Solo pochi giorni fa, in una intervista rilasciata a Gente, aveva detto di lottare ogni giorno come un leone contro una malattia. Era consapevole, Fabrizio Frizzi, che lo attendeva un percorso non facile ma sapeva allo stesso tempo di essere circondato dall’affetto dei suoi cari e di poter contare sulla competenza dei medici che lo avevano in cura.
Al settimanale, però, non aveva rivelato ulteriori dettagli sul male contro cui stava portando avanti quella difficile battaglia. E nelle ultime ore, mentre ancora vivo è il ricordo del conduttore gentiluomo e una folla immensa gli porge l’ultimo saluto alla camera ardente a viale Mazzini, sta prendendo vita l’ipotesi che Frizzi fosse affetto da una patologia molto grave, forse un tumore.
QUEL GESTO DI FABRIZIO FRIZZI PER LA VITA: ECCO COSA E’ EMERSO DOPO LA SUA MORTE
Ad avvalorare questa tesi, la dottoressa Melania Rizzoli che in un intervento su Libero Quotidiano prova ad analizzare ciò che è successo a Fabrizio negli ultimi mesi, a partire da quel tragico 23 ottobre 2017 giorno in cui venne colpito da un’ischemia mentre stava registrando una puntata de L’Eredità, ma anche rileggendo le varie dichiarazioni e interviste dello showman scomparso. Parole, che in effetti oggi appaiono quasi illuminanti.
Il noto medico spiega, intanto, che l’emorragia cerebrale è una sindrome neurologica acuta, causata dalla rottura di un vaso arterioso del cervello e che di solito avviene tra cranio e meningi e cioè fuori dal cervello stesso, sottolineando che quella che ha colpito Frizzi la notte tra sabato 25 e lunedì 26 marzo scorsi è avvenuta, invece, all’interno del cervello “ovvero dentro la massa cerebrale bianca o grigia o dentro le sue cisterne”.
Una circostanza ben più grave e complicata, sottolinea la Rizzoli “perché i sintomi compaiono all’ improvviso, senza prodromi, e possono evolvere anche molto rapidamente”.
Secondo quanto scritto su Libero Quotidiano, inoltre, Frizzi di recente si stava sottoponendo a sedute di radioterapia e chemioterapia per curare un terribile male che aveva aggredito il suo cervello.
Dunque, anche quella famosa ischemia non era stata un accidente vascolare “ma – si legge nell’articolo – solo il primo campanello di allarme di una patologia che non era stata operata, ma che aveva segnato i presupposti della sindrome neurologica che lo ha condotto all’ emorragia fatale”.
E Frizzi ne era consapevole. Basta rileggere queste sue parole: “Non è ancora finita, lotto come un leone, e se guarirò racconterò tutto nei dettagli, perché diventerò testimone della ricerca scientifica, la stessa ricerca che ora mi sta aiutando”.
Fabrizio non ce l’ha fatta a vincere la sua battaglia ma resta comunque un eroe, esempio di grande umanità e di immenso coraggio.