Il 21 novembre 1996 veniva istituita dalle Nazioni Unite la ‘Giornata mondiale della televisione’: una celebrazione dedicata a quella ‘scatola magica’ dalle capacità e dal potere inestimabili
La tv è, in assoluto, il mezzo comunicazione di massa più utilizzato al mondo. Essa è stata – ed è – capace di informare, intrattenere e divertire, ma anche di indicare contenuti importanti ai telespettatori. Una scatola magica che ha raccontato la vita e l’evoluzione dell’uomo e non solo. Nel 1969, ci ha permesso di assistere alla scoperta della Luna, con il primo sbarco. Nel 1989, ci ha permesso di seguire la caduta del Muro di Berlino. Insomma, la tv ci ha consentito di rimanere sempre informati sui fatti del mondo. Ma nel corso dei decenni la televisione è indubbiamente cambiata, c’è chi dice in meglio, chi in peggio, ma di fatto essa mantiene intatto tutto il suo spirito e il suo potere comunicativo. Nonostante l’avvento delle tecnologie moderne, di internet e delle nuove piattaforme on line, la televisione continua a essere presente in quasi tutte le famiglie, in Italia e nel mondo, confermandosi uno dei mezzi più amati e utilizzati. Per festeggiare la ‘Giornata mondiale della televisione 2019’, la Rai – Radio Televisione Italiana ha realizzato un bellissimo spot andato in onda nei giorni scorsi. Noi la vogliamo celebrare con questa intervista a Dario Cecconi, caposervizio ‘televisione’ per la rivista ‘Periodico Italiano Magazine’, direttore operativo della produzione multimediale, autore e critico televisivo. Insieme a lui, abbiamo voluto soffermarci sull’importanza di questa celebrazione e sul valore della comunicazione televisiva, scoprendo anche qualche curiosità.
Dario Cecconi, a quale scopo è stata istituita la Giornata mondiale della televisione?
“La Giornata mondiale della televisione è stata istituita nel 1996 dalle Nazioni Unite al fine di suggerire a tutte le emittenti televisive del mondo una programmazione dai contenuti di spessore, che si potessero ispirare alla pace mondiale, alla concordia e al rispetto verso tutti. L’intento originario di questa festa è stato quello di promuovere una programmazione televisiva serena, pacifica, pianificata per gettare le basi di un futuro migliore”.
Perché è importante ribadire l’importanza di questa festa?
“Perché è nata con un obiettivo molto nobile. E perché certi valori non devono essere abbandonati. Oggi più che mai, dato che ci stiamo abituando a una televisione sempre più volgare, spesso priva di contenuti e di ‘messaggi-chiave’ da lanciare. Ecco perché è importante ribadire l’importanza di questa festa”.
Secondo te, qual è stato il più grande potere che la tv ha avuto in tutti questi anni di vita?
“In tutti questi anni, la televisione ha avuto la capacità di istruire, di divulgare la conoscenza, di intrattenere grazie all’immagine unita alla parola e al suono. Il potere più grande che ha avuto è stato quello di trasformare ciò che era sconosciuto a molti in ‘conosciutissimo’ da quasi tutti. Con la televisione e i suoi ‘squarci’ di verità, il mondo è arrivato ovunque: nelle parrocchie, negli stabilimenti balneari, nei ristoranti, nelle case più modeste, negli ospedali e nei luoghi più impensabili”.
Tra le tante trasmissioni televisive italiane, quale potremmo definire ‘storica’, secondo te?
“Lo ‘Zecchino d’oro’, senza dubbio. E’ stato il primo programma che la Rai – Radio Televisione Italiana ha volutamente dedicato ai più piccoli. Si trattava di un programma molto amato dal pubblico di tutte le età, che continua a essere, ancora oggi, un baluardo della televisione pubblica. Voglio sottolineare che è in onda dal 1957, quando ancora si chiamava ‘Zurlì, il mago del giovedi’. Il nome ‘Lo zecchino d’oro’ gli è stato dato solamente nel 1959”.
In quale direzione deve guardare la tv del futuro e che cosa deve recuperare dal passato?
“La televisione di oggi dovrebbe guardare al futuro, tenendo presenti i grandi strumenti comunicativi che attualmente possiede, rimanendo certamente al passo con i tempi. Dovrebbe recuperare dal passato il rispetto per il pubblico, che in gran parte si è perso. Informare, intrattenere e, più largamente, fare televisione, significa entrare nelle case della gente, sedersi a tavola o in salotto con il pubblico, con grandi e piccini. Questo deve esser fatto con grande serenità, con garbo, con rispetto. Accanto all’esigenza di accontentare il pubblico ci dev’essere anche la volontà di dare spazio ai contenuti e stimolare il buon gusto e l’intelligenza”.