Il termine “gattara” è associato a una persona che si prende cura di gatti randagi, ma la sua origine è molto diversa da quello che possiamo pensare.
Il termine “gattara” è associato a una persona che si prende cura di gatti randagi, ma la sua origine è molto diversa da quello che possiamo pensare.
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Il rapporto tra Roma e i gatti
Il termine “gattara” evoca spesso l’immagine di una donna solitaria e circondata da una miriade di gatti randagi. Eppure, la sua origine risale a una storia molto più antica, che va oltre il semplice stereotipo.
A Roma, il legame tra l’uomo e i felini risale a secoli fa, la presenza dei gatti nella capitale è millenaria e si intreccia con la storia stessa della città. Le colonie di gatti, presenti in luoghi storici e simbolici come Largo Torre Argentina, il Colosseo e il cimitero del Verano, testimoniano una lunga dinastia felina che si perpetua da secoli.
Oggi le oltre 5mila colonie di gatti censite sono oggetto di tutela da parte delle autorità e delle associazioni animaliste.
L’origine del termine “gattara”
Contrariamente a ciò che si può immaginare, il termine “gattara” non deriva solo dalla pratica di nutrire e curare gatti randagi. In realtà c’è bisogno di tornare al pontificato di Papa Innocenzo, che destinò un luogo specifico per la raccolta dei gatti randagi. Questo luogo fu denominato proprio “gattara”.
Quindi le “gattare” in origine non erano delle persone, ma dei luoghi!
Al tempo furono soprattutto le donne a prendersi cura di questi felini, guadagnandosi poi il soprannome di “gattare”. Con il passare dei secoli la denominazione si è radicata nella cultura popolare romana, estendendosi a tutta la penisola italiana. Sono in pochi, infatti, oggi a definire i luoghi di ritrovo dei gatti all’interno di una città come “gattare”.
Si tende invece ad associare il termine all’immagine stereotipata della donna che si prende cura di molti gatti randagi.