Lo percorrono ogni anno 62milioni di veicoli, vale a dire circa 170mila al giorno, finisce spesso agli onori della cronaca per le lunghe file che puntualmente si formano e purtroppo per i frequenti incidenti: parliamo del Gra, ma sapete perché si chiama Grande raccordo anulare?
Facile, direte voi: GRA è l’acronimo dell’anello lungo 68 km che circonda la capitale e che è stato il ‘sacro’ protagonista del documentario del 2013 diretto da Gianfranco Rosi che si è guadagnato persino il Leone d’Oro a Venezia.
Invece dietro le tre lettere che i romani ben conoscono si nasconde un significato del tutto diverso. Ebbene Gra è il cognome di Eugenio, l’ingegnere che per primo ha progettato l’enorme arteria che mette in collegamento Roma e la provincia negli anni ’50.
Il GRA, quindi, è l’unica autostrada che porta il nome del suo ideatore e può considerarsi un omaggio un po’ come succedeva con le strade principali dell’Antica Roma che prendevano il nome dal console che ne chiedeva la costruzione. È un eponimo ufficioso, poiché la legge vieta di dare alle strade nomi di persone ancora vive oppure che siano decedute da meno di dieci anni.
All’epoca l’ingegnere era vivo e vegeto, così per la massiccia opera da lui compiuta, venne studiato ad hoc l’acronimo Grande Raccordo Anulare per mantenere il legame con colui che ne avviò la costruzione subito dopo la II Guerra Mondiale.
Perché si chiama Grande Raccordo Anulare? Omaggio al suo creatore
Il signor Eugenio Gra nacque nel 1886, aveva 9 fratelli e morì all’età di 87 anni, non prima di ricoprire il ruolo di Capo di Gabinetto del ministro dei Lavori pubblici Giuseppe Romita e poi diventare direttore generale dell’Anas. L’apporto di Gra fu così rilevante da divenire consuetudine che ci si riferisse alla strada, durante i lavori di progettazione o costruzione, con la denominazione ‘Il Gra’.
La storia del GRA è contorta un po’ quanto lo è la stessa circonvallazione: basti pensare che la prima tratta venne aperta nel 1951 (collegava la Portuense con l’Appia) e che soltanto nel 2011 diventa a tre corsie per senso di marcia. Inoltre, chi frequenta spesso il quadrante nord-ovest della circonvallazione, sa bene che alcune uscite (vedasi Cassia e Ospedale Sant’Andrea, per esempio) non sono numerate.