UnoJazz Sanremo 2016, Antonio Faraò: 'La musica come scambio di energia'
Sanremo torna ad essere un’importante meta per tutti gli amanti del jazz, grazie alla manifestazione UnoJazz Sanremo che – dopo il successo dello scorso anno – invade di nuovo la città della musica dal 15 al 20 agosto, sotto la direzione artistica del bravissimo Antonio Faraò.
Il programma è ricchissimo e molto variegato e, per farcelo raccontare, abbiamo scambiato due chiacchiere proprio con Faraò.
Ciao Antonio, manca poco ormai a questa nuova edizione del Festival Internazionale di musica jazz. Fervono i preparativi?
Sì, siamo proprio alle porte del Festival. Siamo pronti, anche se a livello organizzativo c’è molto da fare. Stiamo seguendo le prevendite, ma io tra l’altro salto da un concerto all’altro perché sono un po’ in giro per l’Europa – ora devo andare in Germania, poi in Bretagna – tra live, Festival e workshop. Sono bello attivo in questo periodo.
Per il 15 però sarai a Sanremo…
Sì, arriverò addirittura un giorno prima, quindi – tranquilli – sarò presente. Anche a Sanremo tra l’altro suonerò, per cui ci sarò sicuramente con il mio gruppo.
Parliamo del programma e degli artisti di questa edizione. Hai puntato su un cartellone molto vario e particolare…
Il jazz è la musica più influenzata e più contaminata del mondo. Nel jazz puoi sentire un po’ di rock, un po’ di musica brasiliana, un po' di musica classica. Questo mi ha portato a creare un programma vario. Proprio perché io amo la musica brasiliana, ci sarà Tania Maria, che è una cantante e pianista pazzesca, è un must nel suo genere. Poi ci saranno gli Incognito, che sono a tutti gli effetti un grandissimo gruppo funky, anche se forse sono un po' più commerciali. Diciamo che c'è molto funky in ciò che suonano e che sono tra l’altro un grande gruppo degli anni ’80 che ci tenevo a riproporre in questo Festival. Ci sarà poi una serata-evento, con una all-star band di cui farò parte anche io, con Joe Lovano, Didier Lockwood, Lars Danielson e Lenny White, il batterista storico di Miles Davis. Come vedi ci sono tantissimi nomi. Ci sarà Ambrosetti con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, diretta da Massimo Nunzi: proporranno il repertorio di Freddie Hubbard, famoso trombettista pop scomparso nel 2008. Ci sarà l’icona del jazz mondiale col suo quartetto, Benny Golson, che tutti ricorderanno forse nell’ultima apparizione che ha fatto nel film The Terminal di Steven Spielberg. Anzi, in realtà era la ragione per cui il personaggio interpretato da Tom Hanks si ritrova in quella situazione, per avere la sua firma. Golson non a caso nel film interpreta se stesso. Pensate che Spielberg era un suo fan quando andava al college ed è per questo che l’ha voluto nel film. E a novembre Benny farà anche una tournée con Tom Hanks, perché sono molto amici e c’è molta stima tra di loro.
Tantissimi grandi nomi. Qual è stato il filo conduttore che avete seguito nell’invitare gli artisti a questa rassegna?
Quando curi la direzione artistica di una manifestazione, cerchi sempre di essere neutrale. Non mi va di scegliere i musicisti in base al mio gusto personale. Cerco dei musicisti e degli artisti che possano creare varietà all’interno del programma, altrimenti una rassegna di jazz rischia di diventare monotona. Questo è il motivo principale per cui ho inserito del funky, della musica brasiliana. un po’ di musica classica con l’Orchestra Sinfonica e un po’ di jazz. L’idea era quella di variare il programma. Ho chiaramente stima nei confronti dei musicisti che ho scelto e, basandomi su questo, ho provato ad evitare situazioni di monotonia, che purtroppo a volte in alcuni Festival si sente.
E la cornice quanto è importante? nel senso che Sanremo è praticamente sinonimo di location musicale…
La location è fantastica, proprio di fronte al mare. Speriamo chiaramente nel bel tempo, anche se poi noi avremmo la possibilità di usare l’Auditorium del Casinò nel caso di pioggia. Lo scorso anno abbiamo registrato sempre sold out per tutti i concerti fatti, se escludiamo una serata di pioggia, anche se – nonostante il brutto tempo – c’era un sacco di gente. Questa è la risposta da parte del pubblico. La location in cui suoniamo è di circa 500-600 posti, se non sbaglio, poi ci sono persone che ascoltano la musica da fuori e magari si avvicinano curiosi… Tanti sono venuti dalla Costa Azzurra, vicino alla Francia, dove ci sono moltissimi appassionati di jazz. Quest’anno sarà diverso con quello che è accaduto a Nizza, han dovuto cancellare un Festival all’ultimo momento.
Leggevo tra l’altro che le prevendite stanno andando benissimo e sono molti gli stranieri che comprano…
Sì, gli stranieri sono tanti! Io ho una sorta di fanclub tra l’altro che viene dalla Francia (ride, ndr). Sicuramente dipenderà anche dal fatto che il biglietto qui costa meno rispetto al biglietto dei Festival in Francia, e alla fine ascolti gli stessi artisti. É chiaro che l'Italia è a un tiro di schioppo dalla Francia, per cui per fortuna godiamo di questa vicinanza.
É una cosa positiva, fa capire quanta importanza ricopra questo Festival anche all’estero…
Sì, ripeto che il costo del biglietto non è eccessivo per gli artisti internazionali che stiamo proponendo. L’idea del Festival è nata poi anche per continuare la tradizione dello storico Festival Internazionale del jazz degli anni ‘50 di Sanremo, che era tra i più importanti del mondo. Vi suonavano i più grandi jazzisti dell’epoca. Volevamo far risorgere questa rassegna, perché Sanremo ha un legame antico col jazz. Tutto questo non sarebbe comunque successo se non fosse stato per il grande sponsor che abbiamo, che è Unogas, che ci sostiene moltissimo e ci aiuta a realizzare questo sogno. Lo stesso vale per il Comune di Sanremo. Senza queste due componenti il Festival non sarebbe stato possibile.
Vorrei farti una domanda personale e chiederti cosa ti regala di positivo e di bello questo ruolo di direttore artistico…
Come dicevo, io passo molto tempo in tour, ma ho dei collaboratori, tra cui il mio agente che mi aiuta molto. Chiaramente scelgo musicisti che conosco personalmente, e questo è un grande vantaggio. C’è stima reciproca con gli artisti che coinvolgo. Io poi suono da molti anni a livello internazionale, per cui ho dei rapporti proprio di vecchia amicizia. La musica secondo me è uno scambio di energia, non scelgo la direzione artistica di frequente per scelta, altrimenti dovrei fare di mestiere il direttore artistico e non il musicista. Anche saltuariamente, è un ruolo che ti impegna, però a me piace. C’è proprio uno scambio con gli artisti e con gli organizzatori (oltre a me c’è una cooperativa, lo sponsor, il Comune). Si crea un’energia positiva in tutto il team, per cui è importante essere direttore artistico tanto quanto suonare: quando suoni per un pubblico, il pubblico ti dà in cambio qualcosa. Questo mi appaga molto.
Allora appuntamento al 15, no?
Sì, con una grande apertura tra l’altro. Ci sarà Luigi Di Nunzio, un sassofonista di Napoli di 24 anni che considero un grande talento, e poi Luigi Tessarollo, un chitarrista di Torino affermato da anni. Sarà un grande inizio.