Il Parlamento della Corea del Sud ha emesso un segnale di cambiamento epocale, votando all’unanimità per vietare l’allevamento, la macellazione e la vendita di carne di cane destinata al consumo umano. Questa decisione, che entrerà in vigore dopo un periodo di transizione di tre anni, è stata salutata come una “rivoluzione culturale” da parte degli attivisti per i diritti degli animali.
La legge, sostenuta bipartisan dal People Power Party e dal Partito Democratico, riflette l’evoluzione della consapevolezza sociale riguardo ai diritti degli animali. La decisione unanime dell’Assemblea Nazionale sottolinea il rifiuto della pratica tradizionale, precedentemente oggetto di critiche da parte degli attivisti e considerante per il Paese.
La first lady Kim Keon-hee ha dichiarato apertamente il suo sostegno al divieto, evidenziando che vietare la pratica era una delle promesse elettorali del presidente Yoon Suk-yeol. Il presidente e la first lady condividono la loro residenza con quattro cani e tre gatti, testimoniando un impegno personale nei confronti del benessere animale.
Carne di cane vietata in Corea del Sud… fra 3 anni
L’approvazione della legge va di pari passo ad una crescente consapevolezza pubblica sui diritti degli animali, in parallelo al numero in costante aumento di proprietari di animali domestici nel paese. La decisione riflette la volontà del governo di adeguarsi ai cambiamenti culturali e di promuovere una società più compassionevole nei confronti degli animali.
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La tradizionale pratica di consumo Bosintang, la zuppa di carne di canna, insieme alla credenza di rinfrescare il corpo e rafforzare la virilità, ha perso popolarità nel tempo. Recentemente, sondaggi hanno rivelato che la maggioranza dei sudcoreani ha rinunciato a questa pratica da molti anni.
Il divieto, una volta attivo, imporrà pene severe, con sanzioni fino a tre anni di carcere o multe di circa 23.000 dollari per chi viola la legge. Gli allevatori e gli operatori dell’industria della carne di canna riceveranno sussidi per agevolare la transizione verso nuove occupazioni, secondo le disposizioni della legge.
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