“Attenzione alle false scorciatoie, solamente il lavoro e l’esperienza accumulata sul campo portano frutto”: è quanto ci racconta la giovane cantautrice viterbese con il suo nuovo singolo, subito trasformato in un video – girato a Lugano, in Svizzera – molto vivace e pieno di colore, per segnalare l’inizio di una nuova fase di sperimentazione, che l’ha condotta verso il pop elettronico
Svolta elettro-pop per Iulia, la giovane cantautrice nota per il talento indiscutibile, la voce inconfondibile sin da ragazzina e una grande passione per la musica. Ma la ragazzina di un tempo è cresciuta e si sta evolvendo: è finita la fase neo-melodica dei grandi innamoramenti ed è iniziata una fase più sperimentale, in cui ha cominciato a solcare sonorità coraggiose e sofisticate, seppur in una chiave ‘pop’. E’ nata cosi ‘Baby’: un ‘tappeto’ elettronico accattivante, su cui si sono innestate le chitarre e un testo più coraggioso del solito (per vedere il video cliccare QUI). Il testo del brano non è autobiografico, ma simbolico: una storia come tante, nata nel ‘back stage’ di ‘Non è la Rai’, per testimoniare il rifiuto delle ‘scorciatoie’, spesso illusorie, proposte nel mondo dello spettacolo. Un richiamo all’etica del lavoro e della ‘gavetta’ che le fa onore.
Iulia, abbiamo assistito al tuo video di ‘Baby’ e ascoltato un ‘pezzo’ elettro-rock: come mai questa svolta?
“E’ un brano nato per gioco.Alessandro, il mio produttore, stava ascoltando dei provini di alcuni miei brani e io, per gioco, gli feci ascoltare anche una traccia intitolata ‘Mai più’, che consideravo un brano ‘trap’. Ad un mio amico un giorno dissi: “Dai, metti un beat trap da youtube, che ti faccio sentire che la so fare anch’io…”. Alessandro, rimasto sbalordito dalla melodia vocale che non gli usciva più dalla testa, ha cominciato a lavorare sul pezzo stravolgendo completamente. E la base ‘riarrangiata’ è emersa secondo una ‘chiave’ molto più rock”.
Hai forse sentito il bisogno di rinnovarti? Non sei più la promessa neo-melodica della musica italiana?
“Più che rinnovarmi, ho sentito la necessità di sperimentare un genere nuovo lontano dalla mia ‘zona confort’. Mi sono voluta mettere in gioco e dimostrare che posso dare molto di più, rispetto a ciò che avete sempre visto. Potrei definirmi camaleontica, forse dovuta alla mia ciclotimia: chi lo sa…”.
Il testo fa espresso riferimento a ‘Non è la Rai’, ma tu eri piccola ai tempi di quella trasmissione: hai forse raccontato una storia simbolica su come vengono illuse tante ragazze che vogliono diventare attrici o soubrette?
“Esatto: il riferimento a ‘Non è la rai’ è solo un esempio simbolico. Un’indicazione e un avvertimento per la mia generazione: attenzione alle false scorciatoie. Il brano parla della dura e difficile esperienza di una ragazza che vuole sfondare nel mondo dello spettacolo, ma che non vuole cedere alle avances degli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo. Da qui, il netto ed esplicito richiamo alla trasmissione televisiva dove, anni dopo, le partecipanti al programma hanno rilasciato delle dichiarazioni molto pesanti, che riferivano richieste di ‘piaceri particolari’ per poter essere protagoniste del programma, cantare le canzoni, essere inquadrate qualche secondo in più. Non è una canzone di protesta, anche se l’argomento è da anni sulla bocca di tutti e non gli si dà peso. Tuttavia, vuol far comprendere come il concedersi per arrivare sia sbagliato e deve finire. E’ un chiaro richiamo alla meritocrazia e alla costanza di un percorso di crescita. Sarebbe bello poter davvero dare ascolto e far crescere sempre e solo chi se lo merita, perché davvero meritevole”.
E quindi, adesso sei in una fase contestataria o protestataria? Quali temi intendi affrontare, in futuro, oltre all’obolo del sofà?
“Io sono una contestataria e protestataria nella vita: una ribelle. Come sai, ho sempre vissuto alla ricerca della verità e della giustizia, spesso danneggiando persino i miei interessi. La ribellione e il desiderio di libertà sono sensazioni intrinseche in me, sin dalla nascita. E non ho intenzione di rinnegare la mia natura, poiché ne vado fiera. In futuro, sicuramente affronterò altre tematiche scomode, perché è questo che mi rende viva e da un senso alla mia esistenza. Un tema che amo molto affrontare e su cui ho scritto tantissimo è la metafisica dell’anima”.
Nel video si nota anche una tua ‘fisicità’, nel senso che sei in forma e non ti fermi un attimo: balli, fai la bambola da collezione, ti arrabbi nel ritornello finale: hai fatto palestra oppure vai solo a fare a fare jogging tutte le mattine?
“Ti ringrazio per il complimento, ma non è così. Purtroppo, sono una ragazza un po’ pigra e incostante nelle cose che non mi appassionano. E le attività come il jogging e la palestra non fanno per me. Diciamo che la mia forma fisica è dovuta a una grazia divina, all’energia che scateno nel video. E’ tutto merito della musica, che mi travolge e mi riempie”.
Comunque, anche musicalmente, il tuo brano è un pochino più ‘pop’ del solito, ma il riff è molto interessante, quasi sofisticato: stai guardando forse a percorsi artistici di alcune band del passato, tipo i primi Depeche Mode o gli Human League?
“Vedo che sei molto intuitivo e preparato in materia. I Depeche Mode sono fonte di ispirazione, sia per me, sia per il mio produttore: ci piacerebbe ricreare quel mood e quell’energia anche nel nostro progetto. Vogliamo seguire questa ‘onda’ pop-rock, cercando di non imitare nessuno, ma di essere più sofisticati e originali possibile. Con questo non voglio rinnegare la mia anima neo-melodica, anzi… Sicuramente, in futuro, farò uscire altri brani simili a “Air of freedom”.
E adesso? Che progetti hai per il futuro? Un primo album da portare in tournée o da suonare ‘live’ quest’estate?
“E’ ancora presto per un album. Sicuramente faremo uscire altri brani, ma nel frattempo speriamo di arrivare a più persone possibili con i ‘pezzi’ che abbiamo prodotto nel 2022 e che mi hanno dato tante soddisfazioni, anche a livello di risonanza. Sto ricapitolando la mia vita per riuscire a dedicarla completamente alla mia passione, che è la musica”.
Intervista di Vittorio Lussana