Un’artista raffinatissima e particolare che spazia dall’improvvisazione jazz alla musica elettronica quasi d’avanguardia mediante uno stile e una voce decisamente impressionanti

Francesca Palamidessi è una cantante, pianista, compositrice e producer romana. La sua formazione musicale spazia dalla musica classica al jazz, fino alla musica elettronica contemporanea: influenze che si riflettono sia nel percorso artistico, sia nelle sue produzioni. Negli anni ha sviluppato diversi progetti personali, pubblicando album e portando la sua musica in concerto in Italia e all’estero. Il suo stile si distingue per un uso intenso e ricercato della voce, intrecciata con un’elettronica emotiva, a tratti sperimentale. Nel 2023 aveva già pubblicato ‘Madreperla’: un concept album interamente scritto, prodotto e interpretato da lei, ispirato al simbolismo dell’ostrica e della perla, in cui racconta, in dodici tracce, il dolore della separazione attraverso sonorità sofisticate, tra downtempo e avanguardia. La critica aveva definito questo suo lavoro “un album prezioso, dagli arrangiamenti sofisticati, personali e ispirati, per un cammino dall’oscurità alla luce” (Mescalina); “un labirinto di difficoltà e talento” (Sky TG24); “una narrazione emotiva sincera che si fa suono, frattaglia e battito” (Onda Rock). Il suo stile è stato accostato a nomi come Aphex Twin, Björk, Arca e Caroline Polachek (Exit Well), anche se a noi, in verità, ha fatto tornare alla mente la grande Laurie Anderson degli anni ‘80 del secolo scorso. I suoi lavori affrontano temi profondi, come la vulnerabilità, la guarigione e l’identità, mentre il suo percorso artistico, a prima vista, appare eclettico: dagli studi classici al jazz, dall’improvvisazione radicale al cantautorato. Ha lavorato come backing vocalist per Elisa, prendendo parte al live ‘Back to the future’ e al successivo tour. In seguito, ha collaborato anche con Robbie Williams, Marco Mengoni e Brunori Sas. Dallo 14 marzo scorso è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming il suo nuovo Ep, dal titolo: Wisteria’ per Pluma dischi. Un lavoro volutamente irrequieto, che ‘salta’ dall’avant pop all’elettronica, dal punk al soundscape, fino alla musica contemporanea. Il denominatore comune è la voce, utilizzata sia in maniera astratta ed evocativa, sia in forme più tradizionali all’interno di un viaggio sonoro e tematico, che pone quesiti importanti sulla nostra identità. Abbiamo, dunque, voluto incontrarla, per parlare un po’ con lei di questo suo eclettismo artistico, decisamente interessante.

Credits Agnese Zingaretti


Gentilissima Francesca, di recente è uscito il tuo nuovo Ep dal titolo ‘Wisteria’, che significa ‘glicine’, il fiore simbolo della femminilità: ci spieghi questo collegamento con i condizionamenti esterni e gli input che subiamo ogni giorno?

“Ci troviamo in una nuova epoca: tutto è cambiato molto rapidamente nel nostro modo di vivere. Ma il dato più rilevante è che passiamo ore a cercare di entrare nelle vite degli altri tramite uno schermo. Siamo tutti stanchi e stremati da questa enorme quantità di informazioni che, giornalmente, ci riempiono il cervello. Eppure, non riusciamo a distaccarcene. Questo Ep è una riflessione su cosa voglia dire scegliere per noi stessi, cercando una via che sia nostra, personale, anche nel mondo intricato nel quale viviamo. In particolare, si rivolge al mondo femminile, perché il mio, ovviamente, è un punto di vista femminile. Stanno, infatti, emergendo tantissime voci artistiche, in questo senso. E credo sia importante sottolinearlo”.

Il tuo rapporto con la cultura nipponica: come sei giunta a questa ispirazione così ‘orientaleggiante’?

“Nutro un certo fascino verso il Giappone, anche se non parlo la lingua e non ci sono neanche mai stata. È una suggestione e basta. Anche all’interno delle tracce ho ‘nascosto’ alcune voci in giapponese, proprio per creare un effetto di spaesamento, essendo una lingua incomprensibile alla grande maggioranza di noi italiani. Mi piace l’idea di mischiare liberamente idee, concetti e testi di diverse provenienze”.

Credits Roberto Parisi

Anche in ‘Madreperla’, la tua creazione di qualche anno fa, ti sei lasciata ispirare dal simbolismo dell’ostrica e della perla: come mai vieni colpita da questo tipo di suggestioni così particolari?

“Beh, sarà perché sono un’artista e la mia attitudine creativa mi porta, spesso, a rimuginare su concetti che passano inosservati ai più, per poterli raccontare poeticamente”.

Credits Roberto Parisi

Questa doppia passione per il jazz e l’elettronica, due generi musicali a prima vista lontanissimi: si tratta di innamoramenti capitati in periodi diversi della tua vita?

“Sì. Ho studiato jazz al conservatorio e l’ho praticato per anni. Il mio primo disco era una raccolta di composizioni vocali di Charles Mingus: una delle mie grandi influenze. Tuttavia, proprio in quegli anni ho iniziato a sperimentare con la mia voce e alcune macchine. Questa ricerca e pratica mi ha condotta ad approfondire l’elettronica non tanto in quanto genere, ma come mezzo per la performance e la composizione”.

In rete abbiamo ascoltato alcuni tuoi brani, tipo ‘Out’ e ‘Because’: siamo rimasti molto impressionati, sai?

“Bene, mi fa molto piacere”.

La critica ti ha accostata ad artisti come Aphex Twin, Björk, Arca e Caroline Polachek: ti riconosci in simili accostamenti?

“Si, sono tutti artisti che ho ascoltato e che ascolto: dei punti di riferimento”.

Credits Agnese Zingaretti

Le tue idee musicali sono raffinatissime, per non dire geniali, ma estremamente sintetiche, quasi ermetiche: è una caratteristica voluta?

“Non è voluta, ma ho imparato a riconoscerla nel mio lavoro e ad affinarla. Sicuramente, non è mai stata una mia prerogativa, quella di rendere comprensibile il mio lavoro al pubblico. Anzi, mi piace l’idea che chi ascolta abbia tanto da scoprire, individuando elementi nascosti che vengono fuori non al primo, ma magari al secondo o al terzo ascolto”.

Perdona la domanda da ‘boomer’: c’entra qualcosa Laurie Anderson con questo tuo stile musicale? È un parallelismo azzardato?

“C’entra sicuramente: in primis, perché l’ho studiata anni fa, mentre scrivevo la mia tesi di laurea sul rapporto tra voce ed elettronica; in secondo luogo, perché si tratta di una pioniera, di un’artista molto coraggiosa, che ha cercato nuovi linguaggi e modi di esprimersi”.

Credits Roberto Parisi

Progetti promozionali per l’estate 2025? Cos’hai in programma? Dove possiamo venire a sentirti?

“Annuncerò i prossimi concerti a breve sui miei canali social. Sto preparando uno show immersivo e audio-visivo, che possa raccontare al meglio il mio mondo artistico a chi non mi conosce”.

Intervista di Vittorio Lussana