Islam, cristianesimo ed ebraismo: questa sera a Roma la ‘Tavola di Ramadan’ accoglierà le tre grandi religioni monoteiste per rilanciare il dialogo tra culture e tradizioni diverse
Marzo è un mese particolarmente sacro per le tre religioni monoteiste. Per l’Islam è il mese del Ramadan, che commemora la rivelazione del Corano; per il Cristianesimo è il mese dell’Annunciazione a Maria della nascita del Redentore; per l’Ebraismo è il mese di Purim, la festa che ricorda la salvezza del popolo ebraico in Persia. Ecco perché a Roma, proprio questa sera, 17 marzo 2025, attorno a un’unica Tavola sarà condiviso il cibo nel corso di un fondamentale incontro interreligioso, per approfondire la reciproca conoscenza, lanciare un messaggio universale di pace e invitare tutti alla riconciliazione, al fine di stabilire nuovi solidi ‘ponti’ di dialogo tra le comunità. Insomma, partendo da questi princìpi, questa sera, dalle 18.30 in poi, presso l’hotel St. Regis di Roma, si terrà la I edizione de ‘Il Tavolo del Ramadan – Iftar’: unevento che vuole unire le massime autorità religiose e numerose rappresentanze diplomatiche straniere in Italia e presso la Santa Sede. Tra gli illustri ospiti d’onore: il Segretario di Stato Vaticano, S. E. Cardinal Pietro Parolin: Sua Eminenza, Shaykh Muhammad Bin Abdul Karim Al Issa, Segretario generale della Lega musulmana mondiale e Rav. Joseph Levi, esponente del mondo ebraico eRabbino capo della Comunità Ebraica di Firenze e Siena. L’evento vede, inoltre, la partecipazione dioltre ventidue rappresentanze diplomatiche in Italia provenientidai 5 continenti. L’iniziativa è stata promossa dall’Ambasciatrice del Regno del Marocco presso la Santa Sede, S. E. Rajae Naji, con l’organizzazione della Media International Communication Club (Micc). A tal proprosito, ecco qui di seguito un’intervista rilasciataci dall’editore italo-libanese, Nizar Ramadan, segretario generaledella Micc, che presiede il Comitato organizzativo di questo nuovo grande evento internazionale.
Nizar Ramadan, come e quando è nata l’idea de ‘Il Tavolo del Ramadan’?
“L’idea c’è da sempre: condividere il cibo rappresenta, per gran parte delle religioni monoteistiche, un antico valore etico, che piace a Dio e onora gli uomini. I fedeli, nel condividere ‘la Tavola’, riconoscono un’azione piena di un forte significato religioso”.
Perché questo ‘Tavolo’ si rivolge soprattutto alle leadership dei tre monoteismi?
“La religione impone che il rapporto tra creatura e creatore, tra natura e uomo, avvenga attraverso mediazioni simboliche. Il cibo, tra queste, costituisce un potente paradigma religioso: partire allora con il formare un ‘Tavolo’ alla presenza di importanti autorità religiose, soprattutto durante questo Giubileo, che coincide con il mese di Ramadan e altre varie festività cristiane ed ebraiche, rappresentava un’occasione irripetibile per lanciare un messaggio universale di pace e un forte invito alla riconciliazione attiva tra fedeli a vari livelli”.
Marzo è anche il mese della donna: è forse un caso che l’iniziativa sia stata promossa da una rappresentanza diplomatica al femminile, come S. E. Rajae Naji?
“Non è certo un caso: pochi giorni fa era l’otto marzo, festa internazionale della donna. Non dimentichiamo il ruolo essenziale della donna, se vogliamo avere una ‘Tavola’ accogliente e ben organizzata”.
Sappiamo che le sue origini sono libanesi, ma da anni vive in Italia: cosa manca alla politica italiana per costruire nuovi ‘ponti’ di dialogo e di unione tra culture diverse?
“Non solo vivo in Italia da molti anni, ma la cultura italiana vive in me. Riguardo alla sua domanda, secondo me in Italia esiste da decenni il movimento pacifista, ma il più delle volte non riesce ad esprimersi efficacemente, in quanto non c’è una vera connessione tra protesta e politica, tra iniziative dei movimenti e la concreta linea politica a lungo termine dei Partiti”.
In un momento storico dilaniato dalle guerre, soprattutto in Medio Oriente, come può concretamente un ‘tavolo’ concorrere o codurre alla pace?
“Ci sono cose che fanno parte realmente del Dna civile di un popolo o una nazione. L’Italia, appunto, ha il pacifismo nel suo Dna e questo dialogo al ‘Tavolo’ dell’Iftar punta a trovare consenso su molti temi urgenti, come la guerra, la fame nel mondo, le crisi economiche, la corruzione e tutti i conseguenti doveri collettivi”.
Cosa vi aspettate dopo questo evento?
“Dobbiamo smettere con l’aspettativa e l’attendismo. Oggi vi è una primaria esigenza: tornare al ‘confronto positivo’ tra i popoli, alla reciproca conoscenza e a un’autentica cooperazione internazionale tra gli Stati, ripudiando ogni forma di egoismo e ingiustizia, nonché recuperando i diversi valori comuni che l’umanità ha nel suo storico patrimonio. Cominciamo a incamminarci veramente, perché, mi creda, il percorso è molto lungo”.
Quali i prossimi progetti in programma per la Micc per promuovere il dialogo?
“Intanto la ‘Tavola’ è cominciata bene: siamo alla prima edizione. L’obiettivo è organizzarla per ogni Ramadan. Come dice la nonna: “C’è un piatto di pasta per tutti”. Pertanto, io dico: “C’è un posto al ‘Tavolo’ per tutti coloro che vogliono costruire ponti di dialogo. Insha_Allah”!!!
Intervista di Vittorio Lussana