Nel quadrante est della periferia Romana, in uno spazio che va da Porta Maggiore a via Tor de’ Schiavi, dal Parco Archeologico di Centocelle a Villa Gordiani, l’Ecomuseo lavora ogni giorno per mantenere viva la memoria e costruirne altra

Nel cuore della periferia est di Roma, fra Pigneto, Torpignattara e Centocelle, l’Ecomuseo Casilino porta avanti dal 2012 la sua mission di restituzione di valore alla memoria, alla cultura e ai saperi diffusi: riconosciuto da UNESCO come ONG accreditata per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, è un avamposto identitario nel V Municipio della Capitale, il primo tra l’altro a dotarsi di un organo consultivo italiano per la tutela del patrimonio immateriale.

Roma è una città unica al mondo, ricchissima di beni culturali materiali: per questo è importante che proprio qui vengano tutelati anche quelli “immateriali”, più fragili e soggetti a scomparire.

Ma cosa sono i beni immateriali? Tradizioni orali, riti collettivi, saperi popolari, artigianato, forme del sacro. Un patrimonio invisibile ma vitale che attraversa le comunità, si trasmette nel tempo e rischia oggi di scomparire sotto il peso della globalizzazione.

Ecomuseo Casilino, uno spazio di ricerca partecipata

Oggi l’Ecomuseo Casilino è riconosciuto come istituzione museale locale dalla Regione Lazio, accreditata all’Organizzazione Museale Regionale, e comunità patrimoniale secondo la Convenzione di Faro. Riunisce in un patto di rete 37 associazioni e lavora in modo integrato tra studio, partecipazione, conservazione e narrazione.

Con il suo lavoro quotidiano, l’Ecomuseo ha trasformato un’area di oltre 1.000 ettari – da Porta Maggiore a via Tor de’ Schiavi, dal Parco Archeologico di Centocelle a Villa Gordiani – in uno spazio di ricerca partecipata, narrazione condivisa e tutela attiva. Qui convivono decine di comunità, che diventano oggetto e soggetto di percorsi culturali e antropologici: un mosaico di identità che viene ascoltato, documentato, valorizzato.

In questi quartieri si intrecciano archeologia e memorie migranti, culti antichi e nuove ritualità e l’Ecomuseo resta punto di riferimento culturale e sociale, dove ogni progetto diventa un modo per fare della cultura uno strumento vivo di comunità e trasformazione.