Un’oasi nascosta a Roma: qui le lacrime della ninfa Egeria si tramutano in acqua cristallina

Nel cuore della valle della Caffarella a Roma si trova un gioiello archeologico poco conosciuto: il Ninfeo di Egeria.

Questo antico monumento del II secolo d.C., è legato alla figura di Erode Attico, celebre oratore e politico, che, dopo essere stato assolto dall’accusa di omicidio della moglie, Annia Regilla, decise di ristrutturare la villa in suo possesso. Erode Attico trasformò una grotta naturale in una struttura monumentale, coperta da volte e con un’abside, al cui interno pose una statua della ninfa Egeria.

Secondo la mitologia romana, Egeria era una delle ninfe Camene, figure legate alle acque sacre. Era conosciuta per la sua saggezza e bellezza, ed è leggendariamente associata a Re Numa Pompilio, secondo sovrano di Roma.

La leggenda ha diverse versioni: secondo una, Egeria non solo fu consigliera ma anche amante del re, e si incontravano proprio in questo luogo. Alla morte di Numa, Egeria fu colpita da un dolore talmente profondo che si sciolse in lacrime, dando origine a una fonte sacra. Un’altra versione racconta che, per sfuggire al dolore, si rifugiò nel bosco di Ariccia, dove la dea Diana, mossa a pietà, la trasformò in una sorgente eterna.

L’acqua scorreva attraverso tubature di terracotta, creando un ambiente fresco e suggestivo, reso ancora più affascinante dalla vegetazione che scendeva dalle pareti. Questo luogo serviva come rifugio estivo per Erode Attico, dove egli poteva intrattenere amici e conversare al riparo dal caldo.

Ninfeo di Egeria: una curiosità che si cela nel nome

Il nome “Ninfeo di Egeria” non è del tutto corretto e deriva da un errore compiuto dai primi esploratori della zona tra il ‘600 e il ‘700. Essi, confondendo le antiche Mura Serviane con le Mura Aureliane, giunsero a questo ninfeo e lo associarono erroneamente alla ninfa Egeria. In realtà, il vero luogo legato a Egeria e alle Camene, ninfe delle sorgenti, si trovava fuori dalle Mura Repubblicane, in un’area sacra con una sorgente e un bosco vicino a Roma, non nella valle della Caffarella.

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La confusione nacque calcolando male la distanza da Porta San Sebastiano, portando gli studiosi a identificare questo monumento come il sito dedicato alla mitica ninfa.

Non vi resta che visitare il bellissimo Parco dell’Appia Antica per addentrarvi alla scoperta di questo splendido monumento.