La storia che vi raccontiamo oggi ha origini antichissime, che risalgono addirittura al I sec. Quando tra Colle Oppio e il Celio sorse la maestosa Basilica di San Clemente, un esempio perfetto di sovrapposizione di stili e culture che ci mostra 2000 anni di storia.
Sopra la prima basilica, che oggi risulta sotterranea, sorsero negli anni altri due complessi architettonici religiosi, ma è proprio nella più antica e più nascosta che si cela un mistero alquanto inaspettato, una vera e propria chicca di costume degli antichi Romani.
Nella basilica inferiore si ammirano numerosi affreschi datati tra il IX e il XII secolo. Ma ce n’è uno in particolare che vale la pena di analizzare in dettaglio dal momento che si tratta del primo affresco a fumetti nella storia.
La serie di racconti raffigurano le Storie di S. Alessio e di Sisinnio e secondo la tradizione, Sisinnio, prefetto di Roma, segue la moglie Teodora perché sospetta di lei e della sua conversione al cristianesimo.
Come la vede entrare in una catacomba per assistere alla Messa celebrata da papa Clemente (88-97), Sisinnio interviene adirato e esorta i suoi ad arrestarlo, nonostante questi intercesse per lui che, varcata la soglia della Catacomba venne colpito da cecità fulminante.
I soldati di Sisinnio sono convinti di aver acciuffato il Pontefice sotto gli occhi esterrefatti dei credenti, ma si ritrovano ad aver legato una pesante colonna. Da qui, l’imprecazione in latino volgare del prefetto Sisinnio: “Fili de le pute, trahite!“, che tradotto in italiano significa “Figli di puttana! Tirate!”.
Un’espressione a dir poco inusuale da vedere scritta in una chiesa non pensate?