Intervista ai due curatori della nuova guida dedicata all’Azerbaigian edita da Polaris, già pronta nel 2020, quando la pandemia da Covid 19 ne aveva sostanzialmente bloccato la distribuzione: era pertanto corretto tornare a segnalare e rilanciare questa splendida pubblicazione
Terra del vento e del fuoco, l’Azerbaigian è il Paese dove occidente e oriente s’incontrano, nei ‘canyon’ del Caucaso come nelle sale da tè della capitale, Baku: una città di contrasti e tramonti dorati. Da qui partono itinerari diversi, alla scoperta di altrettante anime dell’Azerbaigian, grazie a una guida da ‘apertura del cervello’, in cui i colleghi Francesco Neri e Giusy Palumbo hanno attraversano villaggi caucasici, vulcani di fango, templi del fuoco di ‘zoroastriana’ memoria, distese semidesertiche attraversate dalle ‘pipeline’ (i gasdotti che dal mar Caspio giungono sino a noi, ndr), pascoli verdi di capre e montoni, fiumi millenari che d’estate diventano strade, ‘petroglifi’ preistorici baciati dal sole e grattacieli fiammeggianti. una guida dettagliatissima del Paese caucasico, divenuto centrale per l’approvvigionamento energetico dell’intero bacino del Mediterraneo, che meritava una segna segnalazione. A tal proposito, abbiamo voluto parlare con gli autori, Francesco Neri e Giusy Palumbo, per comprendere meglio le prospettive future dell’intera area
Francesco Neri e Giusy Palumbo, è uscita finalmente la guida turistica interamente dedicata all’Azerbaigian ed edita da Polaris edizioni, inizialmente predisposta nell’anno ‘nero’ del turismo mondiale a causa della pandemia da Covid-19. Oggi, però, l’Azerbaigian è diventato una meta facile da raggiungere, grazie ai voli diretti tra Baku e Milano/Roma: perché consigliare l’Azerbaigian ai viaggiatori italiani?
Francesco Neri: “Perché per tanti anni, l’Azerbaigian è stato considerato un semplice nome esotico racchiuso in quell’incredibile scrigno di culture e paesaggi diversi che è il Caucaso, praticamente sconosciuto al pubblico italiano. I primi viaggiatori italiani incontrati a Baku erano degli ‘avventurieri’ o dei professionisti che, spesso, lavoravano nell’industria energetica e gasiera. I voli da e verso Baku erano presenti, ma non frequenti. Da allora, mi riferisco a oltre 10 anni fa, le cose sono radicalmente cambiate, in meglio per fortuna: Baku è divenuta sempre più una meta internazionale, collegata con tutto il mondo. E ottenere i visti per la partenza è divenuto rapido e semplice. Inoltre, a completare l’offerta ci sono i voli ‘low cost’ da Roma che rendono l’Azerbaigian una meta turistica altamente concorrenziale. E’ proprio di questi giorni la notizia che l’Azerbaigian, sempre più centrale sullo scacchiere internazionale, ospiterà la Cop29 del prossimo anno”.
Giusy Palumbo: “Io posso solo aggiungere, che ciò che fa innamorare di questo Paese è l’incredibile varietà culturale racchiusa in una nazione relativamente piccola. Qui, infatti, convivono e hanno coinciso, nel passato, la Storia dell’Asia e quella dell’Europa. Credo sia raro, nel mondo, poter visitare un tempio del fuoco ‘zoroastriano’ e, al contempo, un’incisione romana: la più a oriente mai ritrovata. Ai viaggiatori italiani, consigliamo di immergersi nelle esperienze che la capitale può offrire: bere un ‘ciay’ (tè) in un caravanserraglio del XV secolo, ascoltando le antiche note della musica Mugham, per esempio. O attraversare paesaggi che, rapidamente, variano dalle cime del grande Caucaso, alle steppe semidesertiche, fino alle spiagge del mar Caspio. Insieme ai panorami, cambiano anche tradizioni, artigianato, cucina e Storia. A tutto questo, si aggiunga un senso dell’ospitalità quasi sacro e la grande generosità che s’incontra non appena si entra in una qualsiasi casa azerbaigiana”.
Come avviene l’incontro con la cultura azerbaigiana, a un primo approccio?
Giusy Palumbo: “L’Azerbaigian ha una Storia millenaria e, per secoli, è stato un crocevia di persone e culture diverse. Questo ha sicuramente contribuito a una predisposizione verso l’accoglienza. Tuttavia, il modo migliore per comprendere il Paese è proprio quello di conoscerne la Storia”.
Francesco Neri: “Convidivo: il primo approccio con questo Paese, infatti, è di complessità, perchè possiede una stratificazione di culture e, addirittura, di alfabeti, le cui tracce sono leggibili anche nella vita quotidiana: dai bazar con le loro spezie orientali, alle librerie con alcuni testi in cirillico, fino ai centri culturali internazionali, che si stagliano verso il cielo. Una Storia millenaria, che sorprende il viaggiatore e lo invita a conoscere meglio questa parte del mondo”.
Come descrivere l’Azerbaigian dal punto di vista religioso, soprattutto rispetto alla posizione sociale delle donne?
Francesco Neri: “Uno dei fattori di maggior interesse è sicuramente il multiculturalismo religioso. L’Azerbaigian è un Paese a stragrande maggioranza musulmano, ma ha sempre tutelato, tollerato e incentivato le diverse confessioni presenti nel suo territorio. Oggi, in Azerbaigian, si trovano moschee, chiese ortodosse, sinagoghe e chiese cattoliche, con le loro relative comunità. Inoltre, nel Paese si sono conservate alcune minoranze religiose di grande interesse, come la comunità ebraica di montagna che risiede vicino alla città di Quba; oppure, i cristiani Udi, che hanno trasmesso il loro credo oralmente per secoli”.
Giusy Palumbo: “Per quanto riguarda la posizione sociale delle donne, la situazione è più semplice di quello che si potrebbe pensare, in un Paese a maggioranza islamica che, tuttavia, ha riconosciuto il diritto di voto alle donne già nel 1918. Il velo non è un obbligo, soprattutto nella capitale o nelle grandi città. E il ‘dress code’ è all’occidentale. Inoltre, nella Storia dell’Azerbaigian sono state tante le figure femminili che hanno avuto ruoli importanti nella società civile: dalle poetesse Mahseti Ganjavi e Khurshidbanu Natavan, all’attivista Hamida Javanshir, che si è battuta per l’istruzione delle donne. Oggi, è la first lady, Mehriban Aliyeva, a essere un modello d’impegno per le donne del Paese”.
L’Azerbaigian è stato al centro di una questione trentennale con l’Armenia che, negli ultimi mesi, si è chiusa con il ripristino dell’integrità territoriale azerbaigiana: ciò apre nuove prospettive nel turismo?
Francesco Neri: “Sicuramente: alcune città come Shusha, per esempio, la capitale culturale dell’Azerbaigian, hanno un bagaglio storico, artistico e architettonico di grande valore, in grado di attrarre diverse categorie di viaggiatori”. Giusy Palumbo: “E non dimentichiamo i territori montuosi del ‘piccolo Caucaso’, che rappresentano una meta formidabile dal punto di vista naturalistico e paesaggistico, con laghi, immensi boschi e fiumi”.
Intervista di Vittorio Lussana