Altro che Rom, in Italia bisogna censire i raccomandati in Rai e nella Pubblica Amministrazione: parola di Luigi Di Maio, che nei giorni scorsa a Porta a Porta ha frenato sulle dichiarazioni dell’altro vicepremier, Matteo Salvini.
“Nessuna azione intimidatoria ma va ristabilita un po’ di meritocrazia” ha detto nel salotto di Bruno Vespa.
A stretto giro è arrivata la replica di uno che in Rai ci lavora da 40 anni. Intervistato da Vanity Fair, Giancarlo Magalli avverte: “Un censimento dei raccomandati basato sulle delazioni sarebbe molto pericoloso. Però se i dirigenti ammettessero di aver assunto un incapace dietro raccomandazione, sarebbe già un inizio”.
E di incapaci, il popolare conduttore televisivo – al servizio di Viale Mazzini senza aver mai ricevuto spintarelle – ne ha conosciuti tanti. Non hai mai fatto pressioni per far lavorare qualcuno ma ne ha ricevute.
“Ho dovuto usare qualche raccomandato” ammette candidamente Magalli, che aggiunge anche qualche dettaglio su come funziona di solito. “Anche la raccomandazione rispetta ossequiosamente la catena gerarchica. Il politico chiama il direttore o un’altra figura apicale Rai, che chiama me. Con modi molto garbati, mi dice: “Guarda questo è bravo, vedi se puoi usarlo””.
Il padrone di casa de I Fatti Vostri assicura che è sempre stato bravo a resistere a tali ingerenze, ma che in alcuni casi anche lui ha dovuto cedere.
“Alla fine degli anni 80 – racconta – preparavo il programma Domani sposi. Mi servivano quattro ragazze che facessero le vallette. Anche qui, decine di segnalazioni. Una – prosegue – la dovetti prendere per forza. Era stata segnalata dai livelli altissimi, ma proprio altissimi… La impiegai per quello che sapeva fare: niente”.
Dopo la proposta di Di Maio, in quanti staranno già tremando a Viale Mazzini? Magalli escluso, ovviamente!