Architettura Instabile, al MAXXI in mostra la bellezza del movimento

Il movimento, inteso come proprietà interna dell’architettura ma anche come punto di connessione e contatto con arte, tecnologia, dinamiche sociali è alla base di Architettura instabile, il titolo del nuovo progetto del Dipartimento di Architettura e Design contemporaneo del MAXXI, curato curato da uno tra gli studi di progettazione più celebri e influenti al mondo, il newyorchese Diller Scofidio + Renfro (DS+R).

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La mostra rappresenta l’occasione per implementare il patrimonio della Collezione di Architettura del museo che si arricchisce con l’iconico progetto The Shed, proprio dello studio Diller Scofidio + Renfro e la Nakagin Capsule Tower di Kisho Kurokaw.

Gli architetti dello studio DS+R hanno concepito un allestimento pensato come un’opera coreografica “cinetica”. In perfetta sincronia con i suoni e le immagini, un sistema di tende si muove nella galleria ridefinendone continuamente lo spazio e offrendo al visitatore letture inaspettate del progetto.

Lungo le quattro sezioni che scandiscono il percorso espositivo, i 26 progetti in mostra illustrano le stupefacenti possibilità di un’architettura definita dal movimento.

Edifici adattivi e edifici azionabili alla mostra del MAXXI

Gli edifici adattivi si evolvono insieme ai cambiamenti tecnologici, economici o sociali: dalla collezione MAXXI Architettura, il progetto per il Padiglione Italiano all’Esposizione Internazionale – EXPO 70 di Maurizio Sacripanti; il progetto incompiuto del Fun Palace (1964), uno dei più noti di Cedric Price; l’iconico The Shed (2019) di New York con la firma dello studio Diller Scofidio + Renfro e la Nakagin Capsule Tower (1970) di Kisho Kurokawa, che avrà uno dei moduli (capsule) originali esposto nella piazza Alighiero Boetti.
Non più costretta a un unico luogo, l’architettura mobile incarna una fluidità che le permette di muoversi con gli utenti, offrendo spazio o rifugio temporaneo proprio dove serve. Come il Mobile Office (Mobile Büro, 1969), l’ufficio gonfiabile progettato da Hans Hollein per fornire uno spazio di lavoro da portare con sé; il concetto di Instant City (1970) del collettivo Archigram e l’Ark Nova Concert Hall (2013), progettato da Anish Kapoor in collaborazione con Arata Isozaki, solo per citarne alcuni.

Strutture ecodinamiche: da villa Girasole a Medina

Su indicazione dei loro occupanti, gli edifici azionabili rispondono ai corpi umani regolando attivamente le loro superfici per soddisfarne le diverse esigenze. Tra i progetti in mostra, l’Istituto Sociale Centrale (1937) di Pragadisegnato da Ferdinand Ludwig, František Libra e Jiří Kan; la Prigione rotante di Montgomery County (1882) di William Brown e la Maison á Bordeaux (1998) dello studio olandese OMA di Rem Koolhaas.
Infine, un’architettura che non resiste alle forze della natura ma le accoglie, interagendo con il suo clima per assorbire la luce solare, fornire ombra o rinforzarsi contro il vento, entrando in dialogo perpetuo con l’ambiente circostante. Le strutture ecodinamiche superano gli standard di comfort e incarnano così un nuovo modello di sostenibilità con l’Institut du Monde Arabe (1987) di Jean Nouvel, Gilbert Lèzenes, Pierre Soria e Architecture Studio; Villa Girasole (1935) di Angelo Invernizzi e il Progetto per l’ombreggiatura della piazza a Medina (2010) di SL Rasch GmbH Special & Lightweight Structures.

“La stabilità non è sempre una virtù per l’architettura”

Lorenza Baroncelli, Direttore MAXXI Architettura e Design contemporaneo prosegue: «Restless Architecture/Achitettura Instabile è una mostra-manifesto della nuova stagione del MAXXI, impostata sulla collaborazione con uno dei nomi più interessanti della cultura architettonica internazionale, lo studio DSRNY. Elizabeth Diller, che per la prima volta è stata invitata sia a curare che a progettare una mostra al MAXXI, indaga il tema del movimento in architettura attraverso la selezione di progetti tra il 1882 e il 2024 messi in scena attraverso un allestimento mobile, una danza che coinvolge attivamente il visitatore.».

Elizabeth Diller, curatrice della mostra: «L’invito a curare e progettare una mostra sull’architettura in movimento al MAXXI è stata un’opportunità per coinvolgere la dinamica dell’edificio di Zaha Hadid e, allo stesso tempo, per collocare il lavoro del nostro studio all’interno di una più ampia costellazione di progetti architettonici definiti dalla loro resistenza all’ostinazione dell’inerzia dell’architettura. La stabilità non è sempre una virtù per l’architettura. Il nostro mondo dinamico è plasmato dall’incessante susseguirsi di sconvolgimenti politici, fluttuazioni economiche, riforme sociali, cambiamenti climatici e innovazioni tecnologiche, che rendono l’inerzia dell’architettura una sua responsabilità. Perché l’architettura dovrebbe stare ferma?».