Le donne che hanno fatto la storia di Roma

La storia di Roma passa per i suoi uomini e per le sue donne. Ma vi siete mai chiesti quali sono le figure femminili che hanno fatto grande la capitale d’Italia? Sono tantissime… da Lucrezia Borgia ad Anna Magnani, le conoscete tutte?

Le donne della storia di Roma: un grande valore per la capitale

Le donne di Roma hanno sempre avuto un grande coraggio e una grande intelligenza, facendo la storia con il loro immenso valore. Sono loro le vere protagoniste della capitale, facendo sì che si respiri la loro opera e la loro essenza in ogni angolo di questa città.

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È anche grazie a loro che Roma è sempre stata sul tetto del mondo, sin dall’antichità. Ma sapete di chi stiamo parlando? Andiamo a scoprirle, una per una!

Le donne della storia di Roma: Rea Silvia

Non ci sarebbe stata Roma senza Rea Silvia: la donna che diede i natali a Romolo e Remo, che furono concepiti insieme a Marte, il Dio della Guerra. Nel mito fondativo dell’antica Roma c’è però tutto ciò che c’è da sapere su di lei, che è di certo una di quelle donne che hanno fatto la storia di questa grande città.

Rea Silvia era una vestale, per questo votata alla castità. Si racconta che, chiusa nel tempio, venne stuprata dallo stesso Marte e, dopo aver partorito, fu costretta ad abbandonare i ben più celebri gemelli. Della fine di Rea Silvia si è narrato tanto: punita e cacciata dal tempio per aver infranto il suo voto, c’è chi dice che fu rinchiusa in prigione fino alla morte, altri che fu annegata nell’Aniene, altri ancora che venne addirittura sepolta viva.

Cornelia (la madre dei Gracchi)

Celeberrima la storia di Cornelia, madre dei Gracchi, matrona romana per eccellenza. Ebbe dodici figli da Tiberio Sempronio Gracco ma rimase vedova a soli 35 anni. Poi, di questi due figli, solo Tiberio e Gaio Gracco raggiunsero la maggiore età.

Cornelia è celebre per aver rifiutato le nozze Tolomeo VIII, futuro re d’Egitto, per non venire meno al dovere di donna romana di educare i figli.

L’aneddoto più famoso riguardante la sua storia è quello che racconta che, un giorno, Cornelia ricevette la visita di una ricca donna romana che sfoggiava i suoi gioielli davanti a lei. Alla fine della sua arringa, Cornelia chiamò i suoi figli e, rivolgendosi alla donna, ribadì con orgoglio: “Questi sono i miei gioielli“.

A Cornelia è dedicata la prima statua di una donna esposta in pubblico, la statua di bronzo nel Foro Romano di cui si conserva ancora il basamento.

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Lucrezia Borgia

Tra le donne che hanno fatto la storia di Roma c’è sicuramente Lucrezia Borgia. Ideale della donna fatale e dissoluta, appartenente ad una delle famiglie più importanti del Rinascimento romano. Nata nel 1480 da Vannozza Cattanei e Rodrigo Borgia, arcivescovo di Valencia, diventato Papa nel 1492 con il nome di Alessandro VI.

Di Lucrezia Borgia sono rimaste mitiche la sua bellezza e la sua intelligenza, che facevano sì che chiunque rimanesse ammaliato da lei. Si sposò per ben tre volte, tanto che si racconta che fosse addirittura coinvolta nell’omicidio del suo secondo marito, Alfonso d’Aragona, che suo fratello Cesare Borgia pugnalò per agevolare un’alleanza con la Francia.

Abile nella gestione del potere, di lei si racconta che avesse rapporti non proprio platonici con il fratello e addirittura con il padre che, da papa, la nominò sua vicaria durante una sua assenza. Da ciò deriva il suo appellativo di “Papessa“.

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Artemisia Gentileschi

Meno nota al grande pubblico ma sicuramente non meno influente è Artemisia Gentileschi, famosa pittrice della scuola del Caravaggio. Fu vittima di un terribile scandalo che ne oscurò l’arte, segnando profondamente la sua vita: nel 1611 venne stuprata da Agostino Tassi, collega ed amico di suo padre.

Questo evento drammatico ha regalato al mondo “Giuditta che decapita Oloferne”, un meraviglioso ma brutale dipinto che rappresenta una condanna pittorica nei confronti degli abusi sulle donne da parte dei potenti. Di sicuro molto attuale anche al giorno d’oggi.

Paolina Bonaparte

Anche la sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte, ha la sua parte tra le donne più grandi della storia di Roma. Nata ad Ajaccio e moglie del generale Léclerc, dopo la morte del marito in una ribellione degli schiavi a Santo Domingo, rientrò a Parigi dove conobbe Camillo Borghese, membro di una delle Casate più influenti e facoltose della Capitale.

