Michelangelo ha dipinto il Giudizio Universale lasciando tutte le figure completamente nude, cosa che non piacque al Concilio di Trento del 1563 che chiese il disegno delle “braghe”.
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Il Giudizio Universale di Michelangelo
Michelangelo Buonarroti ricevette l’incarico dal Papa Clemente VII di dipingere il muro di fondo della Cappella Sistina con un immenso “Giudizio Universale”, in sostituzione di un precedente affresco.
Il progetto subì un’interruzione iniziale a causa della morte proprio del Papa Clemente VII. Fu Paolo III Farnese a confermare l’opera e l’incarico affidato a Michelangelo.
L’artista era inizialmente riluttante ad accettare nuovamente la realizzazione del Giudizio Universale a causa degli impegni con la tomba di Giulio II.
Michelangelo nel 1536 iniziò comunque, dedicandosi intensamente al suo capolavoro.
L’affresco, inaugurato il 31 ottobre del 1541, suscitò anche controversie a causa delle nudità, che attirarono critiche e accuse di oscenità da parte dei moralizzatori dell’epoca.
La decisione del Concilio di Trento
Nel 1563, la Congregazione del Concilio di Trento ordinò di coprire le nudità del “Giudizio Universale”.
Il compito di aggiungere abiti alle figure nude venne affidato a Daniele da Volterra, soprannominato il “Braghettone”. Quindi Daniele da Volterra nel 1565, appena un anno dopo la morte di Michelangelo, iniziò il lavoro di censura del Giudizio Universale. Si occupò anche di rimuovere con lo scalpello le figure di Santa Caterina e San Biagio perché quest’ultimo sembrava stesse guardando la schiena nuda della donna. Il suo lavoro censorio comunque permise agli affreschi iniziali di non essere rimossi del tutto e quindi recuperabili nei successivi restauri.
Fortunatamente nel 1994 l’affresco venne restaurato e gran parte delle aggiunte furono rimosse, preservando così l’opera di Michelangelo nella sua forma originale.