Il Carnevale Romano rappresentava per la capitale un evento pubblico di grande risonanza. Tra gli appuntamenti più attesi e coinvolgenti in passato c’erano la Corsa dei Berberi e la Festa dei Moccoletti. Ecco come si svolgevano
Il Carnevale Romano è un evento che anche in passato era molto atteso: giochi e manifestazioni in maschera richiamavano visitatori da ogni dove.
Il popolo, i nobili, il clero aspettavano tutti il Carnevale perchè: «Semel in anno licet insanire»
(ovvero una volta all’anno è lecito impazzire).
E così per alcuni giorni la Chiesa consentiva di trasgredire le rigide norme di ordine pubblico, anche se le macchine di tortura, la «corda» e il «cavalletto» erano ben esposte come monito a non esagerare.
Ma come si festeggiava un tempo il Carnevale Romano? Ecco qualche curiosità sui due giochi più amati di allora: la Corsa dei Berberi e la Festa dei Moccoletti.
Il Carnevale Romano: origini
Il Carnevale Romano, di tradizione medioevale, si ispirava ai Saturnalia degli antichi Romani, solenni festività religiose legate al passaggio delle stagioni che, nell’antica Roma, avevano carattere sfrenato ed orgiastico.
Ma fu con Papa Paolo II che ebbe una vera e propria esplosione. In città si svolgevano balli e giochi, tutti rigorosamente in maschera che il Santo Padre volle spostare sulla via Lata, l’attuale via del Corso.
Per chi se lo poteva permettere, c’era la possibilità di affittare dei posti a sedere, proprio lungo via del Corso e di partecipare alla festa andando in giro con le carrozze.
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Il Carnevale Romano: la Corsa dei Berberi
Tra i giochi più amati dai romani di un tempo, c’era sicuramente la Corsa dei Berberi. Si trattava di una spettacolare e sfrenata corsa di cavalli senza fantino, che si svolgeva lungo via del Corso. La partenza avveniva da Piazza del Popolo, dove venivano allestiti anche dei palchi dai quali i potenti potevano assistere in tutta comodità alla colorata manifestazione.
La gara terminava a Piazza Venezia dove veniva collocato un telone per fermare gli animali. Per tutta la durata della corsa, numerose persone affollavano il rettilineo della competizione e incitavano i cavalli partecipanti. Il proprietario del cavallo che arrivava primo riceveva una somma di denaro e un broccato d’oro con cui si ricopriva il dorso del cavallo.
Proprio il nome di via del Corso deriva da questi festeggiamenti.
Questo evento era molto sentito dai romani, anche perché si svolgeva per otto giorni consecutivi e aveva inizio poco prima del tramonto.
Il Carnevale Romano: la Festa dei Moccoletti
Altro evento piuttosto atteso e suggestivo era la Festa dei Moccoletti, che si svolgeva in occasione del martedì grasso. Di notte, tutta la gente si riversava per strada, mascherata e tenendo in mano un moccolo (=candela), un lumino o una lanterna. L’obiettivo del gioco era quello di spegnere il lumino degli altri partecipanti cercando di mantenere accesso il proprio.
Per proteggere la propria fonte di luce, tutti erano autorizzati a fare di tutto: per quella notte, erano ammessi ingiurie e persino qualche scazzottata. La Festa dei Moccoletti, a differenza di altri giochi ed eventi, rendeva tutti uguali: l’oscurità e le maschere contribuivano ad annullare le distanze tra le persone, senza alcuna discriminazione di sesso o ceto sociale.
Delle antiche tradizioni del Carnevale Romano resta ormai ben poco: la Corsa dei Berberi venne interrotta nel 1874 a seguito di un incidente mortale, durante il quale tredici persone furono travolte e due uomini uccisi dai cavalli. Venne così decretata la fine della corsa, e con essa del Carnevale romano.
Come scriveva Trilussa, «Leva il tarappatà, leva la gente, leva le corse… e la baldoria è morta, er Carnevale s’ariduce a gnente».
Antichissima è anche la tradizione culinaria dedicata ai dolci tipici del Carnevale tra cui, famose, sono le castagnole alla romana, secondo l’antica ricetta, i bocconotti di ricotta, e le frappe.
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(foto @Kikapress)