Anchorwoman, imprenditrice della cultura, attivista per i diritti umani, amministratore unico di ‘Far from Shallow SB’, un’impresa che promuove gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030 di sviluppo sostenibile, da poco nominata consigliere di amministrazione della Fondazione San Pancrazio dal Comune di Firenze, oltre a essere portavoce di Assobenefit: intervista a una protagonista impegnatissima sul fronte sociale, dopo la sua clamorosa protesta in favore delle donne iraniane sul red carpet della Festa del cinema di Roma
L’attivista per i diritti delle donne e imprenditrice culturale, Claudia Conte, di nuovo protagonista alla Festa del cinema di Roma, con la sesta edizione del premio ‘Women in cinema Award’ finalizzato a valorizzare le eccellenze femminili e a promuovere la gender parity. Il ‘Wica 2022’ era infatti dedicato alle donne iraniane con lo slogan ‘Zhen, Zhian, Azadi’, ovvero: “Donna, vita, libertà”. Una protesta in favore Mahsa Amini, Hadis Najafi, Nika Shakarami e tutte le altre vittime della feroce repressione del regime di Teheran, manifestata durante la sesta edizione del ‘Women in cinema Award’, patrocinata dal ministero della Cultura e da Roma Capitale, tenutosi il 16 ottobre scorso presso l’Acquario Romano – Casa dell’Architettura. Era presente alla protesta anche la mediatrice culturale, Parisa Nazari. Sul palco per ritirare il prestigioso riconoscimento si sono alternate: le cantautrici Elodie e Arisa; la direttrice di Rai Fiction, Maria Pia Ammirati; l’attrice e oggi scrittrice, Chiara Francini; il regista Giuseppe Piccioni; l’attrice Lunetta Savino. “La rivoluzione è delle donne”, ha dichiarato la splendida Claudia Conte, mentre in un abito di Alberta Ferretti e una parure Siderium di Daverio1933, sfilava sul red carpet imbrattata di vernice sul corpo con i colori della bandiera iraniana e la scritta ‘Women Life Freedom’. “Questo mio mio body painting è una protesta contro le barbare e ingiuste uccisioni delle sorelle iraniane, che con coraggio lottano per la libertà. Le donne in Iran hanno l’obbligo del velo a partire dai 7 anni: senza, sono escluse da scuola, lavoro e vita sociale. Non possono ballare o cantare in pubblico, ottenere la custodia dei figli, né lasciare il Paese senza l’autorizzazione di un ‘tutore’ maschio. Non possono neanche candidarsi alla presidenza della Repubblica”. Claudia Conte, ancora una volta, ha dimostrato il proprio coraggioso sostegno alle donne che si vedono private dei loro diritti.
Claudia Conte, ancora una volta sei stata protagonista al Festival del cinema di Roma per parlare di diritti delle donne. Sul ‘red carpet’ hai dato vita a una protesta molto particolare, suscitando grande attenzione mediatica: ce ne vuoi parlare? Cos’hai combinato?
“Avendo davanti un’occasione importante, un festival internazionale con centinaia di fotografi e giornalisti da tutto il mondo, ho pensato di mettermi umilmente a servizio di una giusta causa. Ho usato il mio corpo per esprimere un messaggio di vicinanza e solidarietà alle donne che, in Iran, stanno coraggiosamente lottando per la libertà.
Il mio body painting, rappresentante la bandiera iraniana con lo slogan ‘Women Life for Freedom’, è una protesta contro le barbare e ingiuste uccisioni delle sorelle iraniane come Mahsa Amini, Hadis Najafi, Nika Shakarami e di tutte le altre vittime.
Questo accade in Iran come in Afghanistan, in India e in tanti Paesi in cui molti diritti civili, non solo femminili, sono negati brutalmente. Non possiamo più tacere: dobbiamo combattere tutti assieme, destra e sinistra, oriente e occidente, donne e uomini, contro l’oscurantismo”.
