sembra essere la sintesi, perché deve essere anche elegante.

Come mai quindi ci hai messo tanto a scrivere Completamente? Hai dichiarato che è la canzone che hai impiegato più tempo a scrivere in assoluto.
Quando l’ho scritta, mancava il ritornello. La riprendevo, la aggiustavo, la facevo sentire all’editore, al manager – l’ho fatta ascoltare persino a Bianconi – e mi dicevano: 'Guarda che qui manca qualcosa'. E poi una mattina all’improvviso mi è venuta l’illuminazione.

Parliamo invece delle sonorità dell’album. C’è il sintetizzatore che fa apparire tutto il disco molto compatto…
Sì, volevamo sperimentare questo nuovo sintetizzatore e l’abbiamo lasciato sempre su tutte le canzoni, cambiando ogni tanto delle sfumature. Il synth è il re del disco, ci piaceva molto e non siamo andati a cercare altre soluzioni. Poi mi piacciono gli album compatti, mi piace l’uniformità. Non mi piacciono gli album che sono qualcosa e poi diventano qualcos’altro. Come se in un film prima c’è il bianco e nero, poi arrivano gli effetti speciali. Insomma, non mi piace quando improvvisamente cambiano le cose in corsa.

Hai citato tu il cinema, per cui mi collego a questa tua metafora. Dalle tue dichiarazioni, mi sembra che tu abbia un modo molto cinematografico di vivere la musica.
Sì, io penso proprio alla sceneggiatura quando scrivo una canzone. Le mie canzoni sono tutte piccole colonne sonore. E secondo me riesci a scrivere anche meglio, se ti immagini la scena. 

Hai detto che l’ultimo disco, Fuoricampo, era molto Vanzina. Completamente Sold Out invece com’è?
Rispetto al disco precedente è un po’ meno comico e più drammatico, quindi ti direi che rispecchia più lo stile di registi come Sorrentino.

Mi sembra che questa capacità di vivere la musica con le immagini sia ultimamente tipica della scena cantautorale romana. Penso ad artisti come Calcutta, I Cani… vedo un filo comune. Come vivi la tua appartenenza a questa scena?
È reale, perché ci conosciamo, ci frequentiamo, stiamo spesso assieme. Inevitabilmente quindi ci si influenza, succede quando fai parte di una corrente. Se ci pensi, tutte le correnti hanno fatto sì che le discipline in un determinato periodo storico fossero molto simili. I quadri degli Impressionisti erano molto simili tra loro, così come quelli degli Espressionisti, e così via. Solo che io la nostra corrente non saprei ancora come definirla.