La zona della provincia di Frosinone viene comunemente chiamata “Ciociaria”, un termine che deriva da una scarpa molto particolare.
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La Ciociaria
Da Anagni a Ceccano, passando per Alatri, Ferentino, Sora, Veroli e tutti i paesini nelle provincia di Frosinone. Si tratta di tutti luoghi identificabili con l’aggettivo “ciociari”.
Dal 1916 si tenta di definire e delimitare geograficamente questa zona, a partire proprio dalla geografa Adele Bianchi che affermò: “La Ciociaria comprende l’ampia valle del Sacco, i Monti Ernici, il versante interno degli Ausoni e parte dei Lepini”. In poche parole Adele Bianchi stava tenendo in considerazione tutto il circondario di Frosinone.
Nel 1930, in pieno ventennio fascista, l’Enciclopedia Italiana rielaborò gli studi di Bianchi sulla Ciociaria, estendendo la zona anche al circondario di Sora e la Valle del Gari. Negli anni sessanta, a livello formale, si arrivò a considerare “Ciociaria” anche tutto il territorio dei Castelli Romani e dell’Isola del Liri.
Insomma, possiamo considerare Ciociaria tutto il territorio antico del Latium Adjectum, ovvero quell’area di espansione coloniale latina nei dintorni di Roma.
Da dove deriva il termine?
Nonostante si possa pensare che il termine derivi dalle “ciociare”, ovvero le balie così definite nella provincia di Roma, in realtà la Ciociaria ha tutt’altra origine.
Deriva, infatti, dalla parola ciocia, che oggi indica a Roma una calzatura da casa, molto vicina ad una ciabatta. Un tempo la ciocia veniva indossata dai pastori dell’area montana intorno a Roma. Si trattava di una calzatura fondamentale per spostarsi comodamente nella zona.
Era costituita da una suola in cuoio piuttosto spessa e da delle fasce che avvolgevano la scarpa intorno alla gamba. Solitamente veniva messa sopra a delle fasce bianche molto simili agli attuali calzettoni che avvolgevano sia il piede che i polpacci.