Al Brancaccio di Roma la musica originale dei Queen e una messa in scena senza compromessi rendono We Will Rock You uno spettacolo eccezionale. Un musical jukebox che ti prende allo stomaco e alla gola. Performance vocali stellari come se non ci fosse un domani. Perderlo è un delitto, non fatevelo scappare. Sono stato abbastanza perentorio?
La storia viene da lontano. Il musical, nella sua versione originale, è prodotto da Ben Elton e dai Queen. 12 anni di repliche a Londra, 8 milioni di spettatori, 2700 performance, numeri da guinness, le premesse sono queste.
Nella versione italiana è Claudio Trotta e la Barley Arts a prendere il testimone cimentandosi con encomiabile amore, dedizione e coerenza nella realizzazione di una versione che non teme confronti con quella britannica, vista per mia fortuna, più volte.
La regia di Tim Luscombe è lineare e rispettosa della semplice trama costruita intorno al repertorio dei Queen. Si potrebbe dire “bello sforzo” ma su un show nato con questi presupposti potrebbe pesare la cappa del carrozzone super commerciale. Non è affatto così. Con We Will Rock You, nel gergo #WWRY, siamo di fronte ad uno spettacolo vero, dalle emozioni forti e dal sapore autentico. L’adattamento italiano è stato curato da Michaela Berlini, dal Direttore Artistico Valentina Ferrari e dallo stesso Claudio Trotta che si è messo in gioco oltre che dal punto di vista produttivo anche da quello artistico.
“Voglio poter immaginare il mondo sempre più popolato da giovani che, come Galileo e Scaramouche nel nostro spettacolo, decidano fattivamente di opporsi ad un modello di società che non lascia spazio ai sogni, un modello di società che non concepisce la diversità e il confronto, non valorizza la bellezza e non mette in primo piano la qualità della vita a partire dalla scellerata distruzione della Madre Terra”
We Will Rock You è il racconto di una speranza e la musica dei Queen, sulla quale sarebbe folle aggiungere un qualunque commento, non fa che esaltare, nella sua liricità, delicatezza e irruenza, gli aspetti più reconditi del nostro bisogno di evoluzione. Non a caso la scenografia riporta al centro una costruzione che ricorda il logo del Live Aid, un evento che è riuscito, grazie alla forza del rock, ad unire più generazioni in un gesto planetario.
Ottimo il cast, bravissima l’orchestra nella quale spiccano due valenti chitarriste, Roberta Raschellà e Federica Pellegrinelli, dall’ hair mosh losangelino, che rompono l’iconica figura del guitar hero maschile, stordendo gli spettatore con una notevole maestria nel riproporre il tocco magico del grande Brian May. Ma quanto è bello il suono di una chitarra elettrica?
Sul palco oltre al delicato Salvo Vinci per il ruolo di Galileo, la pirotecnica Alessandra Ferrari per quello di Scaramouche. Valentina Ferrari Killer Queen magnetica e felina, Paolo Barillari divertente Khashoggi.
Repliche dal 27 febbraio al 3 marzo.