Condannati sine die a girare con la mascherina, tutti sull’orlo di una crisi di nervi, ebbene, pur senza voler diminuire la gravità dell’argomento, questa visiera delle nostre goccioline contagiose è diventata un accessorio che va adeguandosi al colore dell’abito che giornalmente indossiamo. E non sembri un tema voluttuario quanto una necessità di ordine psicologico.
Tutti più o meno terrorizzati dal Covid, ma pur sempre attenti alla forma per tenerci alto il morale, ecco gridare in faccia al maledetto virione che stiamo mettendocela tutta per arrivare alla fine di un viaggio purtroppo ancora in salita, quando il vaccino, ora in via sperimentale, potrà vedere i suoi risultati.
Non a caso, quindi, si assiste ora a un inedito “teatrino dei pupi” ove si alternano personaggi, pubblici e non, con mascherine del tipo più immaginifico. Ecco quelle tricolori come la nostra bandiera, adottate da ben noti simpatizzanti di una certa compagine politica, oppure a stelle e strisce a sostegno di una peregrina ricandidatura trumpiana , altre addirittura personalizzate col simbolo della squadra sportiva del cuore, altre ancora del genere cosiddetto “fruttariano” con banane, pesche e ciliege, fino alle mascherine femminili da abbinare all’abito o alla borsetta, vuoi a fiorellini, vuoi a rigoline, vuoi a fantasie animalier.
Se padre Dante potesse tornare nel nostro secolo, ne avrebbe da sbizzarrirsi per inventare un nuovo girone infernale, quello del Covid 19, laddove migliaia di anime disperate cercano invano di fuggire dalle grinfie di un animaletto sconosciuto dalla forma circolare, dalle mille punte colorate e veloce più di un fulmine. Vedi da una parte quelli che fuggono, dall’altra quelli col volto coperto da mascherine che non sanno dove aggrapparsi, se a destra, se a sinistra o se al centro, dove un diavolicchio li respinge tra le fiamme che non hanno nemmeno l’odore dello zolfo, ma di “amuchina” sanificante.
Al di là delle metafore, quando a settembre si vuol far ripartire la scuola, se ne vedranno delle belle. Non solo si accavallerà la riapertura scolastica con il referendum per il taglio dei parlamentari. Nelle scuole sarà un metti e leva, un leva e metti per le sanificazioni del caso, una stressante e continua misurazione tra un banco e l’altro muniti magari del telemetro a raggi laser. E se è vero che si vuole dividere le presenza degli alunni in aula a giorni alterni, come faranno i genitori che lavorano a lasciare in casa i figli soli, un giorno sì e l’altro no, nell’ipotesi che non esistano nonni per il loro accudimento o nell’impossibilità economica di reclutare una baby sitter? E come evitare il distanziamento dei ragazzi sugli autobus e quanti autobus si dovranno porre in circolazione nelle ore scolastiche di punta?
Appare molto più probabile che l’ardua quaestio venga risolta dall’iniziativa personale dei genitori che si compatteranno in gruppi di vicini di casa per la vigilanza dei ragazzi piuttosto che da un intervento della Pubblica Istruzione, finora rivelatosi piuttosto… “tardivo” e pencolante tra il dire e il fare.
Anche da parte del corpo insegnante serpeggia un indiscusso malcontento. Pare che stiano allestendo speciali mascherine per i professori, dotate di una parte trasparente in corrispondenza della bocca per facilitare agli alunni la comprensione delle sue parole! Sicuramente è un buon incremento di certe manifatture industriali, ma si vocifera che molti di quegli insegnanti intendono dichiarare forfait e darsela a gambe levate.
Intanto, nel gioco modaiolo delle mascherine, va moltiplicandosi la chiusura degli esercizi pubblici in ogni zona del Paese, laddove 40.000 aziende a rischio chiusura rappresentano un’emergenza economica assai preoccupante. Il governo si affretta a promettere che non ci sarà un nuovo lock-down, da tutti paventato a seguito delle sconsiderate movide in giro per l’Italia. Ma quante promesse non sono state finora mantenute.
In questa perversa crisi, è facile chiedersi se debba prima venire la salute dei cittadini o prima l’economia. Forse l’una è legata all’altra, poiché non c’è dubbio che l’aumento delle malattie specie di ordine nervoso ( una persona su quattro è preda di crisi di ansia e di panico) innegabilmente è frutto dell’instabilità sociale del momento.
Quando usciremo da questo girone infernale che puzza di candeggina? Non abbassiamo la guardia e non cadiamo preda degli allarmismi. Noi italiani siamo gente forte, fantasiosa. Teniamo sempre pronta la nostra mascherina colorata da usare secondo le regole. Qualunque sia il suo colore e la sua forma, sarà la rappresentazione della nostra identità personale o più semplicemente del nostro preferito stile estetico.
E, cari fanciullini, cerchiamo di evitare la mascherina nera dal sapore vagamente cimiteriale… Non ne abbiamo forse abbastanza?
Articolo di: Angela Grazia Arcuri