Ecco chi era il Boss delle Cerimonie e cosa nascondeva
Chi era il Boss delle Cerimonie sono in molti a saperlo: Don Antonio Polese, all’anagrafe Tobia Polese, è deceduto il 1° dicembre scorso a causa di un infarto che gli è stato fatale; aveva una famiglia che lo adorava e con cui gestiva il castello, l’Hotel La Sonrisa diventato famoso per il programma di Real Time e non solo.
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Ma chi era davvero il Boss delle Cerimonie sono in pochi a saperlo. Avreste mai detto, per esempio, che il suo sogno nel cassetto era diventare ciclista invece che macellaio e poi imprenditore di successo? Nel 1988 comprese che il suo castello poteva diventare una fabbrica di matrimoni e riuscì nell’intento.
Sapevate poi che il piatto ‘Nido di Rondine’, la cui ricetta resta avvolta nel mistero, è tra i preferiti di Al Bano Carrisi? Don Antonio era solito ripetere che la cucina napoletana era la più buona del mondo e nel suo ristorante aveva avuto l’onore di ospitare, tra gli altri, Sophia Loren e Lucio Dalla.
Ma il Boss delle Cerimonie amava in modo viscerale anche la musica neomelodica, per questo – come un moderno mecenate – chiamava Mario Merola e Gigi D’Alessio nel suo ristorante.
Inoltre, sebbene sia stato sempre tacciato di essere un uomo poco colto avendo soltanto il titolo di 5° elementare, Don Antonio leggeva tantissimo e a quanto pare ha ricevuto una laurea honoris causa in Scienze del Turismo ottenuta dal “Sacro Ordine dei Cavalieri Crociati di Malta”.
Chi era il Boss delle Cerimonie e come mai ha una laurea honoris causa?
A tal proposito, qualche giorno dopo la sua morte, dal Sovrano Ordine dei Cavalieri di Malta (ufficialmente riconosciuto rispetto al ‘Sacro’ ordine) è arrivata una cristallina smentita sull’appartenenza del Boss delle Cerimonie all’associazione che si occupa di assistenza medico-sociale e soccorso prestato alle vittime di conflitti o di calamità naturali.
“Il ‘Sacro Ordine dei Cavalieri Crociati di Malta‘, al quale il sig. Polese ha dichiarato di appartenere – leggiamo nella nota – è una organizzazione non riconosciuta, che tenta di utilizzare il nostro nome ed i nostri simboli, che sono legalmente registrati in oltre 100 paesi del mondo. Persone ed organizzazioni in numerosi paesi fanno uso del nostro nome o di nomi similari al nostro per finalità non collegate con gli scopi e alle tradizioni dell‘Ordine di Malta”.
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