Sei produttrice e testimonial del ‘Women in cinema Award’, un premio organizzato in collaborazione con il ministero della Cultura, giunto alla sesta edizione, che si svolge alla Mostra del cinema di Venezia e al Festival di Roma: si tratta di un riconoscimento prestigioso per chi ha raccontato una storia particolare o di successo, oppure si rivolge anche alle tante operatrici del settore che, spesso, lavorano silenziosamente, ‘dietro le quinte’ dei vari set cinematografici?
“Women in cinema Award è un premio che promuove la parità di genere nel mondo della cultura. È nato con l’obiettivo di valorizzare e rendere omaggio al talento delle donne, prevalentemente all’interno dell’industria cinematografica e del mondo delle arti italiane e internazionali. Si tratta di un riconoscimento che vuol celebrare tutte le professioniste che fanno grande il cinema e le arti in generale, non solo attrici e registe, ma anche le sceneggiatrici, le produttrici, le creative e le talentuose artigiane. Tra i nomi delle premiate: Anna Fendi; Elodie; Arisa; Alberta Ferretti; Carolina Crescentini; Paola Cortellesi; Francesca Comencini; Piera Detassis; Marta Donzelli; Maria Pia Ammirati. Il ‘Wica’ nasce dal desiderio di tenere alta un’attenzione volta a rimuovere le barriere per la parità di genere in tutte le circostanze del lavoro e della vita, a rivendicare e promuovere la dignità della donna e a darne una rappresentazione libera da stereotipi e pregiudizi”.
Tu ti occupi di diritti delle donne non solo con il cinema, ma anche attraverso importanti iniziative presso parlamento europeo, a Bruxelles e in varie sedi istituzionali, in collaborazione con personalità di spicco di diversi settori della vita sociale: qual è la ‘mission’ che ti induce a lavorare così tanto?
“Credo molto nella forza del network. I miei progetti hanno la ‘mission’ di avviare un network virtuoso tra diversi ‘stakeholder’ del Paese – istituzioni, mondo della cultura, della comunicazione, della finanza e dell’impresa – per fare ‘awareness’ (consapevolezza, ndr) su temi importanti, intorno ai quali vi è la necessità di avviare un cambiamento sociale autentico. Al museo Maxxi di Roma, per esempio, ho prodotto la mostra ‘Nuns healing hearts’, per contrastare il più grave crimine nei confronti dell’umanità: la tratta di esseri umani. A Bruxelles ho presentato l’iniziativa ‘La guerra delle donne’. E prossimamente, dopo il debutto a Milano, approderà all’interno del progetto del Comune di Roma denominato ‘L’isola che non c’era’ la mia mostra ‘Women for Justice’, a sostegno delle donne afghane e ucraine”.
Insomma, tu produci e presenti grandi eventi coinvolgendo sempre i migliori artisti e il mondo dell’industria e della finanza, persino a sostegno di enti del terzo settore: ma come fai a seguire tutte queste iniziative?
“Nell’organizzazione degli eventi, il vero segreto è saper organizzare te stessa e il tuo lavoro. Inoltre, devo anche sottolineare che nessuno dei protagonisti che cerco di coinvolgere si tira mai indietro. Lo scorso Natale ho organizzato ‘Con gli occhi dei bambini’: uno spettacolo di beneficenza in favore della Fondazione ‘Bambino Gesù’ di Roma insieme alla presidente, Mariella Enoc. Qualche mese fa, tramite l’evento charity ‘Coloriamo il futuro’, abbiamo raccolto 170 mila euro per la campagna Unicef a sostegno dei bambini e delle famiglie ucraine in Italia. Tra gli artisti intervenuti: Carlo Verdone, Max Giusti, Alec Baldwin, Lina Sastri, Leo Gassman e Michele Zarrillo. È bello quando, attraverso la cultura e lo spettacolo, si può contribuire ad aiutare i più deboli. In particolare, i bambini che soffrono”.
La versatilità è indubbiamente la qualità che ti contraddistingue: chi ti ha donato questa ‘scala di valori’ in cui il lavoro è sempre al primo posto? E, soprattutto, riesci ad avere anche una vita privata? Insomma, da dove viene tutta questa energia?
