Qual è il centro del mondo? Per i Romani, la risposta era proprio Roma, precisamente nel Foro Romano.
Come i Greci, anche i Romani si interrogavano spesso su quale fosse il vero centro del mondo.
I Greci collocavano questo centro a Delfi, nel Tempio di Apollo, dove l’onfalo rappresentava il punto centrale, che secondo il mito, Zeus aveva definito tracciando la traiettoria di due aquile. I Romani ripresero questa idea simbolica, realizzando il loro proprio “ombelico” del mondo, l’Umbilicus Urbis Romae, nei pressi dell’arco di Settimio Severo e del Tempio della Concordia.
L’Umbilicus Urbis: struttura e simbolismo
L’Umbilicus Urbis Romae è un antico cono di mattoni, originariamente rivestito di marmi bianchi e colorati, sulla cui sommità poteva ergersi una colonna o una statua. La particolarità di questo antico monumento risiede non solo nel suo nome, ma anche nella sua struttura e nel simbolismo che racchiude.
Sebbene possa sembrare una semplice costruzione in pietra, alcuni storici sostengono che i Romani utilizzassero la fossa di questo monumento per depositare i primi frutti dell’anno come offerta sacrificale agli dei.
Il legame dell’ombelico di Roma con il Mundus Cereris
Si ritiene che l’Umbilicus Urbis fosse strettamente legato al Mundus Cereris o addirittura ne rappresentasse una sorta di copertura monumentalizzata. Il Mundus Cereris simboleggiava il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
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Per questo motivo, la fossa – che si diceva rappresentare una volta celeste – era sigillata da una pietra e rimaneva chiusa tutto l’anno, tranne in tre giorni specifici: il 24 agosto, il 5 ottobre e l’8 novembre. In questi giorni, il “mundus patet,” ovvero “il mondo è aperto,” e la comunicazione tra il regno dei vivi e quello dei morti diventava possibile. Si crede che questi giorni fossero considerati momenti particolarmente propizi, in cui venivano svolti riti in onore delle divinità dell’oltretomba.