Napoleone acconsentì alle nozze della sorella con Camillo, raccomandandole di seguirlo a Roma con l’invito di “adeguarsi agli usi e costumi di quella città”.

Giunta nell’Urbe, la sorella di Napoleone prese il nome di Paolina Borghese e tutto si può dire fuorché che rimase fedele al marito. La sua bellezza e la sua cultura conquistarono i romani, tanto che si meritò il soprannome di “Venere dell’Impero“.

La sua bellezza è rimasta immortalata dal grande Antonio Canova, nella candida statua di marmo della “Venere Vincitrice”, che all’epoca destò grande scandalo per il suo realismo e soprattutto per il fatto che Paolina fosse ritratta seminuda.

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Maria Montessori

Nata nelle Marche ma legata indissolubilmente a Roma: fu Maria Montessori a mettere a punto il più celebre metodo didattico che esista in Europa. Fu una grande donna di scienza e di formazione, tra le prime donne italiane (e nel mondo) a laurearsi in medicina; e i suoi studi sulla pedagogia e la neuropsichiatria – tra la fine dell’800 e i primi del ‘900 – erano davvero all’avanguardia.

Addirittura, il suo metodo didattico basato sulla libertà e l’autonomia nell’ambito di regole e disciplina, nel 1934 venne introdotto da Mussolini nelle scuole italiane e tutt’ora è alla base del metodo di tanti istituti scolastici in Germania, Paesi Bassi, Stati Uniti e Regno Unito.

Una grande donna libera, che ha votato a sua vita ai bambini e al futuro: nel 1907 fondò proprio a Roma, nel quartiere San Lorenzo, la prima “Casa dei Bambini”, dedicata ai figli degli operai. Ma la sua vocazione la portò ad impegnarsi su ogni fronte, favorendo l’integrazione paritaria dei bambini portatori di handicap.

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Anna Magnani

Non c’è volto che abbia meglio saputo incarnare l’anima dolce ma forte, premurosa e sofferente delle donne di Roma: Nannarella, ovvero Anna Magnani. Attrice simbolo del dopoguerra e del cinema neorealista, la sua fama sia arrivata fino ad Hollywood dove il suo nome è inciso sulla Walk of Fame.

Sono rimaste celebri le sue interpretazioni in pellicole come “La Lupa“, “Bellissima” e “Roma città aperta“, ritratto di una Capitale autentica e verace, la malinconia delle sue interpretazioni continua tutt’ora a farsi ammirare come vero e proprio simbolo della città.

Il 21 marzo 1956 per “La Rosa Tatuata” fu la prima interprete italiana nella storia a vincere il Premio Oscar come migliore attrice protagonista, e la prima in assoluto madrelingua non inglese.

Per chi vuole renderle omaggio, oggi, il suo corpo è sepolto nel cimitero del Circeo, a due passi dalla villa dove amava trascorrere in allegria le sue giornate insieme alle persone che amava di più.

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Maria Bellonci

Maria Bellonci, raffinatissima scrittrice impostasi nel corso del ‘900 tra le penne più geniali d’Italia, è nota per aver saputo elaborare dei romanzi storici accompagnati da meravigliose narrazioni. La sua Lucrezia Borgia e la sublime marchesa Isabella d’Este di Rinascimento privato rimangono tra i personaggi più vividi della sua produzione letteraria, che ne hanno accompagnato il mito.

Fu lei ad ideare il Premio Strega insieme a Guido Alberti, legando così indissolubilmente il suo nome alla storia della narrativa italiana, nella quale ricopre di certo un posto d’onore.

Elsa Morante

Le donne della storia di Roma non scendono a compromessi: sono se stesse fino alla fine, forti e tenaci nonostante le difficoltà. Ne è un esempio Elsa Morante, nata nella Capitale nel 1912.

Nonostante le condizioni economiche non certo agiate della sua famiglia, seppe formarsi da autodidatta, sviluppando una scrittura arguta ed anticonformista. Fu la prima donna ad essere insignita del Premio Strega con “L’Isola di Arturo“.

Si legò sentimentalmente ad Alberto Moravia, che sposò nel 1941 per separarsene vent’anni dopo. Dopo aver vissuto una travagliata esistenza soprattutto dal punto di vista personale, nell’aprile del 1983 tentò il suicidio aprendo i rubinetti del gas, ma venne salvata dalla goverante.

In condizione di ristrettezze economiche, Alberto Moravia fece appello allo Stato Italiano per ottenere un contributo per gli artisti, facendo così varare per lei la discussa legge Bacchelli.

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