Cosa lega una rammendatrice del Ghetto, Pacifica Di Castro, Rita Levi Montalcini e Golda Meir? Ce lo spiega Elisabetta Fiorito, giornalista di Radio 24, autrice di una serie di monologhi interpretati da Rosaria De Cicco per le Giornate della Cultura Ebraica.
“Ho pensato a come rappresentare nei secoli la storia di donne ebree che si sono impegnate per la propria vita e i propri principi e così sono venuti fuori questi ritratti”.
Elisabetta Fiorito
Storie che saranno in scena al Palazzo della cultura, oggi alle 21 e domani alle 20.30 in due parti diverse. Stasera è quella relativa all’epoca del Ghetto. La prima parla di una rinacciatrice, così venivano chiamate le donne che riparavano i vestiti, che la mattina del 17 febbraio 1600 assiste al rogo di Giordano Bruno. “È una figura immaginaria – spiega Fiorito – che non si spiega perché la Chiesa bruci anche i cristiani nello stesso luogo dove cinquant’anni prima è stato bruciato il Talmud”.
“Abbiamo messo in scena per la prima volta questo monologo a Napoli – spiega De Cicco, attrice partenopea – nel collegio dove studiò Giordano Bruno durante le giornate della cultura napoletane dedicate al grande filosofo. Adesso mi emoziona poterlo recitare a due passi da Campo de’ Fiori dove avvenne proprio il rogo”.
La seconda storia è quella di Pacifica Di Castro, una donna che nel 1964 si oppose alla conversione dopo che il marito e di conseguenza i quattro figli si erano convertiti. “Ho preso spunto dal libro di Susanna Limentani, Opporsi alla conversione – spiega Fiorito. “Mi è piaciuto molto come ha narrato la vicenda terribile di questa donna e delle pressioni enormi che ha dovuto subire. Un libro che consiglio, molto accurato nella ricerca dei documenti, e che si legge tutto d’un fiato”.
“Non conoscevo questa storia e mi ha molto incuriosito da napoletana leggere come vivevano gli ebrei a Roma durante la controriforma, scoprire l’esistenza della casa catecumenale al rione Monti, l’utilizzo improprio del cristianesimo usato in modo coercitivo in questo periodo dalla Chiesa”, spiega De Cicco.
Le altre due storie, Rita e Golda, in scena domani alle 20.30 sempre al Palazzo della cultura, rappresentano donne più famose durante il periodo delle persecuzioni naziste. Quella che riguarda Rita Levi Montalcini è un monologo scritto molti anni fa proprio per Rosaria De Cicco. “Ormai la storia di Rita fa parte di me, l’ho recitata varie volte, ma ogni volta provo un’emozione diversa a raccontare quello che furono le leggi del ’38, la costanza di una scienziata che continua a fare esperimenti anche se perseguitata, la scoperta dell’evoluzione delle cellule del cervello. E anche una certa ironia che traspare dalle sue parole”.
La quarta storia è invece dedicata a Golda Meir ed è un monologo inedito, scritto appositamente per le Giornate di Cultura ebraica. “Ho immaginato una Golda che racconta tutta la sua vita attraverso le notti più importanti che ha vissuto”, spiega Fiorito. “In realtà non ho dovuto inventare granché, è bastato leggere l’autobiografia e prendere le sue stesse frasi. Oltre che ad essere una politica eccezionale, Golda Meir aveva il dono della scrittura, fluida e coinvolgente”.
“Mi ha stupito scoprire che Golda Meir fosse di Kiev – spiega De Cicco – la sua storia sembra un ponte tra passato e presente di quanto oggi sta succedendo in Ucraina. Una donna che lotta per il suo popolo e alla fine riesce ad essere un elemento fondante di uno stato che garantisca la libertà”.
Le quattro storie faranno parte di uno spettacolo teatrale, Crocus Gialli, che verrà messo in scena al Teatro off off di Roma il 23 gennaio, in occasione della settimana della memoria, per la regia di Giuseppe Bucci.
“Ho scelto come simbolo il crocus, il tulipano giallo – spiega Bucci – dal progetto irlandese che coinvolge molti paesi europei pensato per introdurre la Shoah ai ragazzi delle scuole. Si forniscono agli studenti dei bulbi gialli di crocus da piantare in autunno in memoria delle persone, in particolare i bambini, uccisi durante la Shoah. Il fiore giallo rievoca la stella gialla e i tulipani sbocciano proprio tra gennaio e febbraio durante le giornate della memoria. Mi sembrava un bel modo per omaggiare queste quattro donne”.