“Vengo da una famiglia di grandi lavoratori. I miei nonni hanno iniziato a lavorare a 9 anni e mi hanno trasmesso, fin da bambina, il valore del sacrificio e dell’impegno, la determinazione e la voglia di superare me stessa, mai gli altri, credendo nella forza del pensiero positivo e nel potere della mente. Mi sono conquistata quello che ho giorno dopo giorno. E continuo a farlo ancora oggi, con la missione di contribuire, con il mio lavoro, a migliorare la società”.
Quali sono le tue impressioni sul nostro Paese in questo particolare momento storico? Sei felice che, finalmente, abbiamo un governo votato dal popolo e guidato da una donna?
“Proprio in questi giorni, abbiamo ascoltato il discorso del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, prima donna nella Storia repubblicana a ricoprire questo incarico. Sono state parole rassicuranti, coerenti, di una donna che si è fatta da sola e che non è ricattabile. Un sincero augurio di buon lavoro a lei e al suo governo, ma anche alle opposizioni. C’è molto da fare: il Paese è reduce da una grave pandemia e stiamo già pagando le conseguenze di una guerra in atto, che causa di inflazione, crisi energetica ed economica. Le famiglie e le aziende devono essere sostenute, così come le classi sociali più deboli. Osservo la situazione con grande interesse, ma dall’esterno delle dinamiche politiche. Il mio auspicio è che, se tutti faranno la loro parte con serietà, disciplina, generosità e senso di responsabilità, l’Italia farà un passo in avanti importante”.
Secondo te, gli italiani sono un popolo di “santi, poeti, artisti, navigatori e trasmigratori”, come disse una volta qualcuno? Oppure, la nostra forza risiede nell’allegria e nella fantasia?
“Gli italiani sono tutto ciò che hai detto e molto altro: dobbiamo solo avere più coscienza del nostro valore. L’Italia è il Paese che, più di ogni altro al mondo, racchiude l’idea di bellezza paesaggistica, artistica, storica e culturale. Tutto il mondo lo sa. È un orgoglio, ma soprattutto una risorsa economica di valore inestimabile, che alimenta la nostra industria turistica e culturale. Per un solido sviluppo economico dobbiamo puntare sul ‘Made in Italy’, sulle nostre eccellenze, in campo agroalimentare, ma anche nell’artigianato, nella moda e nel design…”.
Secondo te, siamo fuori dal cono d’ombra della sfortuna, oppure dobbiamo stare attenti ad alcune questioni particolari, come per esempio le tematiche ambientali?
“La tematica ambientale è di fondamentale importanza. Papa Francesco, nella sua enciclica Laudato si’ ispirata a San Francesco, parla di un percorso verso l’ecologia integrale, un approccio complesso alla crisi ecologica che sappia affrontare, contemporaneamente, la crisi economica, sociale e ambientale che stiamo vivendo. Credo che la crescita economica debba coniugarsi, inevitabilmente, con la sostenibilità ambientale”.
Durante l’anno in corso hai anche pubblicato il romanzo ‘La legge del cuore: storia di assassini, vigliacchi ed eroi’ (Armando Curcio Editore): una vicenda di mafia dedicata a Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa e il giudice Chinnici. Un lavoro presentato insieme a importanti personalità, tra cui il Procuratore nazionale antimafia e l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: come mai questo progetto letterario?
“Nell’anno in cui ricorrevano diversi anniversari legati alla giustizia (il trentennale delle stragi di Capaci e via D’Amelio e dell’istituzione della Dia, il quarantennale dall’introduzione della legge Rognoni-La Torre e dalla strage di via Carini), la memoria non è solo un atto dovuto alle vittime della nostra Storia, ma anche un investimento per un futuro migliore. Il libro mi ha dato lo spunto per la produzione di un format che intende promuovere la cultura della legalità: un prerequisito fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese. Il progetto ‘La memoria è futuro’, con il sostegno della Regione Lazio, consiste in appuntamenti dedicati al tema della legalità e vuol essere un appello culturale che porti alla riscoperta della forza degli ideali. La memoria storica dei ‘buoni esempi’ è la vera ‘linfa’ per sviluppare il Paese e orientare i giovani, affinché si arricchiscano culturalmente e possano impegnarsi per migliorare la società”.
di Vittorio Lussana