Willie Peyote, la promessa del rap made in Italy a Villa Ada Roma incontra il Mondo
Fra fenomeni musicali da YouTube e meteore che hanno portato al pubblico prodotti per lo meno discutibili, di rap italiano forse ne abbiamo abbastanza. Eppure in questo marasma esistono, fortunatamente, artisti come Willie Peyote. Il suo seguito è cresciuto step by step così come la sua produzione, varia, ricca e pregna di cultura musicale.
Ma chi è Willie Peyote? Al secolo Guglielmo Bruno, torinese e figlio d’arte – il padre è un musicista – a 19 anni ha iniziato a dedicarsi al rap. La sua voce disinvolta e sincera, come i suoi testi, si destreggia facilmente fra ritmica e melodia. Le sue canzoni danno l’impressione di essere arrivati al dunque in una discussione sui massimi sistemi con un amico. Con le dovute riserve, passatemi il paragone quando dico che se la penna fosse un’arma bianca, Willie Peyote sarebbe Cyrano.
Non sorprende che il concerto di Willie Peyote a Villa Ada Roma Incontra il Mondo abbia radunato una folla di giovani fra i 18 e i 30. Forse fra loro ci sono nostalgici della spaghetti-funk, “traditori” dell’indie o semplicemente fan sfegatati di questo artista e della sua travolgente musica. A sorpresa, fra il pubblico c’era anche Daniele Silvestri.
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Il concerto di Willie Peyote fra rap e critica sociale senza peli sulla lingua
È la voce di Giorgio Montanini – 7 Miliardi – a dare inizio al live: un invito a lasciarsi andare, a “togliere l’involucro”, conduce gli artisti sul palco. “Gli artisti”, al plurale, perchè Willie non si fa certo accompagnare da una serie di basi registrate. Può contare su Marco Rosito alla chitarra, Frank Sativa alle tastiere, Luca Romeo al basso e Dario Panza alla batteria, una band di tutto rispetto che sa produrre il giusto groove per una serata infuocata. In ultimo arriva Willie: in testa il suo cappello – lo sappiamo ormai che senza quello lui è solo Guglielmo – e un bel po’ di vetriolo da elargire fra un brano e l’altro. Infatti il rapper ha le idee molto chiare fra ciò che funziona e ciò che non funziona. E soprattutto, senza parafrasare, sa riconoscere un fascista anche senza la divisa e il manganello.
La scaletta del concerto e il regalo ai fan venuti ad ascoltarlo
Dopo C’hai Ragione Tu, Interludio e la dedica del brano Porta Palazzo a Chiara Appendino – sindaco di Torino – c’è spazio anche per un po’ d’amore. “Facciamo finta di avere un cuore?” chiede ironico il rapper alla sua band. Mentre ancora mi domando quale canzone fra Willie Pooh e L’una di notte mi abbia sciolta di più, arriva un regalo. L’esecuzione in anteprima del nuovo singolo L’effetto Sbagliato, la cui l’uscita sui canali digitali era stata già annunciata per il giorno seguente – 6 Luglio 2018. Il pubblico apprezza, ormai il concerto è festa: Ottima scusa, C’era una vodka, Metti che domani, I cani, Le chiavi in borsa e soprattutto Io non sono razzista ma… fanno ballare e cantare il pubblico. Con la speranza di averci fatto passare una bella serata, Willie non poteva che chiudere con la splendida Che bella giornata.
Ma non è ancora il momento di salutarsi: rimangono ancora dei minuti a disposizione e la band rincara la dose con Oscar Carogna, Glik e Allora Ciao. Il concerto volge al termine, soddisfatti e carichi gli spettatori abbandonano il campo; e qualcuno che non conosceva Willie Peyote, portato lì da amici, si affretta ad aggiornare la playlist di Spotify.