Attacco dei medici contro Gomorra
La nuova stagione di Gomorra è cominciata tra le polemiche. A discutere a riguardo è soprattutto la comunità medica, che con tre famosi epatologi ha deciso di insorgere contro la seconda puntata della serie di Sky.
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Tre epatologi firmano una lettera contro alcune scene di una puntata di Gomorra
Sono tre i medici che hanno firmato una lunga lettera contro una parte della seconda puntata di Gomorra: Lucio Caccamo, Paolo De Simone e Maria Rendina. I tre camici bianchi hanno infatti messo sotto accusa determinate scene, nelle quali c’è una donna con un cancro al fegato alla quale Gennaro Savastano offre dei soldi per curarsi in Brasile dopo che un ospedale italiano l’ha rimandata a casa.
È da qui che parte l’attacco degli epatologi sulle pagine di EpatTeam, che spiegano come questa parte della trama sia in realtà scorretta e scollegata dalla realtà.
“Tra un’auto-bomba e un’esecuzione a colpi di pistola – esordisce la lettera – capita che si parli di trapianto di fegato. E non per caso. Nel secondo episodio andato in onda venerdì 29 marzo, il tema del trapianto di fegato diventa un vero e proprio ‘snodo narrativo’. Purtroppo però se ne parla male, assoggettando alle cosiddette ‘esigenze di sceneggiatura’ una narrazione improbabile e poco verosimile. […] Si può e si deve dare spazio alla massima creatività, ma quando si fa riferimento a contesti reali, bisogna essere esatti e – se non autentici – almeno verosimili”.
L’attacco è rivolto al fatto che un trapianto non viene gestito come mostrato nella fiction: “Non è assolutamente verosimile che la giovane mamma ricoverata in una struttura pubblica perché gravemente ammalata di cancro al fegato, per operarsi debba pagare cifre iperboliche, oppure in alternativa rivolgersi al mercato nero degli organi e andare a operarsi all’estero. In Italia ogni spesa che riguarda sia i trapianti sia le donazioni di organi e tessuti, è a carico del Servizio Sanitario Nazionale”.
“Spiace dirlo, ma il team di sceneggiatori guidato da Roberto Saviano avrebbe potuto (e dovuto) documentarsi meglio, nella consapevolezza che il messaggio che affiora è totalmente negativo e finisce, purtroppo, per risultare fuorviante rispetto alla realtà del Paese e a una comunità – quella dei trapianti e delle donazioni di organo – che coinvolge centinaia di specialisti considerati un’eccellenza del Paese, e migliaia di italiani che lavorano per incrementare la cultura del dono di organi”.
“Non occorre affidarsi ai soldi di Genny Savastano – si conclude la missiva – C’è la rete nazionale dei trapianti. E non bisogna pagare”.
Foto: Kikapress