È uno dei film più conosciuti degli ultimi 20 anni (li compie proprio quest’anno): Love Actually è una commedia romantica, un film corale diretto da Richard Curtis con dieci storie, dieci protagonisti inglesi molto diversi tra loro e una sola cosa in comune, il periodo natalizio. Nel cast attori come Hugh Grant, Keira Knightley, Colin Firth, Emma Thompson e molti altri.
Dicevamo, uno dei film più famosi con una scena che è sicuramente più celebre del film stesso, imitatissima e conosciuta anche da chi non conosce il titolo della pellicola: la scena dei cartelli, quella in cui Mark (Andrew Lincoln) si presenta alla porta di Juliet (Keira Knightley), moglie del suo migliore amico, e le confessa il suo amore con diversi cartelli che mostra in silenzio, uno alla volta, alla ragazza ferma sulla porta di casa.
Love Actually, la scena più famosa è considerata «da stalker»
Bene, quella scena oggi sarebbe quantomeno «strana»: lo ammette il regista di Love Actually, Richard Curtis, durante una serie di interviste per il lancio del suo nuovo film, Genie. Già in ottobre aveva riflettuto sul fatto che alcune battute inserite nel film sul personaggio di Natalie (Martine McCutcheon) potevano essere classificate come body shaming ed aveva ammesso che oggi non farebbero più ridere nessuno
Tornando alla iconica scena, Curtis ricorda: «…sette anni fa mi hanno colto di sorpresa: mi stavano intervistando e mi hanno detto ‘Ovviamente siamo interessati alla scena da stalker’». Lì per lì il regista non capì a che scena si stessero riferendo, poi prese atto del fatto che potesse sembrare «strana».
«Tutto quello che posso dire è che molte persone intelligenti sono state coinvolte nel film all’epoca, non pensavamo fosse una scena da stalker. Ma se è interessante o divertente per diversi motivi adesso rispetto ad allora, allora che Dio benedica questo mondo progressista», ha poi concluso Curtis, regista in seguito di un altro grande classico delle commedie romantiche come Notting Hill.
Cambiano i tempi e le sensibilità, ma i film restano uguali a sé stessi: è giusto rinnegarli?